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venerdì 28 maggio 2010

TELECOM ITALIA SU RAINEWS24

Con interviste ai segretari nazionali CGIL Miceli e Genovesi, ai giornalisti Mucchetti e Gomez, all'AD Bernabè.
Trasmissione del 27 maggio 2010.

mercoledì 26 maggio 2010

TELECOM: DOPO APPROFONDIMENTI INFORMATIVI CONFERMATO GIUDIZIO NEGATIVO. CONVOCATO COORDINAMENTO NAZIONALE RSU

I giorni 12 maggio e 24 Maggio si sono incontrate a Roma presso la sede di Telecom Italia, le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL ed i rappresentanti dell’azienda. Gli incontri, richiesti dalle OO.SS., servivano per acquisire maggiori dettagli e informazioni per una visione compiuta sulle traduzioni concrete, in termini di singoli settori e specifiche politiche, del Piano Industriale 2010-2012.


RETE, IT E CUSTOMER
Durante il primo incontro ci sono state illustrate le slide già presentate dal dott. Patuano e dal dott. Cicchetti il 13 aprile scorso alla comunità finanziaria.
In particolare è da evidenziare che il calo di clienti nel mobile è in gran parte un calo di clienti “silenti” e che il calo di chiamate lavorate in ambito “umano” nel mobile è dovuto principalmente al nuovo IVR. Anche per i clienti a maggior valore diversi servizi sono stati automatizzati.
Per quanto riguarda le strategie su fisso e convergenza è stato confermato che il driver su cui si lavora permarrà per ancora diversi anni quello relativo alla ADSL, mentre - per quanto riguarda la banda larga in mobilità - attualmente l’offerta di capacità trasmissiva migliore è quella di H3G cui politiche tariffarie sono però tali che di fatto hanno prodotto una segmentazione del mercato (chi vuole navigare meglio va su H3G, chi vuole spendere meno ricorre a Telecom). Non sono previsti potenziamenti della capacità trasmissiva del mobile. Insomma la strategia è ridurre al minimo le disdette sul fisso (continuando a puntare su ADSL) e sperare che H3G non aggredisca i piani tariffari sulla trasmissione dati. Per la voce mobile si conferma l’obiettivo del passaggio da una segmentazione per tecnologia ad una per tipologia di clienti, ma l’azienda ha ammesso i propri ritardi.
Nessuna novità sulle strategie di crescita: sui clienti top e business l’azienda intende lavorare per una maggiore offerta di servizi integrati ed IT, sul consumer l’azienda procederà con una politica di contenimento dei costi (vedi outsourcing).


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Su Ricerca ed IT la strategia è quella di focalizzare TiLab sempre più sullo sviluppo di prodotti di mercato (quindi con maggiore attenzione alla commercializzazione) e di riportare le fasi di coordinamento delle strategie di IT in casa (riduzioni delle consulenze strategiche). Ovviamente l’azienda ha precisato che questo non vuol dire che la “lavorazione dell’innovazione” verrà reinternalizzata, ma che Telecom si concentrerà più sulle funzioni di coordinamento delle aree IT e meno nella realizzazione. Al più vi potrà essere una semplificazione degli oltre 700 partner che, sul segmento, hanno rapporti commerciali con Telecom Italia.

In relazione all’attuale situazione dei customer, in rapporto ai lavoratori in house e lavoratori in outsourcing, i dati a marzo 2010 confermano una tendenza alla riduzione dei volumi lavorati in casa. Nello specifico per quanto riguarda il consumer mobile (in termini di FTE, quindi le teste sono di più) lavorano in house 1732 FTE, 0 in Telecontact (TCC), 1848 in outsourcing (con un aumento rispetto a febbraio 2009 di circa 300 FTE); per il consumer fisso in house operano 3299 FTE (una parte anche in relazione alle garanzie connesse ai nuovi accordi con gli OLO), 870 in TCC e 593 in outsourcing (praticamente stabili).
Per il mondo business 2171 sono gli FTE in house, 365 in TCC, 1300 in outsourcing (con una crescita di circa 200 FTE). Per il segmento Top questo è lavorato interamente in house con 1304 FTE.
Ovviamente, anche se non vi è correlazione automatica, è evidente che l’aumento di FTE in outsourcing coincide anche con un’uscita dei volumi dal perimetro di Telecom.
La motivazione dell’azienda è al riguardo chiara (e ci è stata comunicata esplicitamente): poiché i lavoratori di Telecom Italia costano il 50% in più dei lavoratori in outsourcing (e il 30% in più rispetto ai dipendenti di TCC) o il sindacato si fa carico di una riduzione di costi o, per ragioni di risparmio, i volumi saranno lavorati esternamente.

