29 APRILE 2010: ROZZANO
- ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI -
Egregio Dr. Galateri, egregio Dr. Bernabè, signori azionisti,
l’intervento che mi accingo a fare come azionista dipendente e anche come delegato sindacale della SLC/CGIL vuole essere l’occasione per portare in questa sede la voce della risorsa principale che un’azienda ha e cioè i lavoratori non illudendoci di avere oggi tutte le risposte ai nostri dubbi e quesiti, ma ritenendo indispensabile che i vertici aziendali e la proprietà tutta sappiano qual è la situazione che i dipendenti Telecom stanno vivendo ed il loro stato d’animo.
Da un po’ di anni la condizione lavorativa interna alla Telecom si è ahimè modernizzata, ma non in senso migliorativo, bensì portando all’interno dell’azienda problematiche che un tempo sembravano non appartenerci e che oggi viceversa sono patrimonio diffuso ed in linea con l’intero mondo del lavoro.
Abbiamo tutti vissuto con rabbia e amarezza la progressiva decadenza della nostra azienda causata dal fatto che per troppo tempo la classe dirigente ha anteposto i propri interessi a quelli dell’azienda, arrivando con comportamenti poco etici a provocare grandi danni, in un contesto di Mercato sempre più’ complesso, con uno scenario in cui i cambiamenti tecnologici sono veloci e continui e operando in un contesto nazionale in cui sono venuti meno i vantaggi dell’operare come monopolista, dovendosi misurare con una concorrenza inizialmente nazionale e sempre più, in nome della decantata globalizzazione, internazionale
Se alcune di queste vicende sono state inevitabilmente subite dall’azienda o addirittura imposte considerando che, come è avvenuto nel caso del patrimonio immobiliare, erano pensate a palese danno della Telecom da chi all’epoca ne era alla guida e ne ha tratto benefici come altro soggetto giuridico nell’arcipelago Pirelli, altre (e mi riferisco al cattivo esito di quelle di tipo commerciale in termini di nuovi servizi offerti, di loro lancio e di supporto commerciale alla clientela) sono state tutte generate e vissute all’interno.
Rispetto a queste ultime per contro non sono però conseguite in tal senso operazioni di riposizionamento e senza, soprattutto, che si analizzasse mai a fondo il perché di tali operazioni fallite e si prendessero provvedimenti seri e concreti verso gli autori di tali autogol. Addirittura in qualche caso si è provveduto ad una promozione sul campo quasi in ossequio al famoso e tristemente noto motto “Promuovi per rimuovere” ma sempre nell’ambito del Gruppo.
Le recenti vicende giudiziarie, in primis quella relativa a TI Sparkle, hanno ulteriormente buttato discredito e fango sull’immagine del Gruppo e di Telecom in particolare oltre a determinare pesanti ricadute di tipo economico e non riteniamo che il quadro che ne scaturisce aiuti a rinforzare la sensazione di un’azienda con le idee chiare e soprattutto guidata da uno stato maggiore forte in termini di credibilità e, in alcuni casi, anche di rispettabilità.
Bene caro Presidente, caro AD e cari azionisti, l’azienda e il suo futuro sono un patrimonio da salvaguardare per gli azionisti, per i dipendenti e anche per il Paese Italia, poichè la rete e i servizi ICT costituiscono un’infrastruttura di base indispensabile per una nazione.
Oggi non assistiamo a uno scenario di forte rilancio degli investimenti, come richiederebbe un mondo delle telecomunicazioni che fa dei nuovi servizi la chiave di successo, sfruttando anche le eccellenze in termini di ricerca e know-how che abbiamo nel Gruppo ed a Torino in particolare (pensiamo a TILab, o quello che ormai ne rimane dopo una politica di anni finalizzata a non valorizzare il patrimonio di innovazione e ricerca).
In realtà siamo di fronte ad una Società in cui si preannunciano contrazioni di ricavi, nessun piano di ammodernamento della rete né in prima persona né in collaborazione con altri soggetti, un sempre maggiore abbandono di obiettivi di internazionalizzazione dell’azienda fatta eccezione per la gallina dalle uova d’oro rappresentata da TIM Brasile (sperando che duri), una mancanza totale di una visione strategica.
Il solo obiettivo chiaro e “strategico” che l’azienda sembra avere in questo momento è quello di ridurre un indebitamento, che ricordo essere stato causato ed incrementato da cattive gestioni passate. Questo obiettivo, nella pratica, sta diventando la scusa che giustifica il camminare con il freno a mano tirato, perdendo in competitività sul mercato, immagine e, soprattutto, in ricavi.
Questo è lo scenario che abbiamo oggi di fronte come lavoratori e ci domandiamo e vi domando:
qual è la responsabilità che abbiamo noi in tutta questa vicenda? Siamo forse noi gli autori delle strategia sbagliate o forse non lo sono stati quei manager lautamente pagati e in qualche caso anche premiati?
quali sono le prospettive che ci attendono in una situazione in cui assistiamo a fenomeni di delocalizzazione di interi servizi sempre più marcati o a operazioni di spin off già avvenute o preannunciate?
possibile che anziché lottare tutti insieme, noi come risorsa di questa azienda e voi come manager si debba assistere ad una navigazione a vista in mezzo alle nebbie e senza sonar e come lavoratori avere la sola certezza di essere un costo da ridurre costantemente e inarrestabilmente?
quanti lavoratori dovranno ancora abbandonare questa azienda considerando che in 16 anni, dal 1994 ad oggi, l’intero gruppo Telecom ha più che dimezzato la propria forza lavoro passando da oltre 120.000 addetti a circa 55.000 unità e in occasione della presentazione del Piano Industriale il 19 aprile sono stati preannunciati ulteriori esuberi?
è moralmente accettabile che si decida di remunerare il capitale investito con la corresponsione di un seppur contenuto dividendo e le risorse principali le si attinga ancora una volta riducendo i costi fissi legati alla forza lavoro?
ed è altrettanto moralmente accettabile che in tale contesto si continui ad assistere ad una politica remunerativa del management aziendale che passa attraverso distribuzione di premi obiettivizzati in qualche caso scandalosi e con remunerazioni e benefit, a partire dalla sua, caro dott. Bernabè, che continuano a crescere in modo esponenziale? Mi pare una logica votata alla privatizzazione degli utili ed alla socializzazione delle perdite che non ci sentiamo di condividere e che soprattutto vediamo priva di prospettive.
Questi quesiti che possono sembrare più adatti ad una riunione politico/sindacale che ad una Assemblea societaria sono invece secondo noi quanto mai pertinenti.
I Signori azionisti, che investono i loro capitali in Telecom Italia, investono sia sulla base dei progetti futuri che l’Azienda prospetta, sia sulla professionalità, sulla volontà e sull’impegno dei lavoratori che sono la garanzia di successo dei piani futuri. Tali elementi nel corso degli anni non sono mai venuti meno e in tal senso vogliamo incentivare i Signori Azionisti ad investire ancora in Telecom Italia e con rinnovato interesse sperando che anche qua non si sia in presenza di meri ed esclusivi ragionamenti finanziari che le vicende di questi ultimi due anni hanno dimostrato a livello mondiale di non poter reggere se non sono supportati da realtà produttive, da progetti concreti e non solo da chimere speculative. .
Riteniamo però altrettanto importante che siano note le difficoltà che i lavoratori stanno vivendo. Nel corso di questi anni di lavoro, troppo sovente la professionalità è stata messa in discussione da sistemi, procedure e tempistiche che talvolta non hanno permesso di raggiungere la piena efficienza e la soddisfazione totale della clientela. Per questo, riteniamo necessaria un’attenta rivisitazione di tali sistemi e procedure, che devono diventare utili strumenti, con i quali svolgere il lavoro e che non devono essere di ostacolo, nel raggiungimento degli obiettivi.
Non solo, ma possiamo addirittura affermare che sembra che l’azienda abbia voluto perseguire politiche di impoverimento della professionalità dei dipendenti stessi, arrecando loro un ulteriore danno e rendendoli fragili e vulnerabili rispetto ad un mercato del lavoro che sta cambiando radicalmente.
Contemporaneamente il clima aziendale, che spesso viene sondato con questionari di dubbia efficacia, oggi non volge al bello e l’aver letto che recentemente la Telecom è stata premiata tra le migliori 25 aziende italiane francamente stride con la realtà che quotidianamente noi lavoratori viviamo. Come possono incidere positivamente minacce di continue riorganizzazioni, cessioni di rami d’azienda, spostamenti da un settore ad un altro senza un quadro di riferimento chiaro e, non ultimo per importanza, un metodo di valutazione del personale che non lo coinvolge su obiettivi, che non è frutto di confronto ma solo, quando va bene, di lettura di un giudizio finale ed in cui sono stabilite a priori ed a tavolino le percentuali in cui i lavoratori debbono essere classificati: tutto ciò sa di partita truccata.
E’ inevitabile che in uno scenario come quello attuale, i lavoratori abbiano perso fiducia nei responsabili e nella gestione sino ad ora condotta.
Chiediamo una classe dirigente pronta ed attenta a motivare i lavoratori, con la quale lavorare gomito a gomito, che utilizzi una costante comunicazione con i lavoratori, nell’ottica della condivisione del percorso verso obiettivi comuni. Chiediamo una classe dirigente che rispetti la professionalità, l’impegno e la dedizione del personale. Chiediamo una classe dirigente che venga realmente valutata anche per i risultati conseguiti e quindi premiata quando lo merita, ma realmente responsabilizzata quando invece i risultati sono negativi: non ci pare che oggi ciò avvenga in modo obiettivo.
Questa era un’Azienda sana di cui l’attuale è una lontana parente e una cosa era presente all’epoca e continua ad esserlo oggi: la risorsa umana.
Qualche settimana fa, proprio dopo l’esplosione del caso Sparkle, lei dott. Bernabè ha inviato a tutti i dipendenti una lettera ricca di belle parole, di richiami al senso di appartenenza, di sottolineatura dei valori etici a cui da sempre questa Azienda si ispira e con un esplicito invito a continuare ad operare per farla crescere: davvero la lettera di un buon padre di famiglia che si rivolge ai suoi componenti, ma ci credono tutti i componenti?
Noi come lavoratori azionisti ed a nome anche dei lavoratori non azionisti ma comunque legati alla Telecom riteniamo che si possa ripartire e ci crediamo anche come speranza di questo Paese Italia nella cui economia uno spazio grande ha sempre avuto la nostra azienda e deve continuare ad averlo.
