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mercoledì 31 ottobre 2012

Telecom Italia: Tim Brasil passa il test conti, oggi tocca a Telecom Argentina


Da Milano Finanza

Di Francesca Gerosa
<a href="/quotazioni/quotazioni.asp?step=1&action=ricerca&codiceStrumento=u2ae&titolo=TELECOM ITALIA">Telecom Italia</a>: <a href="/quotazioni/quotazioni.asp?step=1&action=ricerca&codiceStrumento=u2ae&titolo=TELECOM ITALIA">Tim</a> Brasil passa il test conti, oggi tocca a Telecom Argentina
Tim Brasil passa il test conti, anche se ci sono nubi all'orizzonte. La società controllata da Telecom Italia(conta per circa il 10% dell'enterprise value del colosso tlc e il 30% dell'equity) nel terzo trimestre 2012 ha registrato ricavi pari a 4.722 milioni di reais, leggermente sopra le attese degli analisti e +8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, anche se grazie a maggiori ricavi da cellulari, mentre i ricavi da servizi sono risultati in crescita solo del 5,5% anno su anno.

A fine settembre la base clienti di Tim Brasil ha raggiunto 69,4 milioni di linee (+17% anno su anno) con una quota di mercato del 26,8% rispetto al 26,9% di fine giugno. L'ebitda è stato in linea con le stime degli analisti di Intermonte a 1.202 milioni di reais, +5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. E l'utile netto è risultato pressoché stabile (+0,4%) a 318 milioni di reais. La struttura finanziaria del gruppo resta solida, in quanto la controllata brasiliana continua a essere sostanzialmente priva di debiti (il rapporto debito netto/ebitda è pari a 0,3 volte).

Inoltre le previsioni di Tim Brasil vedono un contesto macro in leggero miglioramento. "Ma il target di TI di crescita dell'ebitda di circa il +10% in America Latina non ci sembra raggiungibile; noi stimiamo +8%", avvertono gli analisti di Intermonte. Nel comunicato stampa sui conti del trimestre, Tim Brasil non ha aggiornato i suoi obiettivi finanziari, limitandosi a dichiarare che "è naturale che, dopo un periodo di forte crescita, un po' di correzioni dovrebbero essere fatte".

Il titolo Tim Participações è sceso di oltre il 20% negli ultimi 3 mesi e del 35% negli ultimi 6 mesi. Per gli esperti di Banca Imi è una reazione esagerata al previsto rallentamento dell'attività. Oggi tocca a Telecom Argentina riportare i risultati trimestrali. Intermonte si aspetta ricavi a 5.641 milioni di pesos argentini, +18% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, e un ebitda a 1.588 milioni, +7% anno su anno.

A Piazza Affari l'azione Telecom Italia spunta un +1,50% a 0,7095 euro. Il colosso tlc pubblicherà i conti del terzo trimestre il prossimo 8 novembre e gli analisti di Kepler (buy e target price a 1,0 euro confermati sull'azione) si aspettano che i target 2012 vengano confermati, nonostante un deterioramento della performance nel terzo trimestre.