Un’informazione interessante è stata data per quanto riguarda i negozi: il modello è quello di costituire una holding al 100% Telecom per ampliare la presenza di negozi mono brand (un po’ sul modello Phone di WIND) con l’acquisizione di 30/40 nuovi negozi che, però, non saranno legati a Telecom, ma alla nuova società (dove probabilmente transiteranno anche gli attuali 30 negozi sociali esistenti).

Per quanto riguarda le strategie sulla rete, il dott. Cicchetti ha illustrato le stesse slide già note alla comunità finanziaria, aggiungendo alcune importanti informazioni. Prima di tutto ha ribadito la versione aziendale sulla sufficienza degli investimenti per il passaggio in fibra vista la scarsa domanda (ha quindi sottolineato i casi di investimenti mirati a noi già noti: Roma e Milano; aggiungendovi Trento, Bolzano e entro il 2012 la Lombardia dove corposi sono i finanziamenti pubblici) e vista la scarsa propensione a spendere di più oggi per la fibra da parte dei potenziali clienti (stimata intorno ai 2,5 euro in più al mese). Soprattutto però – dopo che il dott. Cicchetti con grande onestà ha detto che le attività di delivery non sono per forza le più pregiate anzi (a differenza di quanto più volte HR ha provato a “vendere”) – ci è stato comunicato che le strategie rispetto alla manutenzione dell’attuale rete prevedono:


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- per quanto riguarda le attività di assurance - nonostante sia previsto un aumento sensibile dei trouble ticket (da 16,9 milioni nel 2009 a 17,4 nel 2010, per poi attestarsi a 16,4 nel 2011 e 2012) - queste saranno lavorate per il 59% dalla manodopera di impresa (da meno del 53% attuale) con una riduzione dei volumi lavorati dalla manodopera sociale che si attesterà a 41%. Cioè nonostante la riduzione costante della forza lavoro interna vi sarà ancora meno lavoro in house. Il tutto è esplicitamente dovuto a mere ragioni di costo del lavoro;

- per quanto riguarda le attività di delivery queste, in termini percentuali, vedranno ridursi il peso della manodopera di impresa dal 45% del 2009 al 42% nel 2010, al 40% nel 2012, il tutto però a fronte di un calo generalizzato dei volumi (le attivazione equivalente passeranno da 5,7 nel 2010 al 4,8 nel 2012). Cioè vi sarà meno lavoro per tutti.

Infine per quanto riguarda il settore IT, Telecom Italia prevede una percentuale di lavorazione in house che passerà dal 30% del 2009 al 46% nel 2012. Non vi è stata però risposta rispetto ai volumi complessivi. Una dichiarazione quindi parziale, ma soprattutto contraddittoria con le strategie di fare della crescita dei ricavi IT un driver delle strategie complessive di rilancio di Telecom.


SSC

Stesse dinamiche (e stessa assenza di risposta sui volumi) anche per SSC per cui si prevede di passare nel rapporto attività interne/esterne dall’attuale 39% in house del 2009 al 48% nel 2012. L’unica cosa che Telecom ha aggiunto è che a fronte di un accordo complessivo e dopo le “necessarie” ristrutturazioni SSC non sarà venduta fino al 2012.

Al riguardo, durante il secondo incontro del 24 maggio, Telecom Italia ha specificato che presto vi sarà un confronto con il management di SSC al fine di procedere alle necessarie ristrutturazioni: il costo dei dipendenti della “nuova SSC” è infatti molto alto (anche perché vi operano circa 1200 lavoratori inquadrati a livello 7 o Q), non giustificato dalle “qualità professionali”. In più l’azienda ha dichiarato – non senza una qualche ipocrisia a nostro parere – che Telecom Italia non è responsabile delle strategie di SSC, come se l’integrazione industriale non fosse prima di tutto una priorità per l’azienda.


AREE DI STAFF

Per quanto riguarda le aree di staff (oggetto di informativa del 24 maggio), l’azienda ha comunicato che rispetto a dicembre 2008 gli organici sono passati da 3818 unità a 3267 (-551, di cui 20 in meno per turn over, 65 per cessazioni incentivate, 66 per mobilità, 278 per movimenti gestionali verso i settori operativi, 130 per movimenti organizzativi). Per il 2010 gli obiettivi di efficienza (considerando – come l’azienda ha più volte sottolineato – che la maggioranza dei lavoratori di staff è relativamente giovane ed ha un alto inquadramento) prevedono un’ulteriore riduzione di 408 unità, di cui 145 già uscite, 108 rientranti nella base esodabile e 155 da gestire attraverso ricollocazioni organizzative. Tutte le aree di staff saranno impattate, in particolare le attività di purchasing, strutture di Planning & Control in ambito AFC e le funzioni di gestione in ambito HRO.