Non crediamo che la soluzione possa essere un’altra vicenda Alitalia ma chiediamo che ci vengano date quelle indicazioni chiare che facciano intravedere un rilancio di questa azienda in assenza delle quali ci chiediamo quali prospettive abbiano gli azionisti oggi riuniti e quel patrimonio di cuori, cervelli ed esperienze che popolano la nostra azienda.
Agendo solo sui lavoratori non solo si compie un’operazione ingiusta ed iniqua, ma non si garantisce neanche il ritorno economico che chi ha investito capitali si aspetta. Un’auto senza motore è bella a vedersi ma non serve: gli investimenti e le persone che lavorano in questa Azienda sono il motore.
Caro dott. Bernabè facciamola correre quest’auto.
E con questo ringrazio per l’attenzione prestata ed auguro un buon proseguimento dei lavori.
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venerdì 30 aprile 2010
giovedì 29 aprile 2010
MANIFESTAZIONE DEL 29 APRILE 2010 ROZZANO
Oggi 29 aprile si è svolta una grande manifestazione unitaria, in contemporanea all'Assemblea degli azionisti. Come rappresentanti sindacali e lavoratori abbiamo celebrato il funerale di Telecom Italia (noi lo abbiamo celebrato, non Beppe Grillo, perchè gli striscioni, la bara, la corona di fiori e tutto il resto lo abbiamo preparato noi della CGIL, non altri).
Perché il funerale di Telecom?
Perché l'azienda non ha futuro con le scelte che l'attuale management fa:
- dividendi agli azionisti
- niente investimenti sulla rete, sulla qualità, sui clienti
- cessione dell'Informatica aziendale, seguita poi da licenziamenti (che però saranno fatti da altre aziende, così Telecom potrà dire, come già ha detto settimana scorsa sul Corriere della Sera il Presidente Galateri, che "non licenzia nessuno")
- dispersione e depauperamento delle professionalità
- scelte solo finanziarie di breve termine, a servizio del debito e del capitale (non chiamiamolo capitale di rischio, per favore, perché non rischiano nulla)
- nessuna scelta di rilancio di medio periodo.
- esuberi ulteriori (6.822) quando ci sono già migliaia di colleghi in contratto di solidarietà (Directory Assistance) e migliaia di colleghi (IT Telecom) che rischiano il posto di lavoro.
TELECOM ITALIA DEVE INVECE TORNARE AD ESSERE UN'AZIENDA INDUSTRIALE VERA, GOVERNATA DA MANAGER CON UNA VISIONE INDUSTRIALE DI MEDIO PERIODO, CHE INTERNALIZZI ATTIVITA' INDUSTRIALI E NON RINUNCI AD ESSE.
Tra poco vedrete le foto della manifestazione.
CGIL CISL e UIL hanno ottenuto, dopo alcuni momenti di tensione con le forze dell'ordine (chissà perchè erano in tenuta antisommossa, con tanto di scudo e elmetto: i dipendenti licenziati fanno così paura?) di entrare con una delegazione e di essere ricevuti dal capo del personale, Migliardi. Ovviamente l'incontro era simbolico, ma è stato comunque un segno che la nostra protesta ha raggiunto le stanze vellutate dei manager di Telecom Italia.
La nostra lotta continuerà, contro gli esuberi, contro le cessioni di ramo d'azienda IT, per un'azienda che abbia un futuro, per l'occupazione, i lavoratori e le loro famiglie.
Siamo al fianco dei lavoratori e chiediamo a tutti i lavoratori di essere al nostro fianco per questa battaglia.
A presto.
Perché il funerale di Telecom?
Perché l'azienda non ha futuro con le scelte che l'attuale management fa:
- dividendi agli azionisti
- niente investimenti sulla rete, sulla qualità, sui clienti
- cessione dell'Informatica aziendale, seguita poi da licenziamenti (che però saranno fatti da altre aziende, così Telecom potrà dire, come già ha detto settimana scorsa sul Corriere della Sera il Presidente Galateri, che "non licenzia nessuno")
- dispersione e depauperamento delle professionalità
- scelte solo finanziarie di breve termine, a servizio del debito e del capitale (non chiamiamolo capitale di rischio, per favore, perché non rischiano nulla)
- nessuna scelta di rilancio di medio periodo.
- esuberi ulteriori (6.822) quando ci sono già migliaia di colleghi in contratto di solidarietà (Directory Assistance) e migliaia di colleghi (IT Telecom) che rischiano il posto di lavoro.
TELECOM ITALIA DEVE INVECE TORNARE AD ESSERE UN'AZIENDA INDUSTRIALE VERA, GOVERNATA DA MANAGER CON UNA VISIONE INDUSTRIALE DI MEDIO PERIODO, CHE INTERNALIZZI ATTIVITA' INDUSTRIALI E NON RINUNCI AD ESSE.
Tra poco vedrete le foto della manifestazione.
CGIL CISL e UIL hanno ottenuto, dopo alcuni momenti di tensione con le forze dell'ordine (chissà perchè erano in tenuta antisommossa, con tanto di scudo e elmetto: i dipendenti licenziati fanno così paura?) di entrare con una delegazione e di essere ricevuti dal capo del personale, Migliardi. Ovviamente l'incontro era simbolico, ma è stato comunque un segno che la nostra protesta ha raggiunto le stanze vellutate dei manager di Telecom Italia.
La nostra lotta continuerà, contro gli esuberi, contro le cessioni di ramo d'azienda IT, per un'azienda che abbia un futuro, per l'occupazione, i lavoratori e le loro famiglie.
Siamo al fianco dei lavoratori e chiediamo a tutti i lavoratori di essere al nostro fianco per questa battaglia.
A presto.
TELECOM: APERTE LE PROCEDURE CONTRO PIANO INDUSTRIALE
Roma, 28 Aprile 2010
TELECOM: APERTE LE PROCEDURE CONTRO PIANO INDUSTRIALE
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, a seguito della riunione dei rispettivi coordinamenti nazionali ribadiscono il giudizio negativo sul piano industriale presentato di Telecom, fatto di riduzione degli investimenti, tagli al personale, assenza di una strategia di rilancio e per tanto hanno deciso di aprire le procedure per la dichiarazione di sciopero nazionale a livello di gruppo.
Al fine di ottenere una visione più complessiva chiederemo inoltre all’azienda incontri informativi con lo scopo di avere visibilità su temi importanti ma ancora non chiari. In particolare sul tema delle dismissioni, sulle politiche di appalto, sul sistema della rete e relativi investimenti e sulle strategie internazionali. Questo al fine di completare un quadro e fornire ai lavoratori tutti i dettagli ancora mancanti.
Proseguiremo nella mobilitazione che ha visto già nella manifestazione del 23 marzo contro l’esternalizzazione dell’informatica un momento importante e chiederemo di ritirare i licenziamenti, garantire investimenti, dare una strategia di sviluppo industriale all’azienda.
Punti che dovranno vivere nel confronto con l’attuale management Telecom, partendo già dalla prossima verifica prevista per maggio sui colleghi dell’Ade.
Le Segreterie Nazionali invitano inoltre le strutture territoriali nel proseguire con le iniziative di sensibilizzazione verso i Lavoratori e l’opinione pubblica.
A termine della fase di integrazione dell’informativa sul piano industriale verrà effettuata una forte iniziativa di assemblee unitarie su tutti i luoghi di lavoro al fine di ampliare al massimo la partecipazione delle lavoratrici e lavoratori di Telecom Italia.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL
TELECOM: APERTE LE PROCEDURE CONTRO PIANO INDUSTRIALE
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, a seguito della riunione dei rispettivi coordinamenti nazionali ribadiscono il giudizio negativo sul piano industriale presentato di Telecom, fatto di riduzione degli investimenti, tagli al personale, assenza di una strategia di rilancio e per tanto hanno deciso di aprire le procedure per la dichiarazione di sciopero nazionale a livello di gruppo.
Al fine di ottenere una visione più complessiva chiederemo inoltre all’azienda incontri informativi con lo scopo di avere visibilità su temi importanti ma ancora non chiari. In particolare sul tema delle dismissioni, sulle politiche di appalto, sul sistema della rete e relativi investimenti e sulle strategie internazionali. Questo al fine di completare un quadro e fornire ai lavoratori tutti i dettagli ancora mancanti.
Proseguiremo nella mobilitazione che ha visto già nella manifestazione del 23 marzo contro l’esternalizzazione dell’informatica un momento importante e chiederemo di ritirare i licenziamenti, garantire investimenti, dare una strategia di sviluppo industriale all’azienda.
Punti che dovranno vivere nel confronto con l’attuale management Telecom, partendo già dalla prossima verifica prevista per maggio sui colleghi dell’Ade.
Le Segreterie Nazionali invitano inoltre le strutture territoriali nel proseguire con le iniziative di sensibilizzazione verso i Lavoratori e l’opinione pubblica.
A termine della fase di integrazione dell’informativa sul piano industriale verrà effettuata una forte iniziativa di assemblee unitarie su tutti i luoghi di lavoro al fine di ampliare al massimo la partecipazione delle lavoratrici e lavoratori di Telecom Italia.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL
martedì 27 aprile 2010
MANIFESTAZIONE DEL 29 APRILE A ROZZANO (sede dell'Assemblea degli azionisti di Telecom Italia)
“I grandi azionisti di Telecom Italia che si riuniranno lo stesso giorno a Rozzano per l`annuale assemblea dei soci devono guardare in faccia le migliaia di lavoratori che perderanno il posto, esclusivamente per far felice qualche finanziere e continuare nella spregiudicata politica dei dividendi ad ogni costo”.
Il piano industriale di Telecom “taglia investimenti scarica sui lavoratori le strategie esclusivamente finanziare del management, con ulteriori 6.800 esuberi, continua a mortificare settori strategici come l'informatica, la rete ed i customer.
Per queste ragioni, il 29 aprile lavoratori e rappresentanti sindacali di tutta Italia saranno a Rozzano per protestare in contemporanea all`assemblea dei soci, chiedendo che il piano industriale venga radicalmente cambiato”.
Il piano industriale di Telecom “taglia investimenti scarica sui lavoratori le strategie esclusivamente finanziare del management, con ulteriori 6.800 esuberi, continua a mortificare settori strategici come l'informatica, la rete ed i customer.
Per queste ragioni, il 29 aprile lavoratori e rappresentanti sindacali di tutta Italia saranno a Rozzano per protestare in contemporanea all`assemblea dei soci, chiedendo che il piano industriale venga radicalmente cambiato”.
domenica 25 aprile 2010
25 APRILE 2010 - festa di liberazione dal nazifascismo
L'appello dell'ANPI
Qui di seguito il testo dell'appello lanciato dall'ANPI per il 65° anniversario della liberazione che ha per titolo "25 aprile: uniti per la difesa e l'attuazione della Costituzione".