mercoledì 17 ottobre 2012

COMUNICATO UNITARIO SCIOPERO 19 OTTOBRE



Si susseguono in queste ore le segnalazioni di riunioni estemporanee organizzate in diverse aziende di Telecomunicazioni sullo sciopero del 19 ottobre e sullo stato della trattativa per il rinnovo del CCNL.
Dopo le fantasiose ricostruzioni alle quali hanno dovuto assistere, loro malgrado, i lavoratori di alcune sedi di Comdata (la migliore che ci è stata segnalata recita più o meno così: “il CCNL scaduto da sei mesi è tacitamente rinnovato, quindi non si capisce il motivo di tanta agitazione”) , ieri si sono aggiunti anche alcuni volenterosi responsabili di H3G che, in un impeto di proattività, hanno riunito i lavoratori dei call center per dare l’interpretazione autentica delle materie oggetto della trattativa e confutare quindi la versione sindacale dei motivi della rottura.
Francamente dispiace che tanta solerzia venga usata da queste aziende al solo scopo di dissuadere i lavoratori dal partecipare alla mobilitazione del 19 ottobre. Infatti riteniamo che se la metà del tempo e dello sforzo fosse stato profuso per aiutare ASSTEL a comprendere meglio le ragioni che sono alla base delle richieste sindacali, soprattutto riguardo alle clausole sociali, forse oggi avremmo già il nuovo CCNL delle Telecomunicazioni.
Evidentemente l’orientamento diffuso fra le maggiori aziende del settore è altro!
Invitiamo caldamente tutti i responsabili aziendali a soprassedere da questi incontri che, fra l’altro, assomigliano troppo ad atteggiamenti intimidatori.
Alle lavoratrici ed ai lavoratori di tutte le aziende di Telecomunicazioni diciamo, invece, che questi episodi, sebbene sgradevoli, rappresentano un chiaro segnale di nervosismo che ci indica come, contrariamente a quanto si sostiene in questi incontri, mai come in questa occasione, la vertenza per il rinnovo del Contratto Nazionale venga percepita, in tutte le realtà aziendali, come giusta, condivisibile e strategica per il futuro dell’intero comparto.
Ci preme infine evidenziare che le Segreterie Nazionali nel corso dell’audizione presso la Commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo Sciopero (giorno 11 c.m.) hanno accolto con grande soddisfazione le parole espresse dal Presidente della stessa che ha rilevato come una posizione così intransigente sulle “clausole sociali” da parte datoriale mal si adatti , considerata la natura delle richieste sindacali , con l’attuale momento economico e sociale che vive il nostro Paese.
Riteniamo che la posizione espressa al tavolo dalla Commissione è un punto importante a nostro favore, anche perché testimonia ancora una volta, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la giustezza delle nostre richieste.
Roma, 17 ottobre 2012
Le Segreterie Nazionali
SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL

lunedì 15 ottobre 2012

SCIOPERO 19 OTTOBRE


Nel menù in alto, oppure a questo link il nuovo trovate il nuovo numero di Scomunicazioni (36) con aggiornamenti e commenti delle RSU CGIL sulla difficile situazione del CCNL e sulla situazione aziendale.

Come sapete, venerdì 19 si sciopera. 
In questo momento, non scioperare significa essere dalla parte delle aziende, che non vogliono un contratto nazionale e non vogliono garantire dignità al lavoro. 
Scioperare significa essere dalla parte della dignità del lavoro, dei diritti e del salario. Quindi, fate la vostra scelta.

Il 18 sera partiremo in pulmann, viaggeremo tutta la notte per andare a Roma a manifestare la mattina del 19, per il contratto, per i diritti, per una speranza di vita migliore.

Chi vuole venire con noi, in pulmann, si parte giovedì sera, da Gioia e da Lampugnano,  scriva a sergioantonio.paoli@telecomitalia.it e dia il suo nome entro martedì sera. Grazie


