Quando il datore di lavoro chiama qualcuno risponde …. anche violando
le leggi
La vertenza inerente al futuro del “Caring Service”, che discende
dalla verifica prevista dagli accordi del 27 marzo 2013, ha assunto aspetti
inquietanti.
Mentre era in corso una trattativa per analizzare le possibilità di
archiviare definitivamente il progetto di societarizzazione avanzato da
Telecom, trattativa anomala perché in parallelo l’azienda convocava riunioni di
lavoratori per illustrare il progetto che intendeva realizzare, improvvisamente
Telecom ha dichiarato terminato il confronto notificando, nella serata di
martedì 25 novembre, che o si procedeva alla firma dell’accordo o sarebbero
state avviate le procedure per societarizzare la divisione caring service.
SLC CGIL ha evidenziato la necessità di continuare il confronto
rivendicando l’esigenza di raggiungere le necessarie garanzie affinché il
modello di “caring” del futuro consenta un miglioramento delle condizioni di
vita del personale oggi impiegato che denuncia da tempo condizioni di lavoro
complessivamente non sopportabili.
L’azienda ha, invece, preteso di prescrivere un modello che, in
violazione all’articolo 57 del CCNL, introduce il tema del controllo
individuale a distanza per imporre un aumento della produttività individuale e
creare condizioni di lavoro inaccettabili, oltre che a peggiorare ulteriormente
il già pessimo servizio offerto ai clienti che è una delle principali cause
della contrazione di fatturato dell’azienda.
Altre Organizzazioni Sindacali si sono dichiarate, in nome della
mancata societarizzazione che Telecom non riesce a richiamare nemmeno nel
comunicato con cui annuncia / impone il referendum, disponibili a sottoscrivere
l’accordo anche in maniera separata.
Lunedì 1 dicembre, mentre SLC confermava coerentemente la propria
posizione, l’azienda ha costruito un percorso, totalmente fuori dalle regole
vigenti, per scaricare sui lavoratori, attraverso la promozione di un
referendum il seguente quesito: volete essere societarizzati oppure accettate
le nuove regole imposte dall’accordo che prevedono, nel complesso, un
peggioramento delle vostre condizioni abbandonando definitivamente l’idea di
migliorare il servizio ai clienti?
In altre parole, il nuovo corso di “People Value” (ndr ‐ valore alle
persone) ha impresso una svolta di recente memoria in cui un altro imprenditore
ha costretto i lavoratori a un ricatto (o l’accordo o si chiude lo
stabilimento) per poi fuggire ugualmente dall’Italia.
Solo che Telecom non potrà delocalizzare le proprie attività.
Per condizionare i lavoratori e il giudizio di SLC CGIL l’azienda ha
scelto di forzare tutte le norme di legge e gli accordi esistenti. Infatti,
tale percorso è completamente avulso dalle regole che le parti si sono date con
la sottoscrizione del protocollo sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014, che
prevede che un accordo sia tale quando sottoscritto dalla maggioranza delle RSU
elette e dallo Statuto dei Lavoratori (articolo 21) che definisce le regole per
il referendum con la condizione che sia promosso da tutte le rappresentanze
sindacali presenti in azienda, per ovvi motivi di trasparenza e democrazia, e
non sia condizionato dagli atteggiamenti aziendali.
Siccome le regole e le leggi non sono confacenti a chi vuole
costringere i lavoratori ad accettare un ricatto, l’azienda pensa bene di
mobilitarsi in prima persona “invitando” i lavoratori a votare si al referendum
pena l’avvio della societarizzazione del “caring”, che viene ripetuta da alcune
organizzazioni sindacali e non richiamata dall’azienda.
E’ così evidente l’imposizione aziendale che le organizzazioni
sindacali che propongono il referendum non hanno nemmeno il coraggio di
chiamarlo con il nome proprio (consultazione!!!!) mentre il vero organizzatore,
l’azienda, mette nero su bianco il fatto che delle regole se ne frega.
Siamo alla presenza di un atto illegittimo e privo di valore perché è
evidente che un referendum promosso unicamente con lo scopo di coercizzare la
volontà dei lavoratori è anti democratico e discriminatorio, totalmente privo
di trasparenza perché sarà gestito unicamente dai soggetti che, in combutta tra
di loro, hanno deciso di piegare la volontà dei lavoratori.
E’ evidente che per SLC CGIL essendo tale referendum illegittimo è
privo di ogni valore e pertanto inutile e inefficace perché non permetterà una
vera espressione di volontà e sarà caratterizzato dalle minacce, più o meno
pressanti, che i vertici aziendali attiveranno.
SLC CGIL si attiene alle regole definite, pertanto qualunque sia il
risultato del referendum, l’accordo sarà sottoscrivibile e valido solo alla
presenza della firma della metà più uno delle RSU elette, esattamente come
previsto dal “testo unico sulla rappresentanza” sottoscritto da tutte le parti
e che Telecom ha deciso di non riconoscere e rispettare, dimostrando
un’arroganza priva di decenza.
Pertanto, SLC CGIL avvierà una campagna di assemblee di tutti i
lavoratori coinvolti, spiegando le proprie ragioni e valutando con loro le
modifiche necessarie al raggiungimento di un accordo complessivo.
Per questo SLC CGIL invita i lavoratori a non prestarsi al ricatto
aziendale e non partecipare al referendum che sarà indetto.
Referendum illegittimo che scarica sulla paura dei lavoratori
l’incapacità aziendale a mediare per costruire soluzioni condivise e
l’arroganza di chi vorrebbe imporre un accordo pur non rappresentando la
maggioranza dei lavoratori.
In quest’ambito, SLC CGIL avvierà tutte le iniziative legali
necessarie a garantire il rispetto delle regole e delle legalità anche
all’interno del mondo di lavoro e di Telecom.
SLC CGIL ha dimostrato in questi anni di saper assumersi le proprie
responsabilità sottoscrivendo intese, prima fra tutte quella raggiunta con
Telecom il 27 marzo 2013, che sono state oggetto di apprezzamento da parte di
tutto il mondo imprenditoriale e analizzate come modello vincente di relazioni
industriali.
SLC CGIL è ancora su quella posizione ma non potrà mai sottoscrivere
un’intesa che prevarichi i diritti e le prerogative riconosciute ai lavoratori
attraverso accordi che ne peggiorino le condizioni di vita quotidiane.
Forse Telecom non è più quell’azienda!
I lavoratori hanno una grande occasione per far sentire le proprie
ragioni all’Azienda e a tutte le Organizzazioni Sindacali.
Disertare il referendum non rappresenta la causa per avviare il
processo di societarizzazione, come mentendo sarà ripetuto in questi giorni, ma
l’unica opportunità per riaprire la trattativa e giungere alla sottoscrizione
di un accordo che veda la condivisione di tutti gli attori coinvolti.
Se Telecom Italia ha deciso di cambiare pelle calpestando tutte le
regole di convivenza civile che regolano il mondo del lavoro sappia che troverà
l’ostinata opposizione di SLC CGIL.
I lavoratori e le lavoratrici di Telecom oggi hanno una grande
occasione: disertare il referendum
imporre la riapertura della trattativa per migliorare le loro
condizioni.