Il 25 aprile cade quest'anno in un momento di crisi politica e sociale senza precedenti. E' sotto gli occhi di tutti il totale vuoto da parte del governo degli interventi che si renderebbero necessari per affrontare la gravissima situazione economico e sociale in atto. Situazione che colpisce sempre di più l'occupazione, le condizioni di vita delle famiglie e le prospettive dei giovani.
Un vuoto che la maggioranza al potere vorrebbe colmare mediante una falsa rappresentazione mediatica della realtà.
Questa destra berlusconiana è dedita essenzialmente a trasformare il nostro sistema politico da quello parlamentare, conforme ai principi e alle regole disegnate dalla Costituzione, ad un sistema autoritario e personale non più soggetto alle forme e ai limiti previsti dalle Istituzioni di garanzia. Ciò avviene attraverso una serie di iniziative della maggioranza di governo, e in particolare dell'attuale premier, che sta creando nel nostro Paese una drammatica contrapposizione tendente a realizzare, e in parte ha già realizzato, un vero e proprio mutamento di regime.
Il momento è grave, ed è in relazione ad esso che l'ANPI lancia un appello affinché questo 25 aprile, festa della Liberazione d'Italia dai totalitarismi fascista e nazista, divenga un grande momento di mobilitazione civile e unitaria, di presa di coscienza da parte di tutti gli italiani per la difesa e l'affermazione dei principi e dei valori della Costituzione.
Tutto questo nella memoria del significato profondo che ha avuto nella storia d'Italia la lotta di Liberazione nazionale per la fondazione repubblicana e costituzionale che è stata, e deve continuare ad essere la bussola per il presente e il futuro della nostra democrazia.
La presidenza e la segreteria nazionale dell'ANPI
venerdì 23 aprile 2010
IL PIANO INDUSTRIALE DI TELECOM ITALIA: LA POSIZIONE DI SLC CGIL
COMUNICATO
Nella giornata di lunedì 19/4/2010, si è tenuto un incontro tra Telecom Italia e le Segreterie Nazionali SLC-CGIL, FISTeL- CISL e UILCOM-UIL congiuntamente alle Segreterie Confederali di CGIL, CISL e UIL per un’illustrazione del piano industriale 2010/2012.
In premessa Telecom Italia ha spiegato che in coerenza con le prassi in essere già da qualche anno siamo in presenza di un aggiornamento annuale dei precedenti Piani Industriali del 2008/2010 e 2009/2011, ribadendo la persistenza di uno scenario macroeconomico che vede l’Italia con una crescita più bassa della media dell’Europa occidentale pari ad un P.I.L. al 1,4 nel triennio 2010/2012 (Italia 1,1), ed una riduzione dei ricavi sui servizi voce fissa.
In una fase congiunturale come quella che l’economia ha vissuto nell’ultimo anno, sempre secondo Telecom Italia, i gestori di telefonia mobile come TIM, che si caratterizzavano con un posizionamento delle tariffe medio alte, sono stati fortemente penalizzati dalla crisi del mercato.
L’eccesso di capacità produttiva, lo scenario competitivo che sta fortemente mutando con l’avvento di nuovi competitori (vedi google) che si avvalgono di piccole strutture di costo pur raggiungendo quote considerevoli di fatturato, sarebbero gli ulteriori elementi dello scenario attuale, di fronte ai quali la priorità del gruppo è rappresentato dal mantenimento dei margini.
In sostanza Telecom ha presentato un progetto che prevede nell’arco del triennio una serie di razionalizzazioni che ammontano a circa 1,8 MLD distribuito su tutte le aree dell’azienda, una riduzione del cash flow ed una posizione finanziaria netta che porterebbe il debito netto nel 2012 a circa 28 MLD con una riduzione di 5 MLD di euro rispetto all’attuale, ribadendo inoltre che il processo di efficentamento previsto per il personale ammonta a 0,4 MLD e si concretizza in un residuo di eccedenze dei precedenti piani pari a 2300 lavoratori ed un’ulteriore eccedenza di 4522 unità nel periodo 2010/2012 per un totale di 6822 lavoratori.
SLC-CGIL, unitamente alla confederazione, ha espresso un giudizio complessivo fortemente negativo nei confronti di un piano che:
• Sul piano occupazionale prevede ulteriori 6822 esuberi, senza considerare quelli già effettuati negli scorsi anni e quelli preannunciati per la parte informatica ed ancora non quantificati.
• Riduce fortemente gli investimenti.
• Prevede solo ulteriori dismissioni (tranne che per il Brasile), prefigurando il ruolo di Telecom Italia sempre più lontano da quello di un grande operatore internazionale, ruolo ormai sempre più necessario per competere con gli altri grandi concorrenti presenti sul mercato.
Inoltre la forte perplessità sul raggiungimento di un obbiettivo così ambizioso come quello della riduzione del debito, unitamente al mantenimento del dividendo per gli azionisti ed agli ulteriori tagli preannunciati prefigurano ancora una volta uno scenario nel quale i soli a pagare scelte industriali sbagliate, secondo Telecom Italia, dovranno essere ancora una volta i lavoratori.
Come SLC ricordiamo inoltre che sono ancora tutti aperti i temi riguardanti i contratti di solidarietà in ambito Directory Assistance, le delocalizzazioni di quote di lavoro sempre più consistenti in ambito 119, lo scenario confuso in cui sta avvenendo lo scorporo di IT Operation, la questione ormai vergognosa legata alla sorte dei lavoratori ex TILS oramai quasi da un anno senza lavoro e, non ultimo, il rapporto con gli outsourcers (vedi il rinnovo dei contratti con le aziende esternalizzate ex Telecom) che, in nome di principi esclusivamente ragionieristici, continua a produrre esuberi direttamente imputabili a Telecom Italia anche in quelle aziende.
Per tutti questi motivi SLC-CGIL conferma il suo giudizio nettamente negativo nel merito del piano industriale ed auspica il rafforzamento dell’iniziativa unitaria per contrastare un disegno assolutamente penalizzante per l’azienda e per i lavoratori.
Riteniamo che Telecom Italia sia ancora e debba rimanere un valore per tutto il paese ed una vertenza che ancora una volta preannuncia solo ulteriori riduzioni di personale, taglio degli investimenti e riduzione del perimetro debba vedere coinvolti tutti i soggetti responsabili: azienda, istituzioni, governo e parti sociali.
Oggi è in discussione se debba o no avere un futuro la Telecom.
Roma, 21 aprile 2010
LA SEGRETERIA NAZIONALE
Nella giornata di lunedì 19/4/2010, si è tenuto un incontro tra Telecom Italia e le Segreterie Nazionali SLC-CGIL, FISTeL- CISL e UILCOM-UIL congiuntamente alle Segreterie Confederali di CGIL, CISL e UIL per un’illustrazione del piano industriale 2010/2012.
In premessa Telecom Italia ha spiegato che in coerenza con le prassi in essere già da qualche anno siamo in presenza di un aggiornamento annuale dei precedenti Piani Industriali del 2008/2010 e 2009/2011, ribadendo la persistenza di uno scenario macroeconomico che vede l’Italia con una crescita più bassa della media dell’Europa occidentale pari ad un P.I.L. al 1,4 nel triennio 2010/2012 (Italia 1,1), ed una riduzione dei ricavi sui servizi voce fissa.
In una fase congiunturale come quella che l’economia ha vissuto nell’ultimo anno, sempre secondo Telecom Italia, i gestori di telefonia mobile come TIM, che si caratterizzavano con un posizionamento delle tariffe medio alte, sono stati fortemente penalizzati dalla crisi del mercato.
L’eccesso di capacità produttiva, lo scenario competitivo che sta fortemente mutando con l’avvento di nuovi competitori (vedi google) che si avvalgono di piccole strutture di costo pur raggiungendo quote considerevoli di fatturato, sarebbero gli ulteriori elementi dello scenario attuale, di fronte ai quali la priorità del gruppo è rappresentato dal mantenimento dei margini.
In sostanza Telecom ha presentato un progetto che prevede nell’arco del triennio una serie di razionalizzazioni che ammontano a circa 1,8 MLD distribuito su tutte le aree dell’azienda, una riduzione del cash flow ed una posizione finanziaria netta che porterebbe il debito netto nel 2012 a circa 28 MLD con una riduzione di 5 MLD di euro rispetto all’attuale, ribadendo inoltre che il processo di efficentamento previsto per il personale ammonta a 0,4 MLD e si concretizza in un residuo di eccedenze dei precedenti piani pari a 2300 lavoratori ed un’ulteriore eccedenza di 4522 unità nel periodo 2010/2012 per un totale di 6822 lavoratori.
SLC-CGIL, unitamente alla confederazione, ha espresso un giudizio complessivo fortemente negativo nei confronti di un piano che:
• Sul piano occupazionale prevede ulteriori 6822 esuberi, senza considerare quelli già effettuati negli scorsi anni e quelli preannunciati per la parte informatica ed ancora non quantificati.
• Riduce fortemente gli investimenti.
• Prevede solo ulteriori dismissioni (tranne che per il Brasile), prefigurando il ruolo di Telecom Italia sempre più lontano da quello di un grande operatore internazionale, ruolo ormai sempre più necessario per competere con gli altri grandi concorrenti presenti sul mercato.
Inoltre la forte perplessità sul raggiungimento di un obbiettivo così ambizioso come quello della riduzione del debito, unitamente al mantenimento del dividendo per gli azionisti ed agli ulteriori tagli preannunciati prefigurano ancora una volta uno scenario nel quale i soli a pagare scelte industriali sbagliate, secondo Telecom Italia, dovranno essere ancora una volta i lavoratori.
Come SLC ricordiamo inoltre che sono ancora tutti aperti i temi riguardanti i contratti di solidarietà in ambito Directory Assistance, le delocalizzazioni di quote di lavoro sempre più consistenti in ambito 119, lo scenario confuso in cui sta avvenendo lo scorporo di IT Operation, la questione ormai vergognosa legata alla sorte dei lavoratori ex TILS oramai quasi da un anno senza lavoro e, non ultimo, il rapporto con gli outsourcers (vedi il rinnovo dei contratti con le aziende esternalizzate ex Telecom) che, in nome di principi esclusivamente ragionieristici, continua a produrre esuberi direttamente imputabili a Telecom Italia anche in quelle aziende.
Per tutti questi motivi SLC-CGIL conferma il suo giudizio nettamente negativo nel merito del piano industriale ed auspica il rafforzamento dell’iniziativa unitaria per contrastare un disegno assolutamente penalizzante per l’azienda e per i lavoratori.