mercoledì 10 ottobre 2012

TELECOM ITALIA: IL DADO E' TRATTO


IL DADO E’ TRATTO

Ormai ne parlano apertamente quotidiani come “Il Messaggero” o “Il Mattino”.
Il dado è tratto, ragazzi. Quest’azienda, Telecom Italia, verrà smembrata e fatta a pezzetti (e molto presto pare), con tanti saluti alle logiche industriali di cui si dovrebbe nutrire un Paese in apnea come il nostro, per riprendersi e valorizzare i pochi pezzi pregiati di cui dispone. D’altra parte, abbiamo una classe dirigente (manageriale e governativa) che l’unica idea che si è fatta venire per favorire la ripresa è quella di abolire le festività, i giorni di ferie e così via.
Ma se ci sono migliaia e migliaia di lavoratori in cassa integrazione e solidarietà, qualcuno ci spiega a cosa diavolo serve aumentare le giornate lavorative?
Non sarà che forse bisognerebbe investire, dopo decenni di dividendi selvaggi? Non sarà che bisogna ricomporre le filiere produttive, rinnovarle e dar loro forza?
“Beh, perché?” dice il nostro management. L’importante è ridurre i costi, dicono. Tagliare da tutte le parti, smembrare, sminuzzare. Purchè restino bonus, poltrone, e premi per la dirigenza s’intende.
Una gran bella visione strategica, non c’è dubbio.
E così, senza che l’Azienda si degni di dirci una parola (alla faccia delle varie indagini di Clima tanto strombazzate, dei centri People Caring e di tutti gli altri ammennicoli online di cui non sappiamo che farcene) ci siamo: questo processo di societarizzazione che ormai sta viaggiando a velocità spedita (cioè di creazione di società separate all’interno del Gruppo per gestire attività separate: IT, Rete, Customer, Staff), ci trova duramente contrari. Riteniamo infatti che Telecom Italia per rafforzarsi sui mercati debba essere unica e indivisibile, presente e radicata sul territorio, integrata e con una filiera produttiva completa, con tutte le attività “core” al suo interno e che tale struttura sia raggiungibile tramite un processo di internalizzazione di attività. Adesso qualche giornale la chiama anche “perimetrazione”. Santo cielo, ma che vuol dire?
La realtà è che c’era una realtà industriale in Italia, nelle telecomunicazioni e tra poco non ci sarà più. E perché? Beh, sapete quante poltrone si creano così? Fatevi due conti. Noi invece, vorremmo sapere una cosa: ma i debiti, quelli che ci portiamo sul groppone grazie all’azione lungimirante del management degli ultimi 15 anni, chi se li cucca? Perché, per come la vediamo noi, finirà che i debiti li ripagheranno tutti i lavoratori.
Che facciamo, vogliamo continuare a stare a guardare, o è non è forse venuto il momento di alzare quella cosa che abbiamo poggiato sulla sedia e dire che non ci va bene? Il 18 ottobre si può andare a manifestare a Rozzano, in occasione dell’Assemblea degli Azionisti (dove vorranno far passare le conciliazioni-scandalo verso due manager che hanno contribuito alla nostra rovina, Ruggiero e Buora, invece di fare una causa seria).
Il 19 tutto il settore TLC è in sciopero.
Il dado è tratto, l’Azienda procede e vuole smembrarci. A noi, perché il management non si smembra mai.
Che ne dite di dirgli un NO, grosso come una casa?