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A questo punto – dopo diverse sollecitazioni e domande da parte sindacale – Telecom ha ulteriormente specificato che HRS diventerà sempre più centrale rispetto a molte delle funzioni oggi svolte dalle aree di staff (in riferimento non solo a Telecom Italia, ma a tutte le società del gruppo controllate al 100% da T.I).: sia per le attività formative che per quelle attinenti all’area Welfare, HR ecc. In relazione ai distacchi temporanei di diversi colleghi verso HRS la motivazione dell’azienda è che si è voluta evitare per motivi di opportunità politica una cessione di ramo (in più l’azienda – dopo diverse sollecitazione dell’Assilt – ha comunicato che per smaltire l’accumulo di pratiche arretrate ha provveduto ad assumere a tempo determinato 10 amministrativi ex Tils).

In specifico poi per alcune funzioni di staff l’azienda ha precisato che intende riorganizzare per far confluire in HRS alcune funzioni finance and Control (partendo dal gruppo di Torino), nonché che è intenzione nel futuro del management ridurre sia le unità che le attività della funzione Security, tra cui il Sag (Servizi per l’Autorità Giudiziaria) per cui si annuncia tanto una riduzione di organico che degli attuali poli ex Tim.

Infine, più volte sollecitata, l’azienda ha risposto in relazione all’attuale Contratto di Solidarietà in essere per i colleghi delle Directory Assistance quanto già noto, ribadendo che al momento il quadro occupazionale può solo ulteriormente peggiorare.


Come sindacato riteniamo sbagliata una visione per cui le aree di staff siano esclusivamente dei “pesi”, rappresentando invece spesso funzioni fondamentali a sostegno proprio di una strategia che qualifichi la “fabbrica” di Telecom. In più, nonostante gli stessi accordi sindacali sottoscritti, l’azienda non ha mai impostato con il sindacato un sistema relazionale quotidiano volto ad accompagnare le riconversioni salvaguardando professionalità e bisogni di questa parte dell’azienda: la stessa riorganizzazione delle funzioni centrali, così come il mantenimento di diversi poli in un’ottica alternativa alla costituzione di scatole come HRS, potrebbe essere una strada più utile di quella oggi indicata dalla stessa azienda.


ESUBERI

Infine l’azienda ha illustrato la situazione dei 2900 esuberi dichiarati dal Piano Industriale per l’anno 2010 (ricordiamo che in totale sono 6800 entro il 2012) informandoci che alla data del 12 maggio u.s. circa 200 lavoratori erano già usciti spontaneamente, per cui gli esuberi per quest’anno sarebbero 2709.
Ha quindi ricordato che vi sono ancora 674 posti per la capienza massima di mobilità di cui all’accordo 2008; 786 sono i “resistenti storici” che con la mobilità maturerebbero i requisiti; 546 i dipendenti che hanno già i requisiti minimi per la pensione e 285 che maturerebbero tali requisiti al 31/12/2010, per un totale di 2291.
Sul punto degli esuberi e del perimetro aziendale – soprattutto nel secondo incontro del 24 maggio – Telecom Italia è stata assai esplicita: Telecom Italia è disposta, a fronte di un accordo complessivo per gestire i 6600 esuberi (di cui 2291 da gestire con collocazione obbligatoria in pensione o in mobilità), a discutere con il sindacato a quali ammortizzatori accedere per i circa 4 mila lavoratori dichiarati in ulteriore esubero, eventualmente risolvendo qualche piccola pendenza aperta (i circa 50 lavoratori di TILS di Roma cui indennità di mobilità andrà a scadere nelle prossime settimane) e rinviando il progetto di societarizzazione dei customer.


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L’azienda durante il confronto ha cioè comunicato che, in assenza di accordo complessivo con il Sindacato, avvierà già a partire dal 2011 la costituzione di “una grande Telecontact” dove fare confluire tutti i Customer di Telecom Italia (costituendo una nuova Società).

Come sindacato rifiutiamo da subito ogni scambio improprio e ogni guerra tra poveri e ribadiamo che per noi Telecom Italia deve competere con Vodafone e Wind sulla qualità dei servizi di assistenza, dentro l’attuale perimetro, e che siamo e saremo contrari ad ogni strategia che punta ad uno “spezzatino” dell’attuale perimetro aziendale, con la nascita di tante società oggi da efficientare, domani magari da vendere



IN CONCLUSIONE

Come Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL ribadiamo il giudizio politico complessivamente negativo sul piano industriale e sulla proposta di riorganizzazione dell’azienda.

A fronte di un cash flow aumentato di oltre 600 milioni di euro, con un utile netto nel 2009 superiore a 1,5 miliardi di euro, il piano industriale si basa esclusivamente su un forte taglio al costo del lavoro e agli investimenti in innovazione (oltre che su un dividendo approvato pari a circa 1 miliardo) e non affronta il tema del rilancio e dello sviluppo di Telecom, tanto dei servizi di connettività fissa (reti di nuova generazione) e mobile (ampliamento della qualità per la Banda larga in mobilità) che dei servizi a maggior valore e integrati (ICT, nuove offerte per il segmento business e per il segmento consumer).