Riteniamo che Telecom Italia sia ancora e debba rimanere un valore per tutto il paese ed una vertenza che ancora una volta preannuncia solo ulteriori riduzioni di personale, taglio degli investimenti e riduzione del perimetro debba vedere coinvolti tutti i soggetti responsabili: azienda, istituzioni, governo e parti sociali.
Oggi è in discussione se debba o no avere un futuro la Telecom.
Roma, 21 aprile 2010
LA SEGRETERIA NAZIONALE
lunedì 19 aprile 2010
CONVOCAZIONE ASSEMBLEE Telecom Italia S.p.A di Milano
A norma dello Statuto dei Lavoratori (legge 300/70) sono convocate le seguenti assemblee dei lavoratori di Telecom Italia S.p.A di Milano aventi all’ O.d.G.:
• PREPARAZIONE DELLA MANIFESTAZIONE DEL 29 APRILE
• CESSIONE I.T.
• RIORGANIZZAZIONE TELECOM ITALIA
• VARIE ED EVENTUALI
Giovedì 22 Aprile 2010
REGINA GIOVANNA: TUTTI: 50% DALLE H.09.30 ALLE H.10.30
REGINA GIOVANNA: RESTANTE 50% DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
MELEGNANO(ESCLUSO BARONA) DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
CASSINA DE PECCHI TUTTI DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
(+MALPAGA+MASATE+MELZO+PIOLTELLO)
LORENTEGGIO (+BAGGIO+NOVARA) DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
(ESCLUSO ABBIATEGRASSO)
Venerdì 23 Aprile 2010
SFORZA TUTTI 50% DALLE H.09.30 ALLE H. 10.30
SFORZA REST. 50% DALLE H.15.08 ALLE H. 16.08
TACITO TUTTI 50% DALLE H.09.30 ALLE H.10.30
TACITO REST 50% DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
Lunedì 26 Aprile 2010
CERTOSA TUTTI DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
NEGOZI TIM CAR 1 DALLE H.09.00 ALLE H.10.00
NEGOZI TIM CAR 2 DALLE H.17.00 ALLE H.18.00
NEGOZI TIM LINATE DALLE H.19.00 ALLE H.20.00
NEGOZIO GALLERIA VITT. EMAN. DALLE H.10.00 ALLE H.11.00
NEGOZIO TIM STAZIONE CENTRALE DALLE H.15.00 ALLE H.16.00
Martedì 27 Aprile 2010
MIDIR-Tutti DALLE H.9.30 ALLE H.10.30
+Parini+Bonnet+Negozi+Piazza Affari
BARONA DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
VERCELLI +BERSAGLIO+SEMPIONE DALLE H.15.08 ALLE H.16.08 JENNER+BOSCAIOLA 50% (C/O SALA MENSA) DALLE H 9.30 ALLE H 10.30
JENNER+BOSCAIOLA REST 50% DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
JENNER+BOSCAIOLA REST 50% DALLE H.18.00 ALLE H.19.00
Mercoledì 28 Aprile 2010
CSU ROMANA +TUTTI DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
TONALE TUTTI+ STELVIO +50% DALLE H.09.30 ALLE H 10.30
TONALE +STELVIO +REST.50% + Bicocca DALLE H.15.08ALLE H.16.08
ABBIATEGRASSO TUTTI DALLE H.15.08 ALLE H 16.08
TURRO: PT + 50% (c/o sala mensa) DALLE H.09.30 ALLE H.10.30
TURRO: RESt.50% + Crescenzago DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
Escluso Volta+Bicocca
Giovedì 29 APRILE 2010
ROZZANO IT - DALLE H.09.30 ALLE H.13.30
ROZZANO (It Service) DALLE H.10.00 ALLE H.12.00
Management + Network Center) DALLE H.10.00 ALLE H.12.00
N.B. Per tutti i lavoratori I.T. di Milano e Rozzano assemblea dalle h 09.30 alle h.13.30
Per tutta la sede di Rozzano viale Toscana 3/5 assemblea dalle h.10.00 alle h.12.00
N.B. I TEMPI DI SPOSTAMENTO SONO IN P.A.
Tutti i Telelavoristi potranno recarsi alle assemblee c/o il centro di lavoro di Tonale.
Le Segreterie
Slc-Fistel-Uilcom
Milano
Milano, 19 aprile 2010
• PREPARAZIONE DELLA MANIFESTAZIONE DEL 29 APRILE
• CESSIONE I.T.
• RIORGANIZZAZIONE TELECOM ITALIA
• VARIE ED EVENTUALI
Giovedì 22 Aprile 2010
REGINA GIOVANNA: TUTTI: 50% DALLE H.09.30 ALLE H.10.30
REGINA GIOVANNA: RESTANTE 50% DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
MELEGNANO(ESCLUSO BARONA) DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
CASSINA DE PECCHI TUTTI DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
(+MALPAGA+MASATE+MELZO+PIOLTELLO)
LORENTEGGIO (+BAGGIO+NOVARA) DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
(ESCLUSO ABBIATEGRASSO)
Venerdì 23 Aprile 2010
SFORZA TUTTI 50% DALLE H.09.30 ALLE H. 10.30
SFORZA REST. 50% DALLE H.15.08 ALLE H. 16.08
TACITO TUTTI 50% DALLE H.09.30 ALLE H.10.30
TACITO REST 50% DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
Lunedì 26 Aprile 2010
CERTOSA TUTTI DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
NEGOZI TIM CAR 1 DALLE H.09.00 ALLE H.10.00
NEGOZI TIM CAR 2 DALLE H.17.00 ALLE H.18.00
NEGOZI TIM LINATE DALLE H.19.00 ALLE H.20.00
NEGOZIO GALLERIA VITT. EMAN. DALLE H.10.00 ALLE H.11.00
NEGOZIO TIM STAZIONE CENTRALE DALLE H.15.00 ALLE H.16.00
Martedì 27 Aprile 2010
MIDIR-Tutti DALLE H.9.30 ALLE H.10.30
+Parini+Bonnet+Negozi+Piazza Affari
BARONA DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
VERCELLI +BERSAGLIO+SEMPIONE DALLE H.15.08 ALLE H.16.08 JENNER+BOSCAIOLA 50% (C/O SALA MENSA) DALLE H 9.30 ALLE H 10.30
JENNER+BOSCAIOLA REST 50% DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
JENNER+BOSCAIOLA REST 50% DALLE H.18.00 ALLE H.19.00
Mercoledì 28 Aprile 2010
CSU ROMANA +TUTTI DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
TONALE TUTTI+ STELVIO +50% DALLE H.09.30 ALLE H 10.30
TONALE +STELVIO +REST.50% + Bicocca DALLE H.15.08ALLE H.16.08
ABBIATEGRASSO TUTTI DALLE H.15.08 ALLE H 16.08
TURRO: PT + 50% (c/o sala mensa) DALLE H.09.30 ALLE H.10.30
TURRO: RESt.50% + Crescenzago DALLE H.15.08 ALLE H.16.08
Escluso Volta+Bicocca
Giovedì 29 APRILE 2010
ROZZANO IT - DALLE H.09.30 ALLE H.13.30
ROZZANO (It Service) DALLE H.10.00 ALLE H.12.00
Management + Network Center) DALLE H.10.00 ALLE H.12.00
N.B. Per tutti i lavoratori I.T. di Milano e Rozzano assemblea dalle h 09.30 alle h.13.30
Per tutta la sede di Rozzano viale Toscana 3/5 assemblea dalle h.10.00 alle h.12.00
N.B. I TEMPI DI SPOSTAMENTO SONO IN P.A.
Tutti i Telelavoristi potranno recarsi alle assemblee c/o il centro di lavoro di Tonale.
Le Segreterie
Slc-Fistel-Uilcom
Milano
Milano, 19 aprile 2010
venerdì 16 aprile 2010
I lavoratori Telecom per la pubblicazione di una lettera aperta sul quotidiano La Repubblica in merito alla cessione del ramo d'azienda IT Telecom
E' stata avviata una raccolta fondi per acquistare una pagina sul quotidiano "Repubblica", l'iniziativa non è del sindacato ma dei lavoratori.
Il testo sarà una sintesi della lettera votata in assemblea a Santa Palomba per esplicita richiesta dei colleghi di Bari e Napoli.
A Milano, la raccolta è prevista per venerdì 16 aprile in Piazza Einaudi, dalle 14 alle 16 presso il Centralino di Direzione (P.T. St 01).
Online, questo è il link.
Il testo sarà una sintesi della lettera votata in assemblea a Santa Palomba per esplicita richiesta dei colleghi di Bari e Napoli.
A Milano, la raccolta è prevista per venerdì 16 aprile in Piazza Einaudi, dalle 14 alle 16 presso il Centralino di Direzione (P.T. St 01).
Online, questo è il link.
giovedì 15 aprile 2010
Assemblee CGIL CISL UIL per la Riorganizzazione Telecom Italia
E' in preparazione il calendario di assemblee unitarie sul tema della Riorganizzaione di Telecom Italia. A Milano si terranno tra il 21 e il 27 aprile. Il dettaglio delle varie sedi Telecom sarà pubblicato non appena disponibile.
mercoledì 14 aprile 2010
TELECOM: CGIL A BERNABE', NO PROMESSE DIVIDENDI E SCHIAFFI A LAVORATORI
Bernabe' non puo' promettere maggiori dividendi agli azionisti e dare schiaffi ai lavoratori''. E' la reazione al Piano Industriale presentato oggi dall'amministratore delegato di Telecom, Franco Bernabe' da parte del segretario generale di Slc-Cgil, Emilio Miceli.
''Dalle dichiarazioni dell'a.d. di Telecom - afferma Miceli - dividendi ed esuberi sembrano essere le due coordinate del piano di un gruppo che, e' bene ricordarlo, si ritira progressivamente dalla platea sovranazionale delle Tlc, e diminuisce la sua capacita' competitiva nel mercato italiano''.
Per Miceli, ''tante aziende, in una fase come l'attuale, proprio per far fronte alla crisi, hanno deciso di non distribuire dividendi e di attendere tempi migliori. Telecom, che e' un'azienda in forte difficolta' innanzitutto industriale e poi anche finanziaria, sceglie la strada di rassicurare solo gli azionisti con la promessa di maggiori dividendi nei prossimi anni, senza indicare obiettivi di politica industriale in grado di rilanciare l'insieme del gruppo''.
''E' ormai diventata una vera e propria ossessione quella di annunciare continui esuberi anche quando questi oramai non determinano nemmeno il rimbalzo di qualche minuto in borsa - prosegue il leader di Slc-Cgil assicurando che - andremo all'incontro del 19 sul piano industriale con la determinazione di chi sa che Telecom deve trovare forza e capacita' per rilanciare gli investimenti e dare anche stabilita' al lavoro''.
