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giovedì 24 ottobre 2013
mercoledì 2 ottobre 2013
SCIOPERO UNITARIO 3 ottobre 2013 - dalle 9.30 alle 13. 30
martedì 4 giugno 2013
SCORPORO RETE? UNA FOLLIA
Venerdì 31 maggio u.s. le Segreterie
Nazionali hanno incontrato il Presidente Franco
Bernabè, l'Amministratore Delegato Marco Patuano e il Direttore del
Personale Antonio Migliardi in merito
alla decisione assunta dal Consiglio di Amministrazione di procedere allo scorporo della rete d'accesso.
Il Presidente, in apertura, ha ripercorso le
motivazioni che hanno portato l'azienda ad
assumere tale decisione. In particolare ha ricordato come il quadro
regolatorio imponga eccessivi vincoli
all'azienda che determinano un contenzioso giudiziario continuo con gli altri operatori. In tale
scenario la sanzione erogata dall'antitrust, che l'azienda ritiene ingiustificata e per la
quale attiverà i ricorsi necessari, rappresenta
solo l'ultimo caso delle rigidità cui è sottoposta l'azienda.
Inoltre, la costituzione di una società delle
reti rappresenta una struttura interessante
per gli investimenti e la programmazione delle necessità del Paese,
offrendo al sistema una opportunità per
creare nuova occupazione ed evitare che le scelte di mercato, attuate dalle singole aziende,
possano essere in contraddizione rispetto agli
interessi del Paese.
Il
Presidente, ha ribadito che tale progetto diventerà esecutivo solo a valle di
un accordo operativo di sistema che
determini i minori vincoli cui Telecom Italia dovrà essere sottoposta alla luce della parità di
accesso garantita a tutti gli operatori.
Infine, Bernabè ha escluso che l'azionariato della nuova società delle
reti possa vedere la presenza di altri
operatori telefonici, che paralizzerebbero la gestione dell'azienda a causa dei conflitti di
interesse che inevitabilmente si produrrebbero,
prospettando uno scenario in cui Telecom manterrebbe il controllo della
nuova società con la presenza di un
azionista istituzionale di minoranza.
L'Amministratore
Delegato Marco Patuano ha tracciato il perimetro della nuova azienda, per la quale non siamo in presenza
di elementi definitivi e che dovrebbe riguardare
il 30% circa della rete aziendale. Il progetto interesserebbe la rete d'accesso coinvolgendo l'intera struttura di
Open Acces, parte di TI e una dotazione di
personale di Staff per renderla autonoma, evitando,nel contempo, duplicazioni
di funzioni oggi già presidiate.
Ad oggi
le unità coinvolte sarebbero circa 21.000.
I tempi per la realizzazione del progetto, che sarà avviato solo dopo la
definizione con le autorità competenti
(Agcom, Ministero dello Sviluppo Economico e Presidenza del Consiglio) del nuovo quadro regolatorio,
condizione fondamentale per procedere, sono
stati identificati in 12 / 18 mesi. Il Sindacato ha espresso preoccupazione che
il progetto di scorporo possa mettere in
discussione gli attuali livelli occupazionali auspicando, nel contempo,
che le opportunità per l’intero settore
in termini di investimenti, innovazione, efficacia regolamentazione, parità di accesso e sana
competitività possano essere reali.
Per il
Sindacato è fondamentale monitorare costantemente il processo per i
rischi che potrebbero nascere dal venir
meno dell'unicità aziendale, ricordando che tale scenario organizzativo non ha precedenti in
Europa e che solo due Paesi in Europa, la
Grecia oltre all’Italia, hanno un’unica rete di trasmissione.
Per
le Segreterie Nazionali è fondamentale preservare il patrimonio rappresentato dall'azienda, dalla sua capacità di competere
e dalla necessità di innovare il prodotto
garantendo in questo modo le decine di migliaia di lavoratori che
direttamente o indirettamente operano
quotidianamente per Telecom.