La stessa qualità nei servizi customer (nel mobile Vodafone per la prima volta ha superato Tim per ricavi) e nella gestione di importanti interventi di assurance per la manutenzione dell’attuale rete in rame non è assunta come scelta strategica, anzi una politica sempre più sbilanciata sugli appalti e su pratiche di outsourcing confermano una politica di risparmio che mal si concilia con l’obiettivo di accrescere il numero dei clienti ed il loro valore.

Mancanza di coraggio e di scelte condivisibili segnano inoltre la politica internazionale dell’azienda, volta a continuare a dismettere i propri asset a Cuba e in Argentina (dopo la cessione di Hansenet avvenuta nel 2009), contenendo la presenza internazionale esclusivamente al Brasile.

Siamo contrari ad una “politica del carciofo”, fatta di sistematico svuotamento settore per settore, reparto per reparto di attività ed occupazione e siamo contrari ad ogni “finto scambio” che non risolve i problemi occupazionali di Telecom Italia, anzi li aggrava.

Siamo di fronte alla palese dichiarazione di fare di Telecom una sommatoria di scatole da razionalizzare oggi, da vendere magari domani (grande Telecontact, HRS, grande SSC), senza un minimo di garanzie industriali e occupazionali.

Per queste ragioni specifiche ai singoli settori e generali in relazione alla continua pratica di Telecom Italia di svuotare anno dopo anno l’azienda di risorse, professionalità e asset strategici, ribadiamo il nostro giudizio negativo chiedendo espressamente una politica di rilancio dell’azienda, che passi valorizzando gli attuali livelli occupazionali anche con una politica mirata di nuove internalizzazioni, pronti a fare la nostra parte solo dentro uno scenario chiaro di sviluppo e rilancio di tutte le aree aziendali.

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Al riguardo le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL convocano per il giorno 14 giugno a Roma il Coordinamento Nazionale delle RSU di Telecom Italia, al fine di individuare le risposte adeguate per contrastare le strategie dell’azienda.

Consapevoli che il futuro di Telecom Italia non può essere una discussione tra pochi addetti ai lavori, ma chiama in causa tutti: azienda, rappresentanze sociali, istituzioni.


25 MAGGIO 2010
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

mercoledì 19 maggio 2010

INCONTRO AL MINISTERO SUL CONTRATTO DI SOLIDARIETA’ DIRECTORY ASSISTANCE

Si sono incontrate il giorno 18 Maggio presso il Ministero del Lavoro a Roma le Segreterie Nazionali e territoriali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, una rappresentanza delle RSU del settore delle Directory Assistance ed i rappresentanti del Ministero e dell’azienda Telecom, al fine di compiere la verifica prevista dagli accordi del luglio 2009 in relazione al Contratto di Solidarietà in essere per i 1054 lavorati delle Directory Assistance (ADE, 1254, Centrali e Internazionale). Al centro del confronto l’evoluzione del settore, le strategie dell’azienda per il rilancio dei servizi, gli impatti occupazionali delle stesse.

L’azienda ha comunicato che il servizio permane in uno stato di difficoltà con un calo generale (a livello di settore) del 17% dei volumi delle chiamate (nello specifico si è registrato a fine 2009 un meno 12% per il 1254, un meno 17% sui centralini, un meno 48% sulla parte internazionale, un meno 2/3% sulla parte ADE), tendenze in parte confermate nel 1Q del 2010 (-6% sul 1254, -19% su internazionale, - 27% sui centralini). Telecom mantiene la propria quota di mercato del 24%, ma in un contesto di calo dei volumi complessivi.

Al riguardo come Sindacato abbiamo evidenziato che il punto non è solo la diminuzione del numero delle chiamate, ma come ogni singola chiamata dovrebbe generare più valore, mettendo insieme informazioni con nuove offerte di servizi.

Sul punto l’azienda ha annunciato che presto partirà una sperimentazione in Liguria su un nuovo modello di servizi a maggior valore con cui favorire tale crescita, prevedendo però una messa a regime non prima del secondo semestre e comunque per fine anno. Sempre l’azienda ha comunicato che in realtà in solidarietà non sono state coinvolte 1054 unità ma solo 1010 e che tra settembre e dicembre 2009 vi sono state uscite per 58 FTE (secondo il Sindacato per circa 120 unità) di cui 36,5 nel 1254, 10 nell’ADE, 4 ai centralini, 2 nell’internazionale, 5 in altri servizi. Un numero insufficiente secondo l’azienda per poter operare un qualsivoglia aumento delle ore procapite. Anzi l’azienda ha espressamente dichiarato che qualora il rilancio dei servizi non portasse risultati è sua intenzione richiedere un’ulteriore riduzione delle ore di lavoro. Su questo però l’azienda si riserva una valutazione a fine anno.

