Alla fine tutto sembrerebbe ridursi al freddo numero di lavoratori che la dirigenza ritiene di troppo, seimilaottocentoventidue lavoratori, scrivendolo in lettere rende maggiormente l’idea.
Nel 2008 5mila mobilità volontarie, nel 2009 i contratti di solidarietà per più di mille colleghi (ad oggi ancora legati all’azienda , ma con poche prospettive visto che Telecom non sta facendo quasi nulla per rilanciare i settori in cui lavorano!), a marzo 2200 di Information Technology (esternalizzati in attesa di efficientamento).
Sotto a chi tocca dunque.
E cioè chiunque, visto che l’azienda ha dichiarato che gli esuberi sono in tutti i settori (hanno parlato di costumer, di rete e di staff).
Sarebbe da ritirare fuori le copertine di alcuni numeri passati di Scomunicazioni come “Divide et Impera”, piuttosto che la copertina in cui si richiamava in versione Telecom la poesia attribuita a Brecht “prima vennero a prendere gli ebrei…” oppure quella in stile Cassandra in cui si scorgevano all’orizzonte “Nubi di ieri sul nostro domani…”
Sarebbe da dire “l’avevamo detto”.
Ci sarebbe da dire molto, ma qui ci limitiamo a dire la cosa più importante, e cioè che così non si va da nessuna parte.
La politica aziendale di taglio dei costi e di posti di lavoro, di dismissioni ed investimenti sempre più all’osso, il tutto per remunerare gli azionisti è un suicidio.
Sappiamo del debito e delle condizioni politiche/normative complesse, comprendiamo le oggettive difficoltà in cui si muovono Bernabè e soci, ma la strada intrapresa non porta a nulla di diverso se non alla morte di Telecom come azienda industriale.
Il 29 aprile all’assemblea degli azionisti abbiamo inscenato il funerale dell’azienda perché se non si inverte la marcia immediatamente la fine che faremo non potrà essere diversa.
Qualcosa a livello mediatico forse si muove, ma non è abbastanza.
Faremo tutto il possibile per farci sentire e far sentire le nostre ragioni, per far capire al paese che senza un sistema di TLC all’altezza non saranno solo i dipendenti di Telecom a soffrirne ma tutto il tessuto produttivo, tutto il paese.
Ma intanto tutto si riduce ad un numero.
6822 lavoratori.
Sotto a chi tocca.

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