''Dalle dichiarazioni dell'a.d. di Telecom - afferma Miceli - dividendi ed esuberi sembrano essere le due coordinate del piano di un gruppo che, e' bene ricordarlo, si ritira progressivamente dalla platea sovranazionale delle Tlc, e diminuisce la sua capacita' competitiva nel mercato italiano''.
Per Miceli, ''tante aziende, in una fase come l'attuale, proprio per far fronte alla crisi, hanno deciso di non distribuire dividendi e di attendere tempi migliori. Telecom, che e' un'azienda in forte difficolta' innanzitutto industriale e poi anche finanziaria, sceglie la strada di rassicurare solo gli azionisti con la promessa di maggiori dividendi nei prossimi anni, senza indicare obiettivi di politica industriale in grado di rilanciare l'insieme del gruppo''.
''E' ormai diventata una vera e propria ossessione quella di annunciare continui esuberi anche quando questi oramai non determinano nemmeno il rimbalzo di qualche minuto in borsa - prosegue il leader di Slc-Cgil assicurando che - andremo all'incontro del 19 sul piano industriale con la determinazione di chi sa che Telecom deve trovare forza e capacita' per rilanciare gli investimenti e dare anche stabilita' al lavoro''.
TELECOM, UN PIANO SENZA AMBIZIONI
Il piano industriale presentato da Telecom Italia "conferma due scelte sbagliate: si continuano a staccare dividendi per gli azionisti e non si affrontano i nodi veri, come ad esempio la creazione delle reti di nuova generazione (Ngn), scaricando sui lavoratori il problemi del management". Lo afferma Alessandro Genovesi, segretario nazionale della Slc Cgil, definendo quello di Telecom un piano "senza ambizioni".
Intanto la Slc Cgil lancia "la proposta di un piano straordinario di finanziamenti pubblici per fare la rete di nuova generazione. Proponiamo - spiega Genovesi - che lo Stato destini quattro miliardi invece che per la costruzione del Ponte di Messina, per la creazione di un consorzio pubblico- privato che punti alla realizzazione delle Ngn.
Dal canto loro gli operatori, Telecom in testa, dovrebbero mettere altri 3-4 miliardi. Così si potrebbero cablare in fibra ottica almeno i capoluoghi di provincia, garantendo una velocità di collegamento da 100 megabit al secondo in su. E' l'unica strada per rilanciare il settore e creare fino a 40mila posti di lavoro. Altrimenti per le società di telecomunicazioni e di informatica - conclude Genovesi - l'unica possibilità, in assenza di investimenti, sarà quella di tagliare posti di lavoro".
Intanto la Slc Cgil lancia "la proposta di un piano straordinario di finanziamenti pubblici per fare la rete di nuova generazione. Proponiamo - spiega Genovesi - che lo Stato destini quattro miliardi invece che per la costruzione del Ponte di Messina, per la creazione di un consorzio pubblico- privato che punti alla realizzazione delle Ngn.
Dal canto loro gli operatori, Telecom in testa, dovrebbero mettere altri 3-4 miliardi. Così si potrebbero cablare in fibra ottica almeno i capoluoghi di provincia, garantendo una velocità di collegamento da 100 megabit al secondo in su. E' l'unica strada per rilanciare il settore e creare fino a 40mila posti di lavoro. Altrimenti per le società di telecomunicazioni e di informatica - conclude Genovesi - l'unica possibilità, in assenza di investimenti, sarà quella di tagliare posti di lavoro".
martedì 13 aprile 2010
Lo sciopero per la cessione di ramo d'azienda IT Telecom
Pubblichiamo una lettera della Segreterie Nazionali sul rinvio dello sciopero per la cessione del ramo d'azienda di IT Telecom, seguita da un commento di un lavoratore interessato direttamente dalla vicenda.
Risposta alle tante lavoratrici e ai tanti lavoratori
che in questi giorni ci hanno inviato l’e mail con la proposta dello sciopero
per il prossimo 29 Aprile.
Care amiche e amici, compagne e compagni ci sono giunte decine e decine di vostre e-mail per sollecitarci la proclamazione dello sciopero per il prossimo 29 Aprile.
(ndr: questo il testo delle email:
Carissimi,
siamo lavoratrici e lavoratori di Telecom Italia, alcuni iscritti al sindacato, alcuni no, alcuni con incarichi sindacali e altri no.
Tutti abbiamo però in comune la consapevolezza di un momento delicato e difficile ed è per questo che vi chiediamo di occuparci di noi come se fossimo una azienda di poche migliaia di lavoratori, di un settore non strategico per la tenuta democratica del Paese, di un’azienda di medie dimensioni che sta per licenziare.
Sono anni che ci chiediamo perché non creiamo, nonostante la dimensione e il ruolo industriale, la tensione dovuta nel sindacato, tra i lavoratori e nel Paese.
Se è vero, come è vero, che siamo in una condizione inedita e seria dobbiamo fare di tutto per dire quanto vogliamo continuare a lavorare per una grande azienda, quanto siamo contrari alla distruzione della nostra azienda,quanto e' oltremodo necessaria l'unita' tra tutti i lavoratori del gruppo in un momento in cui il padrone "divide per tranquillizzare". Non possono bastare scioperi di reparto,l’apprezzato e diffuso volantino indirizzato ai cittadini e qualche comunicato.
Occorre dichiarare:
SCIOPERO GENERALE DEL GRUPPO DI 8 ORE CON MANIFESTAZIONE A ROZZANO IL 29 APRILE 2010.
È momento atteso dalla comunità economica, dai media e anche da noi: l’assemblea degli azionisti.
Certi di aver solo anticipato la vostra decisione.)
Come già scritto e detto nei comunicati ufficiale, siamo pronti alla dichiarazione di uno sciopero nazionale con manifestazione, qualora il piano industriale del prossimo 12 Aprile confermasse la strategia di “societarizzazione di Telecom”.
Riteniamo inoltre che occorra su questo chiamare tutti alle proprie responsabilità, non solo il management di Telecom, ma anche il Governo e le istituzioni perché il futuro di Telecom è parte del futuro del paese.
Al riguardo subito dopo il 12 convocheremo unitariamente il Coordinamento Nazionale delle RSU di Telecom per pianificare una serie di iniziative, oltre lo sciopero di tutto il gruppo.
Per intanto vi invitiamo a dare massima diffusione al volantino/lettera ai cittadini che abbiamo predisposto come SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL: datelo ai vostri amici, lasciatelo sul sedile dell’autobus e della metro, organizziamo volantinaggi nei mercati, scrivete al vostro deputato e allegate il testo del volantino, ecc.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL
______________________________________________________________
Sinceramente sono molto stanco di continuare a leggere comunicati così desolatamente distanti dagli umori della base,dal sacrosanto diritto di migliaia di lavoratrici e lavoratori a rivendicare una rappresentanza sindacale meno logorroica e più concreta nei fatti.
E i fatti sono quelli che a cui tutti stiamo assistendo.
Quale alibi ulteriore era necessario per giustificare e legittimare una forte mobilitazione che cogliesse nel 29 di aprile(giorno dell’assemblea degli azionisti)una straordinaria occasione mediatica per tradurre le nostre preoccupazioni e la nostra critica a certe scelte del management in un solenne e partecipato SCIOPERO UNITARIO?
Non era sufficiente il percorso doloroso di 2200 lavoratori di IT interessati dalla cessione in atto?
Non era forse condivisibile la preoccupazione di tanti che assistono impotenti da ormai 15 anni alla gestione di una grande e gloriosa Azienda secondo meccanismi troppo spesso alimentati da ingranaggi puramente speculativi e finanziari e non di valorizzazione del core e delle risorse che vi lavorano?
E’ notizia di ieri che circa 500 milioni di euro saranno la pesante eredità che Telecom dovrà versare all’erario per sanare in parte la vicenda SPARKLE e trovare così un buon compromesso per impedire lo spettro del commissariamento.Certo parliamo di management trascorsi, ma siamo Noi poi a pagarne le conseguenze in termini di immagine e ricaduta sui costi.Sbaglio forse?
Non sono sufficienti motivi,tralasciandone altri,per giustificare e legittimare qualcosa che andasse oltre il volantino?il comunicato?il solito e stucchevole ronzio dei bla…bla…bla????
La gente è stanca di vedersi rappresentata da organizzazioni sindacali che da troppo tempo ormai parlano ai lavoratori attraverso il freddo linguaggio del burocratese.
Ancora una volta le idee e la spinta delle RSU del territorio restano inascoltate e parzialmente ignorate.
E mi rattrista alquanto sapere che per quanto ciascuno di NOI si spenda fisicamente ed emotivamente per realizzare almeno l’illusione che qualcosa possa cambiare,nulla potrà cambiare finquando non avverrà un vero cambiamento generazionale e di cultura anche nelle piu alte sfere del potere sindacale.
Tornare fra i lavoratori,ascoltarli,stringere loro la mano,parlargli da vicino,essere capaci e forti ma umili nell attenzione e nell’ascolto,non lasciarsi sedurre da tentazioni arrivistiche e di potere e mettere sempre e comunque il lavoratore al primo posto della propria agenda.
Tornare sentirsi parte di una comunità e non di un elite.
Ecco cio che ho tentato di fare in questi anni di rappresentanza sindacale…..
E infatti ecco cosa sta per accadermi insieme ad altri 2200 colleghi.
1 - NON AVREMO IL PREMIO DI RISULTATO, PERCHE' NON C'E' UN ACCORDO (E' SCADUTO NEL 2009)
2 - NON CI VERRA' EROGATO IL PREMIO ANNUO (quello che trovate in busta paga a luglio)
3 - SONO PREVISTE 40 ORE SETTIMANALI DI LAVORO AL POSTO DELLE 38 E 10 PREVISTE DI TELECOM
In pratica, mediamente perdiamo di botto 3500 euro all'anno e dovremo lavorare più ore (NON SO SE MI SONO SPIEGATO!!!!!)
Ma la cosa più grave, e su questo gli avvocati della CGIL ma anche di altre sigle,stanno facendo le opportune verifiche legali, è che l'azienda non sta facendo una CESSIONE DI RAMO D'AZIENDA, ma una cessione di mano d'opera.
CEDE I LAVORATORI TENENDOSI LE MACCHINE DI PRODUZIONE!
La consolazione esservi almeno stato fedele fino alla fine.
un abbraccio
Risposta alle tante lavoratrici e ai tanti lavoratori
che in questi giorni ci hanno inviato l’e mail con la proposta dello sciopero
per il prossimo 29 Aprile.