Per tanto la strategia aziendale si riduce – per dichiarazione degli stessi rappresentanti di Telecom – ad un tentativo di rilancio dei servizi così come sono da un lato e dal “facilitare” il massimo delle uscite possibili prima della scadenza del contratto di solidarietà, dall’altro.


A questo punto come sindacato abbiamo avanzato proposte specifiche di nuovi servizi e soprattutto denunciato come ai lavoratori in CdS viene di fatto impedito di andare su altri settori aziendali, ivi compresi quei settori per cui hanno professionalità e titoli coerenti. Sul punto la risposta aziendale è stata quanto mai chiara (e negativa): non è intenzione dell’azienda proporre soluzioni in altre aree aziendali, a partire dal 119 e dal 187, in quanto per loro – alla luce dei nuovi esuberi dichiarati – l’azienda teme il ricorso ad ammortizzatori sociali di ancor più negativo impatto del contratto di solidarietà. Una dichiarazione grave che sottolinea la volontà dell’azienda di ricorrere nuovamente ad ammortizzatori sociali per le aree di customer; grave perché per di più fatta in una sede quale il Ministero del Lavoro.

Come Sindacato abbiamo infine sottolineato come l’attuale copertura all’80% dell’integrazione salariale sulla riduzione oraria è coperta dal Ministero fino al 31/12/2010 e abbiamo chiesto se il Ministero intende prorogare tale condizione. Sul punto il rappresentante del Ministero ha ribadito la volontà di prorogare anche al 2011 le condizioni attuali, fatte salve le necessarie verifiche economiche (per cui in caso di non conferma si porrebbe anche il problema di un’integrazione salariale che dall’80% tornerebbe al 60%, come era prima del giugno 2009).

Per senso di responsabilità abbiamo rivendicato comunque, come Sindacato, una parte attiva nel tentativo di rilancio, chiedendo di poter illustrare al meglio le diverse proposte dei lavoratori per il rilancio del servizio e per un suo miglioramento, non rassegandoci ad una stagione di mero declino e di mera “riduzione del danno”. Al riguardo chiederemo un incontro specifico all’azienda per misurare le reale disponibilità al confronto.

Così come, al fine di garantire il massimo delle tutele possibili, richiederemo un incontro specifico al fine di intervenire sul tema della turnistica e delle ferie per evitare da un lato il peggioramento delle condizioni dei lavoratori coinvolti dal CdS e dall’altro il presentarsi di nuove inefficienze e scoperture che peggiorerebbero ulteriormente il servizio già fornito.

Il giudizio politico e sindacale finale sull’incontro del 18 non può che essere di forte negatività. Come Sindacato denunciamo i ritardi dell’azienda nel rilanciare il servizio, nonché l’insufficienza degli investimenti e la parzialità delle scelte finora fatte. In particolare come Sindacato rivendichiamo che vi possono essere segmenti di mercato oggi aggredibili, che i lavoratori delle DA possono svolgere nuovi servizi in un allargamento della stessa offerta di Telecom (dai reclami, a diverse lavorazioni gestionali, alla lavorazione di bonifiche, ad una migliore attività di caring, alla possibilità di offrire nuove tipologie di contatto, ecc.), che quindi non si tratta solo di attendere l’ulteriore riduzione del mercato e sperare in una riduzione delle sofferenze occupazionali (magari tramite ulteriori uscite), ma che tre sono le “leve da azionare”: rilancio e aumento dell’offerta di servizi, miglioramento delle attuali condizioni degli operatori (turni, ferie, integrazione con altre aree del customer care), possibilità di riconversione degli operatori delle DA anche su altri settori aziendali (191, 119, Open Access).

La filosofia del contratto di solidarietà e degli ammortizzatori sociali in generale è infatti quella di rilanciare l’azienda, riconvertire i lavoratori su nuovi settori, favorire la riprese. La gestione del CDS nelle Directory Assistance è quindi il vero banco di prova per Telecom Italia, anche per un eventuale ricorso a questi strumenti. E’ compito dell’azienda dimostrare che gli ammortizzatori sociali servono per rilanciare servizi e rilanciare l’occupazione e non che servono solo per accompagnare poi alla mobilità. Prima di parlare del futuro occorre dimostrare tutta la propria serietà e credibilità sui punti di sofferenza già aperti.