I vertici
aziendali, convenendo su tali necessità, hanno sottolineato che il progetto non sarà avviato nel caso in cui il nuovo
quadro regolatorio di sistema non determini i
minori vincoli per Telecom o introduca elementi in grado di indebolire
le capacità e le competenze aziendali.
Viste le forti preoccupazioni espresse delle
OO.SS., i vertici aziendali si sono impegnati
a mantenere aperto un tavolo di confronto continuo che verifichi gli eventuali avanzamenti e metta in condizione
il sindacato di essere costantemente coinvolto
nella fase propedeutica all'assunzione di decisioni anche alla luce di quanto sottoscritto pochi mesi fa con l’accordo
raggiunto sul Piano d’impresa che blindava il
perimetro dell’azienda e che i vertici aziendali hanno pienamente
riconfermato.
Vista la necessità di
mantenere elevata l'attenzione sull'evoluzione degli scenari sopra descritti, le Segreterie Nazionali
hanno deciso di richiedere un apposito incontro
al Governo.
È evidente che il sindacato
si opporrà con tutte le iniziative necessarie laddove non vi fossero le garanzie occupazionali e nel caso
in cui si volesse procedere a ridimensionare
una delle poche aziende Italiane in grado di competere nei mercati internazionali, contribuendo a rilanciare
l'economia del Paese.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL,
FISTEL-CISL, UILCOM-UIL
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SCORPORO RETE,
SOCIETARIZZAZIONE RETE,
TELECOM ITALIA
martedì 21 maggio 2013
DIGNITÀ E DIRITTI UMANI Campagna per tre leggi di civiltà: Tortura, Carcere, Droghe
Con una sentenza all’inizio dell’anno la Corte Europea dei Diritti Umani
ha condannato l’Italia per trattamenti disumani e degradanti, in
relazione allo stato delle carceri. L’Italia ha un anno di tempo per
ripristinare le condizioni dello stato di diritto
e l’osservanza della Costituzione. Il Presidente Napolitano ha definito
il sovraffollamento carcerario una questione di “prepotente urgenza” e
di recente ha rivolto l’ennesimo invito perché siano approvate misure
strutturali per porre fine alle disumane condizioni
delle carceri.
Il sovraffollamento non è una calamità naturale né un mostro
invincibile: basta cambiare le leggi criminogene alla radice del
fenomeno, prima fra tutte la legge sulla droga. Solo l’anno scorso sono
entrate in prigione per violazione della normativa antidroga
28.000 persone (fra consumatori e piccoli spacciatori), mentre sono
oltre 15.000 i tossicodipendenti ristretti su un totale di 67.000: la
metà dei detenuti ammassati e stipati nelle patrie galere hanno a che
fare con la legge sulle droghe. E’ urgente la cancellazione
delle norme più deleterie e “affolla-carcere” della legge sulle droghe,
al fine di evitare l’arresto agli accusati di detenzione di sostanze
stupefacenti per fatti di “lieve entità” e per far uscire i
tossicodipendenti e destinarli a programmi alternativi
(oggi preclusi da vincoli assurdi e dall’applicazione della legge
Cirielli sulla recidiva).
Occorre dare applicazione alle proposte del Consiglio Superiore della
Magistratura, in particolare eliminando le norme di tipo emergenziale,
dagli automatismi sulla custodia cautelare alla legge Cirielli sulla
recidiva, dal reato di clandestinità alle misure
di sicurezza e prevedendo un meccanismo di messa alla prova, di misure
alternative e di numero chiuso.
Su queste linee sono state elaborate tre proposte di legge di iniziativa
popolare, sostenute da un vasto Cartello di organizzazioni e
associazioni impegnate sul terreno della giustizia, del carcere e delle
droghe: la prima propone l’inserimento nel Codice Penale
del reato di tortura secondo la definizione data dalla Convenzione
delle Nazioni Unite; la seconda interviene in materia di diritti dei
detenuti e di riduzione dell’affollamento penitenziario. La terza si
propone di modificare la legge sulle droghe nei punti
più odiosi che provocano tanta carcerazione inutile. Sosteniamo le tre
proposte di legge e invitiamo tutti e tutte a sottoscriverle.