Care amiche e amici, compagne e compagni ci sono giunte decine e decine di vostre e-mail per sollecitarci la proclamazione dello sciopero per il prossimo 29 Aprile.
(ndr: questo il testo delle email:
Carissimi,
siamo lavoratrici e lavoratori di Telecom Italia, alcuni iscritti al sindacato, alcuni no, alcuni con incarichi sindacali e altri no.
Tutti abbiamo però in comune la consapevolezza di un momento delicato e difficile ed è per questo che vi chiediamo di occuparci di noi come se fossimo una azienda di poche migliaia di lavoratori, di un settore non strategico per la tenuta democratica del Paese, di un’azienda di medie dimensioni che sta per licenziare.
Sono anni che ci chiediamo perché non creiamo, nonostante la dimensione e il ruolo industriale, la tensione dovuta nel sindacato, tra i lavoratori e nel Paese.
Se è vero, come è vero, che siamo in una condizione inedita e seria dobbiamo fare di tutto per dire quanto vogliamo continuare a lavorare per una grande azienda, quanto siamo contrari alla distruzione della nostra azienda,quanto e' oltremodo necessaria l'unita' tra tutti i lavoratori del gruppo in un momento in cui il padrone "divide per tranquillizzare". Non possono bastare scioperi di reparto,l’apprezzato e diffuso volantino indirizzato ai cittadini e qualche comunicato.
Occorre dichiarare:
SCIOPERO GENERALE DEL GRUPPO DI 8 ORE CON MANIFESTAZIONE A ROZZANO IL 29 APRILE 2010.
È momento atteso dalla comunità economica, dai media e anche da noi: l’assemblea degli azionisti.
Certi di aver solo anticipato la vostra decisione.)
Come già scritto e detto nei comunicati ufficiale, siamo pronti alla dichiarazione di uno sciopero nazionale con manifestazione, qualora il piano industriale del prossimo 12 Aprile confermasse la strategia di “societarizzazione di Telecom”.
Riteniamo inoltre che occorra su questo chiamare tutti alle proprie responsabilità, non solo il management di Telecom, ma anche il Governo e le istituzioni perché il futuro di Telecom è parte del futuro del paese.
Al riguardo subito dopo il 12 convocheremo unitariamente il Coordinamento Nazionale delle RSU di Telecom per pianificare una serie di iniziative, oltre lo sciopero di tutto il gruppo.
Per intanto vi invitiamo a dare massima diffusione al volantino/lettera ai cittadini che abbiamo predisposto come SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL: datelo ai vostri amici, lasciatelo sul sedile dell’autobus e della metro, organizziamo volantinaggi nei mercati, scrivete al vostro deputato e allegate il testo del volantino, ecc.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL
______________________________________________________________
Sinceramente sono molto stanco di continuare a leggere comunicati così desolatamente distanti dagli umori della base,dal sacrosanto diritto di migliaia di lavoratrici e lavoratori a rivendicare una rappresentanza sindacale meno logorroica e più concreta nei fatti.
E i fatti sono quelli che a cui tutti stiamo assistendo.
Quale alibi ulteriore era necessario per giustificare e legittimare una forte mobilitazione che cogliesse nel 29 di aprile(giorno dell’assemblea degli azionisti)una straordinaria occasione mediatica per tradurre le nostre preoccupazioni e la nostra critica a certe scelte del management in un solenne e partecipato SCIOPERO UNITARIO?
Non era sufficiente il percorso doloroso di 2200 lavoratori di IT interessati dalla cessione in atto?
Non era forse condivisibile la preoccupazione di tanti che assistono impotenti da ormai 15 anni alla gestione di una grande e gloriosa Azienda secondo meccanismi troppo spesso alimentati da ingranaggi puramente speculativi e finanziari e non di valorizzazione del core e delle risorse che vi lavorano?
E’ notizia di ieri che circa 500 milioni di euro saranno la pesante eredità che Telecom dovrà versare all’erario per sanare in parte la vicenda SPARKLE e trovare così un buon compromesso per impedire lo spettro del commissariamento.Certo parliamo di management trascorsi, ma siamo Noi poi a pagarne le conseguenze in termini di immagine e ricaduta sui costi.Sbaglio forse?
Non sono sufficienti motivi,tralasciandone altri,per giustificare e legittimare qualcosa che andasse oltre il volantino?il comunicato?il solito e stucchevole ronzio dei bla…bla…bla????
La gente è stanca di vedersi rappresentata da organizzazioni sindacali che da troppo tempo ormai parlano ai lavoratori attraverso il freddo linguaggio del burocratese.
Ancora una volta le idee e la spinta delle RSU del territorio restano inascoltate e parzialmente ignorate.
E mi rattrista alquanto sapere che per quanto ciascuno di NOI si spenda fisicamente ed emotivamente per realizzare almeno l’illusione che qualcosa possa cambiare,nulla potrà cambiare finquando non avverrà un vero cambiamento generazionale e di cultura anche nelle piu alte sfere del potere sindacale.
Tornare fra i lavoratori,ascoltarli,stringere loro la mano,parlargli da vicino,essere capaci e forti ma umili nell attenzione e nell’ascolto,non lasciarsi sedurre da tentazioni arrivistiche e di potere e mettere sempre e comunque il lavoratore al primo posto della propria agenda.
Tornare sentirsi parte di una comunità e non di un elite.
Ecco cio che ho tentato di fare in questi anni di rappresentanza sindacale…..
E infatti ecco cosa sta per accadermi insieme ad altri 2200 colleghi.
1 - NON AVREMO IL PREMIO DI RISULTATO, PERCHE' NON C'E' UN ACCORDO (E' SCADUTO NEL 2009)
2 - NON CI VERRA' EROGATO IL PREMIO ANNUO (quello che trovate in busta paga a luglio)
3 - SONO PREVISTE 40 ORE SETTIMANALI DI LAVORO AL POSTO DELLE 38 E 10 PREVISTE DI TELECOM
In pratica, mediamente perdiamo di botto 3500 euro all'anno e dovremo lavorare più ore (NON SO SE MI SONO SPIEGATO!!!!!)
Ma la cosa più grave, e su questo gli avvocati della CGIL ma anche di altre sigle,stanno facendo le opportune verifiche legali, è che l'azienda non sta facendo una CESSIONE DI RAMO D'AZIENDA, ma una cessione di mano d'opera.
CEDE I LAVORATORI TENENDOSI LE MACCHINE DI PRODUZIONE!
La consolazione esservi almeno stato fedele fino alla fine.
un abbraccio
lunedì 12 aprile 2010
CRISI TELECOM ITALIA SOLDI AGLI AZIONISTI, LAVORATORI A RISCHIO
Aprile 2010
Cara amica, caro amico,
siamo le lavoratrici e i lavoratori di TELECOM ITALIA. Conosci il nostro lavoro perché siamo le donne e gli uomini che rispondono quando hai un problema con il tuo telefonino, che riparano i guasti, che propongono servizi telefonici ed informatici per la tua famiglia o la tua impresa. Noi ce la mettiamo tutta per darti un buon servizio, ma noi per primi paghiamo le scelte sbagliate di manager e dirigenti di investire sempre meno, di spendere sempre meno per fare della nostra azienda una grande impresa forte ed innovativa.
Solo pochi anni fa eravamo un’azienda con oltre 120 mila dipendenti, si investivano miliardi per le nuove tecnologie ed eravamo senza un euro di debito. Oggi siamo meno di 60 mila e da anni i nostri manager preferiscono pagare alti dividendi agli azionisti e darsi stipendi faraonici, senza proporre una reale strategia di rilancio della nostra azienda.
Ogni anno TELECOM ITALIA diviene più povera e più piccola.
Ogni anno l’occupazione cala e migliaia di famiglie vedono i propri redditi diminuire spaventosamente. Da ultimo, l’attuale management ha deciso in queste settimane di procedere ad uno spezzatino dell’azienda, costituendo scatole vuote dove poi centinaia di noi possono esser oggetto di procedure di licenziamento (informatici, amministrativi, ecc.). Si annunciano inoltre altre migliaia di esuberi. Loro li chiamano “efficentamenti”, noi li chiamiamo per quello che sono: licenziamenti.
Anche nella tua città centinaia di lavoratori di Telecom Italia rischiano il posto
di lavoro, dopo anni di impegno e dopo aver acquisito competenze e professionalità notevoli.
NOI NON CI STIAMO.
TI CHIEDIAMO DI SOSTENERE LA MOBILITAZIONE DELLE LAVORATRICI E LAVORATORI DI TELECOM.
A DIFESA DELL’OCCUPAZIONE E DEL LAVORO.
PER UN’AZIENDA CHE SIA AL SERVIZIO PRIMA DI TUTTO DEL PAESE.
Cara amica, caro amico,
siamo le lavoratrici e i lavoratori di TELECOM ITALIA. Conosci il nostro lavoro perché siamo le donne e gli uomini che rispondono quando hai un problema con il tuo telefonino, che riparano i guasti, che propongono servizi telefonici ed informatici per la tua famiglia o la tua impresa. Noi ce la mettiamo tutta per darti un buon servizio, ma noi per primi paghiamo le scelte sbagliate di manager e dirigenti di investire sempre meno, di spendere sempre meno per fare della nostra azienda una grande impresa forte ed innovativa.
Solo pochi anni fa eravamo un’azienda con oltre 120 mila dipendenti, si investivano miliardi per le nuove tecnologie ed eravamo senza un euro di debito. Oggi siamo meno di 60 mila e da anni i nostri manager preferiscono pagare alti dividendi agli azionisti e darsi stipendi faraonici, senza proporre una reale strategia di rilancio della nostra azienda.
Ogni anno TELECOM ITALIA diviene più povera e più piccola.
Ogni anno l’occupazione cala e migliaia di famiglie vedono i propri redditi diminuire spaventosamente. Da ultimo, l’attuale management ha deciso in queste settimane di procedere ad uno spezzatino dell’azienda, costituendo scatole vuote dove poi centinaia di noi possono esser oggetto di procedure di licenziamento (informatici, amministrativi, ecc.). Si annunciano inoltre altre migliaia di esuberi. Loro li chiamano “efficentamenti”, noi li chiamiamo per quello che sono: licenziamenti.
Anche nella tua città centinaia di lavoratori di Telecom Italia rischiano il posto
di lavoro, dopo anni di impegno e dopo aver acquisito competenze e professionalità notevoli.
NOI NON CI STIAMO.
TI CHIEDIAMO DI SOSTENERE LA MOBILITAZIONE DELLE LAVORATRICI E LAVORATORI DI TELECOM.