Per queste ragioni giudichiamo completamente insufficienti le risposte aziendali date, che non garantiscono – se non si cambierà rotta – il rilancio del servizio e il mantenimento dell’occupazione al termine del contratto di solidarietà. Siamo ormai alle prese con un’azienda che in tutti i suoi settori opera non con l’obiettivo di crescere e svilupparsi, ma di gestire esclusivamente una riduzione costante di attività e dipendenti. Una scelta che non possiamo accettare tanto a livello generale (si veda il Piano industriale e relativi comunicati) che a livello di singoli settori e servizi.

Nei prossimi giorni continueremo a sollecitare l’azienda ad aprire un tavolo specifico sul rilancio delle Directory Assistance oltre che per gestire i tanti punti di sofferenza segnalateci dai territorio, dichiarando sin da subito che l’unica strada possibile è il rilancio dell’intera azienda e che Telecom sbaglia se pensa che i colleghi oggi in solidarietà vanno trattati come dei lavoratori già in mobilità.

Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

19 MAGGIO 2010

giovedì 13 maggio 2010

martedì 11 maggio 2010

APPUNTAMENTI

Domani 12 maggio incontro tra il Responsabile del Personale Telecom Migliardi e i Segretari nazionali di SLC, FISTEL e UILCOM per approfondire il piano industrialer 2010/2012 (quello dei 6.822 esuberi) con particolare riferimento alle evoluzioni di Domestic Market Operation e Technology & Operations.

Il 18 maggio presso il Ministero del Lavoro è prevista la verifica dell'accordo 21/7/2009 (contratti di solidarietà), che interessa i lavoratori Directory Assistance.

venerdì 7 maggio 2010

I compensi degli alti dirigenti di Telecom Italia dal 2005 al 2009

IL SACCO DI TELECOM ITALIA

I compensi degli alti dirigenti Telecom Italia dal 2005 al 2009.

CLICCA QUI


Si tratta di dati estratti dai bilanci Telecom Italia pubblici, presenti in download sul sito www.telecomitalia.it

Sono stati, in totale:

25 milioni € nel 2005
33 milioni € nel 2006
43 milioni € nel 2007
36 milioni € nel 2008
12 milioni € nel 2009

Spiccano:

nel 2005
Marco De Benedetti con 10,4 milioni €
Riccardo Ruggiero con 6 milioni €
Carlo Buora con 5,3 milioni €
Marco Tronchetti Provera con 5,2 milioni €

nel 2006
Giuseppe Sala con 5,6 milioni €
Riccardo Ruggiero con 3,4 milioni €
Carlo Buora con 3,3 milioni €
Marco Tronchetti Provera con 3 milioni €

nel 2007
Riccardo Ruggiero con 17,2 milioni €
Carlo Buora con 8 milioni €

nel 2008

Enrico Parazzini con 7,2 milioni €
Massimo Castelli con 4,5 milioni €

nel 2009

Franco Bernabè con 3,1 milioni €

per le altre cifre sono da consultare le tabelle.

Assemblea Telecom Italia, Rozzano, 29 aprile 2010. Intervento di Giuseppe Modafferi

Assemblea Telecom Italia, Rozzano, 29 aprile 2010.
Intervento di Giuseppe Modafferi: clicca qui per leggere

giovedì 6 maggio 2010

6822

6822.

Alla fine tutto sembrerebbe ridursi al freddo numero di lavoratori che la dirigenza ritiene di troppo, seimilaottocentoventidue lavoratori, scrivendolo in lettere rende maggiormente l’idea.

Nel 2008 5mila mobilità volontarie, nel 2009 i contratti di solidarietà per più di mille colleghi (ad oggi ancora legati all’azienda , ma con poche prospettive visto che Telecom non sta facendo quasi nulla per rilanciare i settori in cui lavorano!), a marzo 2200 di Information Technology (esternalizzati in attesa di efficientamento).

Sotto a chi tocca dunque.

E cioè chiunque, visto che l’azienda ha dichiarato che gli esuberi sono in tutti i settori (hanno parlato di costumer, di rete e di staff).

Sarebbe da ritirare fuori le copertine di alcuni numeri passati di Scomunicazioni come “Divide et Impera”, piuttosto che la copertina in cui si richiamava in versione Telecom la poesia attribuita a Brecht “prima vennero a prendere gli ebrei…” oppure quella in stile Cassandra in cui si scorgevano all’orizzonte “Nubi di ieri sul nostro domani…”

Sarebbe da dire “l’avevamo detto”.

Ci sarebbe da dire molto, ma qui ci limitiamo a dire la cosa più importante, e cioè che così non si va da nessuna parte.

La politica aziendale di taglio dei costi e di posti di lavoro, di dismissioni ed investimenti sempre più all’osso, il tutto per remunerare gli azionisti è un suicidio.

Sappiamo del debito e delle condizioni politiche/normative complesse, comprendiamo le oggettive difficoltà in cui si muovono Bernabè e soci, ma la strada intrapresa non porta a nulla di diverso se non alla morte di Telecom come azienda industriale.