Che succede con il contratto TLC


Tutto ha inizio con la vicenda FIAT e la decisione del Lingotto di uscire dal Contratto Nazionale dei Metalmeccanici. Non bastasse l’azienda guidata da Marchionne decide di disdettare tutti gli accordi siglati con il Sindacato per applicare unilateralmente un contratto costruito su misura sulle proprie necessità.  Di li un referendum ricatto che spaccherà in due, tra favorevoli e contrari, i lavoratori e conseguentemente le organizzazioni sindacali che li rappresentano. La FIAT ha spesso anticipato le linee guida delle relazioni industriali in Italia e non vorremmo che fosse così anche questa volta. Ma veniamo a noi. A seguito di uno sciopero andato decisamente bene ASSTEL (la Confindustria delle Tlc) dopo mesi di stallo convoca le delegazioni sindacali per riaprire le trattative sul rinnovo del Contratto Nazionale. Cauto ottimismo! Ci si dice ‘Se i padroni ci convocano dovranno pur presentare degli avanzamenti rispetto alle nostre proposte, no?’. Risultato: tre giorni di trattative per ritrovarsi punto a capo, anzi anche un po’ più indietro. Le rivendicazioni dei lavoratori si riassumono in tre capisaldi: clausole sociali, alcuni avanzamenti sulla parte normativa (orari, inquadramento ecc) ed ovviamente un po’ di soldi. La trattativa si era arenata alcuni mesi fa sul delicato tema delle ‘clausole sociali’, ovvero la possibilità di inserire nel contratto qualche regola che possa disciplinare esternalizzazioni, crisi aziendali ecc garantendo i lavoratori interessati al di la di quel poco già previsto dalle leggi. È su questo tema ci si aspettava un sostanziale passo avanti da parte di ASSTEL per sbloccare definitivamente la trattativa e provare a chiudere un’ipotesi di accordo da portare alla valutazione dei lavoratori nelle assemblee. Invece ASSTEL nel corso di tre giorni di trattativa kafkiana sostanzialmente non ha fatto nessuna proposta concreta sul tema rigettando invece tutte quelle di parte sindacale. Le aziende pensavano di cavarsela con un osservatorio che nulla facesse ma che, appunto, osservasse per i prossimi anni le dinamiche del mercato delle Tlc, per valutare solo in futuro eventuali interventi concreti. Incredibile, ma vero! Non è difficile comprendere quanto sia rilevante questo tema, se non altro per noi lavoratori di Telecom che da anni viviamo il dramma delle esternalizzazioni e che a breve potremmo subire un’ulteriore pesante riorganizzazione. Almeno a leggere quanto scrivono da mesi i giornali (che nessuno peraltro smentisce). Non bastasse tutto ciò la parte datoriale ha rimesso sul tavolo tutte quelle proposte, diremmo quelle provocazioni, sul tema della normativa che nei mesi precedenti, in buona parte, sembravano smarcate. A titolo esemplificativo: peggioramento delle normative sulla malattia (con la possibilità tra l’altro di arrivare in alcuni casi al mancato pagamento dei primi tre giorni di malattia); codici disciplinari severissimi che permetterebbero il licenziamento anche per lievi mancanze; peggioramento radicale delle regole che disciplinano il part-time trasformandolo in una sorta di lavoro a chiamata; sostanziale mano libera in merito al tema dei controlli a distanza; possibilità di imporre unilateralmente l’utilizzo di ROL e permessi in ragione delle esigenze aziendali; e per chiudere la possibilità di derogare a praticamente tutte le materie contrattuali eccetto il minimo salariale: praticamente la fine del contratto nazionale. Viene da chiedersi cosa avrebbero proposto qualora fossimo arrivati al punto finale, ovvero gli aumenti salariali. Cosa è successo? E soprattutto cosa aspettarsi? I giorni immediatamente precedenti alla convocazione alcune agenzie e alcuni giornali battevano la notizia che Confindustria stava valutando la possibilità di bloccare il rinnovo di tutti i Contratti Nazionali e che si sarebbero chiuse solo le trattative in dirittura d’arrivo. Qualcuno forse ha pensato che a spararla grossa, a prendere tempo, si sarebbe arrivati a questa ‘moratoria unilaterale’ con il conseguente congelamento del nostro CCNL? Non ci è dato di sapere. Quello che sappiamo è che la salvaguardia del CCNL è la precondizione per garantire un livello minimo di garanzie, di diritti e di salario per tutti i lavoratori del settore delle Tlc. Quello che sappiamo è che ci impegneremo fino in fondo perché non si arrivi a soluzioni alla Marchionne. I lavoratori della FIAT hanno visto svanire CCNL, diritti e tutele in cambio della promessa di un lavoro, lavoro che oggi non è nemmeno sicuro. Noi il 19 sciopereremo e saremo a Roma a manifestare con tutte quelle lavoratrici e quei lavoratori che chiedono di essere pagati il giusto, di avere condizioni di lavoro dignitose e garanzie per il proprio futuro (chiamiamole poi clausole sociali o in altro modo, poco ci importa). In una parola noi saremo a Roma per rivendicare un vero contratto Nazionale.