A DIFESA DELL’OCCUPAZIONE E DEL LAVORO.
PER UN’AZIENDA CHE SIA AL SERVIZIO PRIMA DI TUTTO DEL PAESE.
venerdì 9 aprile 2010
TELECOM: Stato di agitazione per le strutture operative di INFORMATION TECHNOLOGY
Il 7 aprile 2010 si è tenuto l’incontro previsto dalla legge tra Telecom Italia e le strutture territoriali di Monza e Brianza unitamente alle competenti RSU di Milano, che non erano state incluse in indirizzo nella procedura relativa allo scorporo di IT Operation avviata in data 4 marzo 2010.
Nel corso di tale incontro Telecom ha ribadito le motivazioni aziendali che sono alla base dello scorporo già illustrate all’incontro dell’11 marzo u.s. presso l’Unione Industriali di Roma, ricevendo analoghe contestazioni da parte della delegazione sindacale presente all’incontro.
Inoltre alcune dichiarazioni aziendali circa i trattamenti che l’azienda ha in mente di applicare ai lavoratori che confluiranno in SSC relativi al Premio annuo ed alle diverse dinamiche che regolano i Premi di Risultato, non fanno che aumentare i timori del sindacato e dei lavoratori su un’operazione assolutamente sbagliata a livello industriale e complessa dal punto di vista dell’armonizzazione dei trattamenti.
Fermo restando che all’inizio di maggio chiederemo immediatamente un incontro formale all’azienda per verificare ed adeguare eventuali disparità di trattamenti previsti dai rispettivi secondi livelli di contrattazione, SLC FISTEL E UILCOM dichiarano aperto da lunedì 19 aprile a martedì 18 maggio 2010, come previsto dalla legge, lo stato di agitazione anche per le strutture operative di Information Technology in ambito Technology & Operation, così come definite anche dall’azienda in occasione degli accordi sulle ferie collettive 2010 che di seguito riportiamo:
IT INFRASTRUCTURE ENGINEERING & OPERATIONS Data Center Nord Ovest, Nord Est e Centro Sud Operativa
IT SERVICE OPERATIONS Control Room e Technical Support Operativa
TECHNICAL SECURITY Security Operations Center Operativa
Ricordiamo a tutti i lavoratori che lo stato di agitazione determina la sospensione di tutte le prestazioni aggiuntive quali lo straordinario, la reperibilità e tutte le trasferte che inizino o finiscano al di fuori del normale orario di lavoro.
In un momento così delicato per migliaia di lavoratori registriamo con preoccupazione e rammarico il ritorno di tentativi di strumentalizzazione di alcuni sindacati che, con comunicati farneticanti e paventando l’esistenza di chissà quali segreti accordi firmati dai sindacati confederali, cercano di aumentare un livello di rappresentatività che non il sindacato, ma i lavoratori in prima persona hanno determinato con il loro voto.
Come SLC FISTEL e UILCOM, in un momento così delicato, invitiamo tutti alla massima unità di intenti finalizzata alla reale tutela dei lavoratori e non a polemiche strumentali che non possono fare altro che alimentare una sterile ed ingiustificata cultura del sospetto, l’ultima cosa della quale lavoratori hanno bisogno.
Le Segreterie Nazionali
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL
Nel corso di tale incontro Telecom ha ribadito le motivazioni aziendali che sono alla base dello scorporo già illustrate all’incontro dell’11 marzo u.s. presso l’Unione Industriali di Roma, ricevendo analoghe contestazioni da parte della delegazione sindacale presente all’incontro.
Inoltre alcune dichiarazioni aziendali circa i trattamenti che l’azienda ha in mente di applicare ai lavoratori che confluiranno in SSC relativi al Premio annuo ed alle diverse dinamiche che regolano i Premi di Risultato, non fanno che aumentare i timori del sindacato e dei lavoratori su un’operazione assolutamente sbagliata a livello industriale e complessa dal punto di vista dell’armonizzazione dei trattamenti.
Fermo restando che all’inizio di maggio chiederemo immediatamente un incontro formale all’azienda per verificare ed adeguare eventuali disparità di trattamenti previsti dai rispettivi secondi livelli di contrattazione, SLC FISTEL E UILCOM dichiarano aperto da lunedì 19 aprile a martedì 18 maggio 2010, come previsto dalla legge, lo stato di agitazione anche per le strutture operative di Information Technology in ambito Technology & Operation, così come definite anche dall’azienda in occasione degli accordi sulle ferie collettive 2010 che di seguito riportiamo:
IT INFRASTRUCTURE ENGINEERING & OPERATIONS Data Center Nord Ovest, Nord Est e Centro Sud Operativa
IT SERVICE OPERATIONS Control Room e Technical Support Operativa
TECHNICAL SECURITY Security Operations Center Operativa
Ricordiamo a tutti i lavoratori che lo stato di agitazione determina la sospensione di tutte le prestazioni aggiuntive quali lo straordinario, la reperibilità e tutte le trasferte che inizino o finiscano al di fuori del normale orario di lavoro.
In un momento così delicato per migliaia di lavoratori registriamo con preoccupazione e rammarico il ritorno di tentativi di strumentalizzazione di alcuni sindacati che, con comunicati farneticanti e paventando l’esistenza di chissà quali segreti accordi firmati dai sindacati confederali, cercano di aumentare un livello di rappresentatività che non il sindacato, ma i lavoratori in prima persona hanno determinato con il loro voto.
Come SLC FISTEL e UILCOM, in un momento così delicato, invitiamo tutti alla massima unità di intenti finalizzata alla reale tutela dei lavoratori e non a polemiche strumentali che non possono fare altro che alimentare una sterile ed ingiustificata cultura del sospetto, l’ultima cosa della quale lavoratori hanno bisogno.
Le Segreterie Nazionali
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL
giovedì 8 aprile 2010
TELECOM ITALIA
TELECOM ITALIA VUOLE CEDERE IT OPERATIONS!!!
LA STORIA
Nel gennaio 2003 con la logica di realizzare l’informatica di gruppo prende vita IT Telecom, nata dalla fusione delle quattro grandi aziende, Telesoft, Netsiel, Saritel e Sodalia, che costituivano il settore informatico per le TLC di Telecomitalia ai tempi di Tronchetti Provera. In seguito in IT Telecom confluiranno parte dei lavoratori (600) della società Finsiel, società del gruppo Telecom indirizzata al mercato. Il risultato è un’azienda composta da 5000 tecnici specializzati con la missione di creare e gestire tutto il complesso apparato di servizi informatici e soluzioni innovative che arricchiscono l’offerta di Telecomitalia per la telefonia fissa, mobile, internet. L’esperienza è però breve: Il 31 dicembre 2004 l’azienda IT Telecom finisce incorporata in Telecomitalia, non prima di aver polverizzato una metà degli addetti con una serie di scorpori e vendite. Da notare che l’operazione di “internalizzazione” di IT Telecom in Telecom Italia s.p.a. era stata giustificata con un progetto industriale che prevedeva la frammentazione dell’informatica in diverse realtà da distribuire sui vari settori dell’azienda. Un miglioramento dei livelli di qualità ed efficienza creando diverse realtà informatiche da integrare in ogni singolo settore aziendale: corporate, rete, mercato, Tim, ecc.
Attualmente il settore dell’Information Technology, nel quale si svolgono prevalentemente servizi per il gruppo, costituisce il pezzo più grosso dell’informatica di Telecom Italia s.p.a. Esistono, però, piccole realtà informatiche in Open Acess e Network, e di maggiore rilievo in Domestic Market Operations (vedi allegato2), dove si forniscono servizi informatici per il mercato esterno (i maggiori clienti sono il Sole24ore, Endesa, Posteitaliane, Regione Lombardia, Prenatal, ecc.). Questi altri settori informatici non fanno parte di IT OPERATIONS e non vengono coinvolti nell’esternalizazione.
Cessione del ramo IT OPERATIONS
Agli inizi di febbraio sono uscite tre disposizioni di servizio (disp.384 385 386) che riorganizzavano parte dell’Information Technology e costituivano la famosa scatola dell’IT OPERATIONS nella quale venivano inglobate le tre strutture:
- Software & Test Factory
- IT Service Operations
- IT Infrastructures
La direzione di IT OPERATIONS viene affidata a tal Stefano Gigli che con un ordine di servizio del 5 marzo viene nominato anche amministratore delegato di SSC. Creata la scatola agli inizi di febbraio l’azienda comunica la cessione del ramo IT OPERATIONS a SSC. Come dichiarato in calce alla comunicazione di cessione del ramo, l’azienda vuole “separare le attività di indirizzo e progettazione informatica, che rimarranno sotto la propria responsabilità, da quelle operative, che saranno concentrate all’interno di SSC”
In pratica, per attività di “indirizzo” grossomodo si intendono:
- attività di governance e monitoraggio dei livelli di efficienza
- acquisizione delle richieste di servizi informatici da parte di OPEN ACESS, NETWORK, DOMESTIC MARKET OPERATIONS, NATIONAL WHOLSALE SERVICES
- attività di progettazione e di messa a punto dei piani di miglioramento dei servizi
- technical security, cioè assicurare soluzioni di sicurezza delle reti e dei sistemi
La parte “operativa”, quella che va in SSC, sono le strutture che:
- realizzano, testano e collaudano le piattaforme informatiche nel rispetto dei requisiti definiti in sede di progettazione
- assicurano il delivery e la messa in esercizio delle piattaforme
- si occupano dell’assistenza tecnica sia a livello software che hardware
- svolgono funzioni di monitoraggio delle piattaforme (Control Room)
- progetta e implementa le reti LAN per i Data Center
- assicurano lo sviluppo e l’esercizio degli impianti e delle infrastrutture dei Data Center
In pratica, l’azienda spezza in due il processo che costituisce il ciclo vitale dell’Information Technology. Separa la parte che svolge l’attività di analisi dei requisiti e delle specifiche funzionali per lo sviluppo dell’informatica di Telecom da quella che a tutti gli effetti la REALIZZA, la COLLAUDA e la METTE IN ESERCIZIO.
L’azienda, inoltre, cede questo settore “operativo” tenendosi la proprietà delle macchine e dei Data Center. In pratica, l’azienda non solo ci sottrae il patrimonio informatico, ma ci chiede di gestire da “esterni” progetti di importanza strategica per l’azienda e non solo.