Il 29 aprile all’assemblea degli azionisti abbiamo inscenato il funerale dell’azienda perché se non si inverte la marcia immediatamente la fine che faremo non potrà essere diversa.

Qualcosa a livello mediatico forse si muove, ma non è abbastanza.

Faremo tutto il possibile per farci sentire e far sentire le nostre ragioni, per far capire al paese che senza un sistema di TLC all’altezza non saranno solo i dipendenti di Telecom a soffrirne ma tutto il tessuto produttivo, tutto il paese.

Ma intanto tutto si riduce ad un numero.

6822 lavoratori.

Sotto a chi tocca.

mercoledì 5 maggio 2010

Aria di primavera

Da qualche giorno, nei corridoi aziendali, si respira un'aria diversa. A dispetto di un tempo meteorologico poco stagionale, da parte delle dirigenza si odono passi leggiadri, si distribuiscono sorrisi e pacche sulle spalle, ci si informa sulle famiglie dei sottoposti. Il clima è informale e rilassato e i dirigenti passano molto tempo chiusi nei loro uffici. Quando ne escono, invitano serenamente il primo che passa a bere un caffè e si mostrano interessati alla Champions League.
I cieli degli uffici aziendali sono azzurri insomma, pare quasi di sentire il canto degli uccellini e di vedere sbocciare le margheritine.
Aria di primavera, diranno i più romantici di voi.
Beh, noi qui abbiamo un sospetto. Non è per rovinarvi l'atmosfera, ma temiamo che tutto ciò sia dovuto al fatto che nello stipendio di aprile sono stati pagati gli MBO.
E allora è tutto un riconciliarsi con il mondo, un profluvio di gentilezze leziose, ed un gran consultare cataloghi-vacanze e progettare il cambio dell'auto della moglie o della moto del figlio. Da parte dei dirigenti, s'intende.
Ai dirigenti gli MBO, agli azionisti i dividendi.

Aria di primavera, appunto, vezzosa e piacevole.

Ah, dimenticavamo che:
- il nostro Amministratore Delegato ha avuto il suo compenso aumentato del 76% nel 2009 (così notiziava l'ANSA il 13 aprile 2010: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2010/04/13/visualizza_new.html_1762459895.html)
- è stato approvato un “Long Term Incentive Plan 2010-2015”: piano riservato alla dirigenza che prevede l’attribuzione di un bonus in denaro in funzione delle performance triennali della Società (2010-2012).

Nel frattempo

- più di 1000 lavoratori della DA in contratto di solidarietà attendono le prime verifiche per capire che ne sarà di loro;
- più di 2150 lavoratori di IT sono stati cacciati dall'azienda per essere efficientati;
- più di 6800 lavoratori saranno esuberati e non si sa il perchè e il percome.

Aria di primavera. Tutto va bene, no?

martedì 4 maggio 2010

Dal 1° maggio, 2.200 colleghi sono stati ceduti a SSC


Dal 1° maggio Telecom Italia ha "ceduto" 2.200 lavoratori all'azienda del gruppo SSC, una srl in perdita, con lo scopo di "efficientare". Cioè, ridurre i costi. Cioè, licenziare.
In questo articolo vedete le lettere che sono arrivate venerdì 30 aprile ai lavoratori.


Ore di lavoro in più, e stipendio in meno (per effetto del venir meno del premio di risultato). E la prospettiva di rimanere a casa, perchè, se parliamo di efficientamento, non stiamo giocando. Il linguaggio aziendale parla di "avviare tutte le iniziative di razionalizzazione dei propri costi industriali (si parla di SSC srl), compreso l'efficientamento dell'organico in forza, al fine di conseguire i livelli di competitività necessari".


Solo pochi giorni prima, Il Presidente di Telecom Italia, in una intervista al Corriere della Sera (qua di fianco), parlava di efficienza, di necessità di ristrutturare e di remunerare il capitale. Telecom non ha mai licenziato nessuno, diceva.

Leggete le lettere. Potrebbe capitare a ognuno di noi.

lunedì 3 maggio 2010

Il 1° maggio è ogni giorno



Testo del discorso/appello letto in Piazza Duomo a Milano in occasione della manifestazione del 1° maggio da una delegata RSU SLC CGIL di Telecom Italia.

Telecom Italia si muove in un contesto economico e sociale in cui la crisi ha portato a molti lavoratori C.I.G., mobilità e Contratti di Solidarietà, parole nuove per molti che hanno amaramente imparato a conoscere.
Le aziende sono in reale difficoltà e i giovani che approcciano al mondo del lavoro si scontrano con la precarietà portata agli estremi da contratti sempre più fantasiosi. La disoccupazione è arrivata all'8.8%.