Il 15 marzo si riunirà il nuovo Parlamento e inizia una legislatura
certamente difficile. Ci auguriamo che nell’agenda del nuovo governo
siano presenti punti precisi e qualificanti. Fra questi, i temi della
giustizia, del carcere, della droga dovrebbero entrare
nell’agenda delle priorità. Ci appelliamo con forza al Parlamento
perché dedichi subito una sessione speciale all’esame di provvedimenti
urgenti per il carcere.
Chiediamo infine la nomina di un ministro della Giustizia capace di
rompere le logiche di potere e corporative che hanno fin qui impedito di
operare le scelte necessarie e indifferibili. Pretendiamo una netta
discontinuità nella responsabilità del Dipartimento
delle Politiche Antidroga, che ha perseguito politiche dannose e
fallimentari in nome dell’ideologia punitiva e proibizionista.
Le condizioni inumane delle nostre carceri mettono in gioco la
credibilità democratica del nostro paese. Noi non intendiamo essere
complici, neppure per omissione, dell’illegalità quotidiana. Invitiamo
tutti e tutte a fare altrettanto.
Sostenete la campagna “Carcere, droghe e diritti umani” aderendo on line e firmando aibanchetti e
alle iniziative le
tre leggi di iniziativa popolare.
Associazioni Promotrici:
A Buon diritto, Acat Italia, Associazione difensori di Ufficio, A Roma,
insieme - Leda Colombini, Antigone, Arci,
Associazione Federico Aldrovandi, Associazione nazionale giuristi
democratici, Associazione Saman, Bin Italia, Consiglio italiano per i
rifugiati - Cir, Cgil, Cgil – Fp, Conferenza nazionale volontariato
giustizia, Cnca, Coordinamento dei Garanti dei diritti
dei detenuti, Fondazione Giovanni Michelucci, Forum Droghe, Forum per
il diritto alla salute in carcere, Giustizia per i Diritti di
Cittadinanzattiva Onlus, Gruppo Abele, Gruppo Calamandrana, Il detenuto
ignoto, Itaca, Libertà e Giustizia, Medici contro la
tortura, Naga, Progetto Diritti, Ristretti Orizzonti, Rete della
Conoscenza, Società della Ragione, Società italiana di Psicologia
penitenziaria, Unione Camere penali italiane, Vic – Volontari in carcere
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sovraffollamento carceri,
tortura
venerdì 17 maggio 2013
Chi davvero mette i diversi in gabbia
In occasione della giornata indetta dall'Onu in difesa dei diritti degli omosessuali pubblichiamo il testo integrale di un articolo di Michela Marzano apparso sul Corriere della Sera del 5 maggio scorso.
Chi davvero mette i «diversi» in gabbia
C aro direttore, non si può non reagire di fronte ai problemi che i diritti delle minoranze sembrano porre oggi all'Italia. Dopo le polemiche di ieri, il Presidente Letta ha ritirato le deleghe alle Pari Opportunità alla neo-nominata Michaela Biancofiore, ufficialmente per «mancanza di sobrietà» nelle interviste rilasciate. Ma il problema, ovviamente, non è questo. Il problema è la sostanza delle dichiarazioni della Biancofiore che mostrano bene l'incapacità di una parte del mondo politico italiano di prendere sul serio il tema delle Pari Opportunità. Al punto che è lecito domandarsi se questo problema non rappresenti oggi la questione «divisiva» per eccellenza. In un momento in cui, in Europa, si moltiplicano le leggi capaci di tutelare i diritti di tutti promuovendo l'uguaglianza nella differenza, l'Italia continua a restare l'ultima della classe, costruendo barriere insormontabili tra «noi» e «voi», «bianchi» e «neri», «eterosessuali» e «omosessuali».A pochi giorni dalla giornata mondiale contro l'omofobia (17 maggio), è triste leggere nel suo giornale che per Michaela Biancofiore «ormai gli omosessuali sono una casta, si sono messi in una gabbia, si autodiscriminano». Dichiarazioni del genere non solo portano pregiudizio alle associazioni gay, lesbiche e trans, ma cancellano anche, in poche