IL DADO E’ TRATTO
Ormai ne parlano apertamente quotidiani come “Il
Messaggero” o “Il Mattino”.
Il dado è tratto, ragazzi. Quest’azienda, Telecom Italia,
verrà smembrata e fatta a pezzetti (e molto presto pare), con tanti saluti alle
logiche industriali di cui si dovrebbe nutrire un Paese in apnea come il
nostro, per riprendersi e valorizzare i pochi pezzi pregiati di cui dispone.
D’altra parte, abbiamo una classe dirigente (manageriale e governativa) che
l’unica idea che si è fatta venire per favorire la ripresa è quella di abolire
le festività, i giorni di ferie e così via.
Ma se ci sono migliaia e migliaia di lavoratori in cassa
integrazione e solidarietà, qualcuno ci spiega a cosa diavolo serve aumentare
le giornate lavorative?
Non sarà che forse bisognerebbe investire, dopo decenni
di dividendi selvaggi? Non sarà che bisogna ricomporre le filiere produttive,
rinnovarle e dar loro forza?
“Beh, perché?” dice il nostro management. L’importante è
ridurre i costi, dicono. Tagliare da tutte le parti, smembrare, sminuzzare.
Purchè restino bonus, poltrone, e premi per la dirigenza s’intende.
Una gran bella visione strategica, non c’è dubbio.
E così, senza che l’Azienda si degni di dirci una parola
(alla faccia delle varie indagini di Clima tanto strombazzate, dei centri
People Caring e di tutti gli altri ammennicoli online di cui non sappiamo che
farcene) ci siamo: questo processo di societarizzazione che ormai sta
viaggiando a velocità spedita (cioè di creazione di società separate
all’interno del Gruppo per gestire attività separate: IT, Rete, Customer,
Staff), ci trova duramente contrari. Riteniamo infatti che Telecom Italia per
rafforzarsi sui mercati debba essere unica e indivisibile, presente e radicata
sul territorio, integrata e con una filiera produttiva completa, con tutte le
attività “core” al suo interno e che tale struttura sia raggiungibile tramite
un processo di internalizzazione di attività. Adesso qualche giornale la chiama
anche “perimetrazione”. Santo cielo, ma che vuol dire?
La realtà è che c’era una realtà industriale in Italia,
nelle telecomunicazioni e tra poco non ci sarà più. E perché? Beh, sapete
quante poltrone si creano così? Fatevi due conti. Noi invece, vorremmo sapere
una cosa: ma i debiti, quelli che ci portiamo sul groppone grazie all’azione
lungimirante del management degli ultimi 15 anni, chi se li cucca? Perché, per
come la vediamo noi, finirà che i debiti li ripagheranno tutti i lavoratori.
Che facciamo, vogliamo continuare a stare a guardare, o è
non è forse venuto il momento di alzare quella cosa che abbiamo poggiato sulla
sedia e dire che non ci va bene? Il 18 ottobre si può andare a manifestare a
Rozzano, in occasione dell’Assemblea degli Azionisti (dove vorranno far passare
le conciliazioni-scandalo verso due manager che hanno contribuito alla nostra
rovina, Ruggiero e Buora, invece di fare una causa seria).
Il 19 tutto il settore TLC è in sciopero.
Il dado è tratto, l’Azienda procede e vuole smembrarci. A
noi, perché il management non si smembra mai.
Che ne dite di dirgli un NO, grosso come una casa?
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