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mercoledì 10 ottobre 2012

Che succede con il contratto TLC


Tutto ha inizio con la vicenda FIAT e la decisione del Lingotto di uscire dal Contratto Nazionale dei Metalmeccanici. Non bastasse l’azienda guidata da Marchionne decide di disdettare tutti gli accordi siglati con il Sindacato per applicare unilateralmente un contratto costruito su misura sulle proprie necessità.  Di li un referendum ricatto che spaccherà in due, tra favorevoli e contrari, i lavoratori e conseguentemente le organizzazioni sindacali che li rappresentano. La FIAT ha spesso anticipato le linee guida delle relazioni industriali in Italia e non vorremmo che fosse così anche questa volta. Ma veniamo a noi. A seguito di uno sciopero andato decisamente bene ASSTEL (la Confindustria delle Tlc) dopo mesi di stallo convoca le delegazioni sindacali per riaprire le trattative sul rinnovo del Contratto Nazionale. Cauto ottimismo! Ci si dice ‘Se i padroni ci convocano dovranno pur presentare degli avanzamenti rispetto alle nostre proposte, no?’. Risultato: tre giorni di trattative per ritrovarsi punto a capo, anzi anche un po’ più indietro. Le rivendicazioni dei lavoratori si riassumono in tre capisaldi: clausole sociali, alcuni avanzamenti sulla parte normativa (orari, inquadramento ecc) ed ovviamente un po’ di soldi. La trattativa si era arenata alcuni mesi fa sul delicato tema delle ‘clausole sociali’, ovvero la possibilità di inserire nel contratto qualche regola che possa disciplinare esternalizzazioni, crisi aziendali ecc garantendo i lavoratori interessati al di la di quel poco già previsto dalle leggi. È su questo tema ci si aspettava un sostanziale passo avanti da parte di ASSTEL per sbloccare definitivamente la trattativa e provare a chiudere un’ipotesi di accordo da portare alla valutazione dei lavoratori nelle assemblee. Invece ASSTEL nel corso di tre giorni di trattativa kafkiana sostanzialmente non ha fatto nessuna proposta concreta sul tema rigettando invece tutte quelle di parte sindacale. Le aziende pensavano di cavarsela con un osservatorio che nulla facesse ma che, appunto, osservasse per i prossimi anni le dinamiche del mercato delle Tlc, per valutare solo in futuro eventuali interventi concreti. Incredibile, ma vero! Non è difficile comprendere quanto sia rilevante questo tema, se non altro per noi lavoratori di Telecom che da anni viviamo il dramma delle esternalizzazioni e che a breve potremmo subire un’ulteriore pesante riorganizzazione. Almeno a leggere quanto scrivono da mesi i giornali (che nessuno peraltro smentisce). Non bastasse tutto ciò la parte datoriale ha rimesso sul tavolo tutte quelle proposte, diremmo quelle provocazioni, sul tema della normativa che nei mesi precedenti, in buona parte, sembravano smarcate. A titolo esemplificativo: peggioramento delle normative sulla malattia (con la possibilità tra l’altro di arrivare in alcuni casi al mancato pagamento dei primi tre giorni di malattia); codici disciplinari severissimi che permetterebbero il licenziamento anche per lievi mancanze; peggioramento radicale delle regole che disciplinano il part-time trasformandolo in una sorta di lavoro a chiamata; sostanziale mano libera in merito al tema dei controlli a distanza; possibilità di imporre unilateralmente l’utilizzo di ROL e permessi in ragione delle esigenze aziendali; e per chiudere la possibilità di derogare a praticamente tutte le materie contrattuali eccetto il minimo salariale: praticamente la fine del contratto nazionale. Viene da chiedersi cosa avrebbero proposto qualora fossimo arrivati al punto finale, ovvero gli aumenti salariali. Cosa è successo? E soprattutto cosa aspettarsi? I giorni immediatamente precedenti alla convocazione alcune agenzie e alcuni giornali battevano la notizia che Confindustria stava valutando la possibilità di bloccare il rinnovo di tutti i Contratti Nazionali e che si sarebbero chiuse solo le trattative in dirittura d’arrivo. Qualcuno forse ha pensato che a spararla grossa, a prendere tempo, si sarebbe arrivati a questa ‘moratoria unilaterale’ con il conseguente congelamento del nostro CCNL? Non ci è dato di sapere. Quello che sappiamo è che la salvaguardia del CCNL è la precondizione per garantire un livello minimo di garanzie, di diritti e di salario per tutti i lavoratori del settore delle Tlc. Quello che sappiamo è che ci impegneremo fino in fondo perché non si arrivi a soluzioni alla Marchionne. I lavoratori della FIAT hanno visto svanire CCNL, diritti e tutele in cambio della promessa di un lavoro, lavoro che oggi non è nemmeno sicuro. Noi il 19 sciopereremo e saremo a Roma a manifestare con tutte quelle lavoratrici e quei lavoratori che chiedono di essere pagati il giusto, di avere condizioni di lavoro dignitose e garanzie per il proprio futuro (chiamiamole poi clausole sociali o in altro modo, poco ci importa). In una parola noi saremo a Roma per rivendicare un vero contratto Nazionale. 

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