battute, anni e anni di lotte per il riconoscimento dei diritti di tutte le minoranze. Parlare di «autodiscriminazione», significa non capire tutti gli sforzi e i sacrifici fatti nel corso del Novecento da coloro che, rimasti per secoli nell'ombra, hanno cercato il modo di acquisire visibilità. Non solo gli omosessuali, ma anche le donne, le persone di colore, i disabili. Tutti coloro che, per secoli, sono stati appunto emarginati perché «diversi», e quindi costretti ad organizzarsi in associazioni per la difesa dei propri diritti: rivendicare la propria omosessualità ? ma lo stesso discorso vale per il colore della propria pelle, come ci ha ricordato con coraggio e umiltà Cécile Kyenge ? non significa «mettersi in gabbia», ma chiedere che la propria differenza non comporti né esclusione, né giudizi di valore. Il modo in cui vengono trattate in Italia le Pari Opportunità è sintomatico dell'arretratezza di una parte del nostro Paese. Se si analizza la grammatica del potere, ci si rende infatti perfettamente conto che quest'ultimo si è costruito e consolidato proprio grazie all'assenza di visibilità delle minoranze. L'oscurità ha reso invisibile non solo la verità, ma anche le persone. È per questo che la lotta per farsi vedere e sentire è diventata un aspetto fondamentale della lotta per i diritti da parte delle donne, delle persone di colore, degli omosessuali. È solo quando si rivendica la propria diversità come parte della propria identità che si può uscire dall'afasia e ci si può battere per il riconoscimento dei propri diritti. Dietro queste rivendicazioni, c'è sempre e solo una domanda di riconoscimento e di accettazione della propria identità, delle proprie differenze, delle proprie specificità. Non si tratta di pretendere che le proprie idee e i propri valori siano approvati o condivisi da tutti. Si tratta solo di fare in modo che tutti abbiano il diritto di esprimersi e di rivendicare i propri diritti, senza per questo essere stigmatizzati dall'esclusione.Certo l'Altro, in quanto «altro», disturba e sconcerta. A causa della sua «differenza», l'altro obbliga ognuno di noi a interrogarsi sul ruolo che l'alterità occupa nella nostra vita, e sullo spazio che siamo disposti a darle. L'altro è il contrario dell'ordinario e dell'abituale. È per questo che lo si rifiuta: ci fa paura perché richiama quella «stranezza inquietante» di cui parlava Freud, il fatto cioè che ognuno di noi porti all'interno di sé una parte sconosciuta, una zona d'ombra. Ecco perché le nozioni di «normalità» e «natura» sono spesso state utilizzate per erigere barriere tra «noi» e gli «altri», accusando spesso proprio gli «altri» di «autodiscriminarsi» e «mettersi in una gabbia». Ma non è proprio il fatto di considerare gli «altri» come «altro rispetto a noi» che li costringe a rivendicare per sé dei diritti? Cerchiamo allora di non confondere tutto, invertendo «cause» e «conseguenze». Perché in fondo siamo noi ad avere messo i «diversi» in una gabbia. Non sarebbe allora opportuno che l'Italia fosse capace di avere posizioni europee non solo nel campo economico ma anche in tema di diritti?Filosofa, docente alla Université Paris DescartesRIPRODUZIONE RISERVATA
Marzano Michela
Pagina 33
(05 maggio 2013) - Corriere della Sera
(05 maggio 2013) - Corriere della Sera
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onu
sabato 16 marzo 2013
Documento RSU Lombardia su confronto in corso con Telecom Italia
Le RSU SLC-FISTEL-UILCOM di Milano e Lombardia, riunitisi in data 15/03/13 presso la sala RSU di via Marco Aurelio 28 Milano, hanno concordato le seguenti proposte da condividere nelle assemblee con i lavoratori in prospettiva della conclusione della trattativa
sulla riorganizzazione aziendale prevista a Roma il 25 marzo p.v.