In questo scenario Telecom ormai da anni sta usando lo strumento della mobilità come accompagnamento alla pensione - certo, tramite accordi sindacali che hanno avuto lo scopo di evitare ricadute sociali forti.

In 15 anni Telecom Italia ha dimezzato la propria forza lavoro passando da 120mila lavoratori a circa 50mila: nei modi sopra detti e buttando fuori pezzi di lavoro e attività e sopratutto lavoratori e lavoratrici in società esterne.

Ad oggi in T.I. ci sono 600 lavoratori/trici in contratto di solidarietà, l'azienda non ci ha ancora detto come ricollocherà questi colleghi all'interno dell'azienda.
2200 lavoratori/trici sono stati ceduti dal settore Information Technology ad una società del gruppo che ha gravi debiti e che ha il compito di efficentare il personale.
5000 lavoratori/trici usciranno dall'azienda entro il 2010 con "mobilità volontarie" che li accompagneranno fino alla pensione.
Con l'ultimo piano industriale (se si può definire così) gli esuberi dichiarati sono 6822. Ma le uscite indolori da quest'azienda non saranno più possibili perchè questo piano industriale non prevede altro che tagli.. ci è stato detto allo scopo di essere più competitivi: un'azienda senza lavoratori è più competitiva - ci dicono.

Questo non è un piano industriale: è una mera operazione finanziaria in cui si distribuiscono dividendi e bonus e poi si tagliano i posti di lavoro per trovare capitale.

Telecom e i posti di lavoro si possono salvare solo con un piano industriale fatto di investimenti nella banda larga (come peraltro si sta facendo in tutta Europa) e tramite il rilancio dell'azienda stessa, dei servizi. - Ma SOPRATUTTO internalizzando il lavoro e i lavoratori, perchè probabilmente sono i lavoratori l'unica parte sana dell'azienda. E poi riallacciando l'azienda al territorio, il che significherebbe dare maggiore qualità al servizio.

Chiediamo quindi alle parti sociali, ai media e al governo di dirci chiaramente che Telecom è un'azienda strategica per il nostro Paese; diteci se è un bene d'interesse nazionale, come lo sono state Alitalia, FIAT ...etc etc
Dateci un segnale che ci faccia sperare per una ripresa di questa azienda che ormai è nelle mani di un management allo sbando.
... W il primo maggio."



A lungo si è pensato, forse si è avuta l'illusione, che il sistema capitalistico occidentale potesse portare benessere e prosperità. L'idea che capitale e lavoro, insieme, avrebbero condotto ad un futuro migliore per tutti.
Eppure, ogni volta che ci sono difficoltà, errori manageriali, crisi economiche o finanziarie, tutte le volte insomma che capita qualcosa la cui responsabilità non è dei lavoratori, sono i lavoratori a pagare il conto.
Eppure, ogni volta che pare possibile che i lavoratori possano raggiungere una qualità di vita migliore, elevarsi nella scala sociale, avere più benessere, più tempo per sè e per le proprie famiglie, avere insomma più dignità di stare a questo mondo, capita sempre qualcosa che li ricaccia indietro. O costano troppo, e si fa dumping sociale andando a portare il lavoro laddove la disperazione e la miseria fanno sì che esistano condizioni di salario insufficiente e zero tutele dei diritti, o non sono produttivi, perchè evidentemente il fatturato e il profitto sono gli dei cui tutto va sacrificato nella nostra epoca, o "però il capitale va remunerato", o "i mercati, la concorrenza, i mercati finanziari ci chiedono di ridurre i costi" ecc ecc ecc.
Ma vogliamo dirlo che i mercati sbagliano? Che i mercati finanziari vivono sulla logica del profitto immediato, senza alcuna preoccupazione per uno sviluppo duraturo del benessere della società? Che i manager asserviti al capitale e alla finanza sono un danno per la società?

Il 1° maggio è stata la festa del lavoro. Ogni giorno, ogni notte, milioni di persone normali si recano nei loro luoghi di lavoro e si tirano su le maniche, con la speranza di poter costruire un futuro migliore per i propri figli. Ogni giorno, nel mondo, milioni di donne, bambini, uomini, vengono sfruttati indegnamente affinché qualcuno in doppiopetto possa aggiungere un bel soprammobile alla sua collezione. Ogni giorno, milioni di persone senza lavoro incontrano la propria disperazione e si chiedono perchè non ci sia un futuro per loro.
Ogni giorno, in Italia, muoiono in media 3 persone sul lavoro.
Ogni giorno è il 1° maggio. Ogni giorno è da dedicare a tutti questi eroi che non maneggiano liquidità o strumenti finanziari. Eroi normali, perchè lavoratori. Gente comune, che vuole solo un lavoro, una dignità ed una speranza.
Il 1° maggio è la loro festa, e il 1° maggio è ogni giorno.