1) In un contesto di grandi sacrifici richiesti ai lavoratori, l’azienda deve impegnarsi a sospendere l’erogazione di ogni forma premiale e di incentivazione unilaterali.
2) Tutte le risorse disponibili in azienda devono essere concentrate per garantire a tutti i lavoratori un importo del PDR profondamente diverso da quello proposto. Deve essere inoltre prevista una quota a compensazione della mancata erogazione del secondo semestre 2012 proporzionale agli importi previsti per il triennio 2013-2015.
3) Si ritiene necessario ridurre la franchigia prevista ad inizio e fine turno per i pandisti (soprattutto per quelli che lo diventeranno contro la loro volontà). Inoltre, pur condividendo l’istituzione della banca ore in OA, si richiede che siano escluse da
essa, e pagate quindi regolarmente, le ore di straordinario prestate nei giorni festivi, domenicali ed in continuità dell’orario di lavoro (prevedendo però un tetto massimo).
4) Rendendosi disponibili sin d’ora a discutere l’adeguamento dell’orario di lavoro del Caring Services, allo scopo di poter reinternalizzare quote di attività, si richiede che tali modifiche non rendano impraticabile l’utilizzo dell’orario P.T. e non annullino gli
istituti e gli accordi esistenti che permettono una migliore conciliazione vita/lavoro.
In conclusione si ritiene essenziale che l’eventuale accordo preveda periodici momenti di verifica sullo stato delle reinternalizzazioni previste, necessarie al ritiro definitivo della societarizzazione del Caring prima , ed all’assorbimento di tutti gli esuberi dichiarati dopo.
sulla riorganizzazione aziendale prevista a Roma il 25 marzo p.v.
1) In un contesto di grandi sacrifici richiesti ai lavoratori, l’azienda deve impegnarsi a sospendere l’erogazione di ogni forma premiale e di incentivazione unilaterali.
2) Tutte le risorse disponibili in azienda devono essere concentrate per garantire a tutti i lavoratori un importo del PDR profondamente diverso da quello proposto. Deve essere inoltre prevista una quota a compensazione della mancata erogazione del secondo semestre 2012 proporzionale agli importi previsti per il triennio 2013-2015.
3) Si ritiene necessario ridurre la franchigia prevista ad inizio e fine turno per i pandisti (soprattutto per quelli che lo diventeranno contro la loro volontà). Inoltre, pur condividendo l’istituzione della banca ore in OA, si richiede che siano escluse da
essa, e pagate quindi regolarmente, le ore di straordinario prestate nei giorni festivi, domenicali ed in continuità dell’orario di lavoro (prevedendo però un tetto massimo).
4) Rendendosi disponibili sin d’ora a discutere l’adeguamento dell’orario di lavoro del Caring Services, allo scopo di poter reinternalizzare quote di attività, si richiede che tali modifiche non rendano impraticabile l’utilizzo dell’orario P.T. e non annullino gli
istituti e gli accordi esistenti che permettono una migliore conciliazione vita/lavoro.
In conclusione si ritiene essenziale che l’eventuale accordo preveda periodici momenti di verifica sullo stato delle reinternalizzazioni previste, necessarie al ritiro definitivo della societarizzazione del Caring prima , ed all’assorbimento di tutti gli esuberi dichiarati dopo.
venerdì 15 marzo 2013
Confronto Telecom Italia e Sindacati su solidarietà, esuberi, riorganizzazione
Tutti i documenti che riassumono lo stato dell'arte subito prima delle assemblee sono qua:
http://goo.gl/HpGfw.
In Lombardia le assemblee sono previste per settimana prossima. Tutte le RSU delle regione si stanno confrontando, stamattina. Il confronto con l'azienda è previsto che riparta il 25 marzo.
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hashtag: #confrontotelecomsolidarietà
http://goo.gl/HpGfw.
In Lombardia le assemblee sono previste per settimana prossima. Tutte le RSU delle regione si stanno confrontando, stamattina. Il confronto con l'azienda è previsto che riparta il 25 marzo.
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