Piattaforme informatiche gestite dal Data Center Nord Ovest:
In IT OPERATIONS, come accennato prima ci sono settori che si occupano dello sviluppo e del collaudano del software (es. Software & Test Factory), che lo mettono in esercizio (es. Service Operations). Ci sono poi addetti al monitoraggio dei sistemi (Control Room), addetti al supporto specialistico (Technical Support) per la soluzione dei problemi di carattere tecnico sia in ambito software che in ambito hardware e chi si occupa di tutte le infrastrutture - sale dati, reti LAN, impianti di condizionamento, reti elettriche, postazioni di lavoro - che servono al funzionamento dell’intero apparato informatico (IT Ifrastructure).
Di queste strutture fa parte il Data Center Nord Ovest, che copre l’area Lombardia e Piemonte con due sedi principali a Rozzano e Cesano, dove ci sono effettivamente i Data Center cioè le sale dati dove ci sono le macchine. Un’altra sede è a Torino dove ci sono una decina colleghi che gestiscono i CEM gli apparati di rete ex Csot.
All’interno del Data Center svolgiamo attività di delivery e gestione delle piattaforme informatiche. Gestiamo gli spazi e le infrastrutture delle sale dati, dove vengono collocate le macchine. Assicuriamo la corretta realizzazione delle nuove piattaforme informatiche a livello software e hardware e terminato il delivery svolgiamo un servizio di assistenza tecnica per assicurare il corretto funzionamento delle macchine. Questo per l’informatica di Telecom.
Come Data Center forniamo servizi anche per l’informatica di mercato. Sono tutti progetti che provengono dall’area Domestic Market Operations. In questo caso dipende dai contratti che i clienti stipulano con Telecom. Ci sono contratti che prevedono un servizio completo, in questi casi il progetto viene seguito in tutte le fasi, dal delivery fino alla conduzione effettiva dei sistemi – fra i clienti di questo tipo i più importanti, che ci fanno fatturare parecchi soldi sono Prenatal, Sole24ore, Bluarancio – oppure ci sono clienti con contratti nei quali non è prevista nessun tipo di assistenza, e dove c’è solo la concessione in affitto di uno spazio all’interno del Data Center dove collocare le macchine – Posteitaliane, Regione Lombardia -
Le piattaforme informatiche principali e fondamentali per Telecomitalia collocate e gestite nel Data Center Nord Ovest sono:
A Rozzano
- progetto DOLMEN, circa 200 server nel quale si concentrano attività ad uso e consumo della magistratura, dove vengono memorizzati ed elaborati i dati inerenti le intercettazioni, via mail, fax, e telefoniche
- CEM apparati informatici di rete nei quali circolano i cartellini del traffico telefonico essenziali per la fatturazione delle bollette
- Ospit@virtuale, piattaforma per i servizi del progetto “IMPRESA SEMPLICE” per il quale Telecom sta investendo parecchio in campagne publicitarie
A Cesano:
- CRM-BUSINESS dove si gestiscono i dati (anagrafici, tipologia dei contratti, servizi richiesti, ecc.) dei clienti più prestigiosi di Telecom che vengono usati per la fatturazione
- SAP di Telecom, dove ci sono i dati che hanno a che fare col mondo Telecom, compreso i dati dei lavoratori per l’elaborazione delle buste paga. Se si fermano i sistemi Sap Telecom, si ferma tutta l’azienda.
- SOX elaborazione dei dati per la pubblicazione degli atti finanziari per il mercato borsistico americano
SSC è invece una società, nata ai tempi di Tronchetti Provera come consorzio fra Telecom e Pirelli che doveva occuparsi dei sistemi informatici SAP del gruppo Telecom-Pirelli.
Con l'abbandono di Tronchetti Provera il progetto è venuto meno e parte dei lavoratori Telecom che erano confluiti in SSC sono rientrati nella “casa madre” a gestire il SAP di Telecom. Gli ultimi rientrati sono i dieci lavoratori di Technical Support presenti anche a Milano che sono rientrati in Telecom non più di 15 mesi fa.
SSC svolge un po’ tutte le funzioni di ingegneria, di analisi e sviluppo, di supporto specialistico, ma non di gestione dei sistemi. In pratica in SSC non ci sono le funzioni operative presenti in IT OPERATION, tipo le Control Room che svolgono funzioni di monitoraggio e i Data Center.
Qual è la finalità del progetto SSC?
L’esternalizzazione di IT OPERATIONS smentisce il progetto aziendale nel quale si sosteneva che ci sarebbero state maggiori possibilità di “efficientamento” dell’informatica portandola all’interno del gruppo. Ora, invece, l’azienda sostiene che SSC dovrà essere competitiva sul mercato dell’IT. Che i suoi competitor di riferimento sono le aziende IT delle società di Telecomunicazione europee. Che in una società separata è più facile effettuare l’accountability, cioè effettuare la gestione dei costi. Ma come potrà effettuare SSC una gestione dei costi se non sarà proprietaria di nessun patrimonio se non del debito societario che ha già sul groppone.
Viene naturale domandarsi a quale modello di altre aziende delle stesse dimensioni di Telecom si è ispirata la direzione aziendale per decidere di spezzare in due il processo vitale dell’informatica?
Per esempio, se SSC dovesse decidere di razionalizzare i costi concentrando le macchine in un’unica sede, come potrà farlo se le macchine sono di proprietà Telecom?
Come sarà distribuito il personale di IT Operations, verranno mantenute le attuali sedi?
Come sarebbe gestita l’occupazione degli spazi del personale IT Operations, ad esempio SSC pagherebbe l’affitto a Telecom ?
Quanti sono e dove sono collocati i server di collaudo e sviluppo che resterebbero in carico a SSC?
Chi sarebbero i clienti SSC nel gruppo, ci sarebbe anche la struttura Top Client e Public Sector?
Quali sarebbero i principi di funzionamento della struttura IT Operations dentro SSC, quali gli input e output del processo di fornitura a Telecom?
Come si integrerebbe IT Operations con la attuale SSC?
Con quali strutture di staff (es acquisti, risorse umane) verrebbe gestita la nuova SSC, quelle attuali?
Un tema cruciale è quello delle consulenze. Quante sono? Dove sono dislocate? Seguiranno le strutture in SSC?
LA STORIA
Nel gennaio 2003 con la logica di realizzare l’informatica di gruppo prende vita IT Telecom, nata dalla fusione delle quattro grandi aziende, Telesoft, Netsiel, Saritel e Sodalia, che costituivano il settore informatico per le TLC di Telecomitalia ai tempi di Tronchetti Provera. In seguito in IT Telecom confluiranno parte dei lavoratori (600) della società Finsiel, società del gruppo Telecom indirizzata al mercato. Il risultato è un’azienda composta da 5000 tecnici specializzati con la missione di creare e gestire tutto il complesso apparato di servizi informatici e soluzioni innovative che arricchiscono l’offerta di Telecomitalia per la telefonia fissa, mobile, internet. L’esperienza è però breve: Il 31 dicembre 2004 l’azienda IT Telecom finisce incorporata in Telecomitalia, non prima di aver polverizzato una metà degli addetti con una serie di scorpori e vendite. Da notare che l’operazione di “internalizzazione” di IT Telecom in Telecom Italia s.p.a. era stata giustificata con un progetto industriale che prevedeva la frammentazione dell’informatica in diverse realtà da distribuire sui vari settori dell’azienda. Un miglioramento dei livelli di qualità ed efficienza creando diverse realtà informatiche da integrare in ogni singolo settore aziendale: corporate, rete, mercato, Tim, ecc.
Attualmente il settore dell’Information Technology, nel quale si svolgono prevalentemente servizi per il gruppo, costituisce il pezzo più grosso dell’informatica di Telecom Italia s.p.a. Esistono, però, piccole realtà informatiche in Open Acess e Network, e di maggiore rilievo in Domestic Market Operations (vedi allegato2), dove si forniscono servizi informatici per il mercato esterno (i maggiori clienti sono il Sole24ore, Endesa, Posteitaliane, Regione Lombardia, Prenatal, ecc.). Questi altri settori informatici non fanno parte di IT OPERATIONS e non vengono coinvolti nell’esternalizazione.
Cessione del ramo IT OPERATIONS
Agli inizi di febbraio sono uscite tre disposizioni di servizio (disp.384 385 386) che riorganizzavano parte dell’Information Technology e costituivano la famosa scatola dell’IT OPERATIONS nella quale venivano inglobate le tre strutture:
- Software & Test Factory
- IT Service Operations
- IT Infrastructures
La direzione di IT OPERATIONS viene affidata a tal Stefano Gigli che con un ordine di servizio del 5 marzo viene nominato anche amministratore delegato di SSC. Creata la scatola agli inizi di febbraio l’azienda comunica la cessione del ramo IT OPERATIONS a SSC. Come dichiarato in calce alla comunicazione di cessione del ramo, l’azienda vuole “separare le attività di indirizzo e progettazione informatica, che rimarranno sotto la propria responsabilità, da quelle operative, che saranno concentrate all’interno di SSC”
In pratica, per attività di “indirizzo” grossomodo si intendono:
- attività di governance e monitoraggio dei livelli di efficienza
- acquisizione delle richieste di servizi informatici da parte di OPEN ACESS, NETWORK, DOMESTIC MARKET OPERATIONS, NATIONAL WHOLSALE SERVICES
- attività di progettazione e di messa a punto dei piani di miglioramento dei servizi
- technical security, cioè assicurare soluzioni di sicurezza delle reti e dei sistemi
La parte “operativa”, quella che va in SSC, sono le strutture che:
- realizzano, testano e collaudano le piattaforme informatiche nel rispetto dei requisiti definiti in sede di progettazione
- assicurano il delivery e la messa in esercizio delle piattaforme
- si occupano dell’assistenza tecnica sia a livello software che hardware
- svolgono funzioni di monitoraggio delle piattaforme (Control Room)
- progetta e implementa le reti LAN per i Data Center
- assicurano lo sviluppo e l’esercizio degli impianti e delle infrastrutture dei Data Center
In pratica, l’azienda spezza in due il processo che costituisce il ciclo vitale dell’Information Technology. Separa la parte che svolge l’attività di analisi dei requisiti e delle specifiche funzionali per lo sviluppo dell’informatica di Telecom da quella che a tutti gli effetti la REALIZZA, la COLLAUDA e la METTE IN ESERCIZIO.
L’azienda, inoltre, cede questo settore “operativo” tenendosi la proprietà delle macchine e dei Data Center. In pratica, l’azienda non solo ci sottrae il patrimonio informatico, ma ci chiede di gestire da “esterni” progetti di importanza strategica per l’azienda e non solo.
Piattaforme informatiche gestite dal Data Center Nord Ovest:
In IT OPERATIONS, come accennato prima ci sono settori che si occupano dello sviluppo e del collaudano del software (es. Software & Test Factory), che lo mettono in esercizio (es. Service Operations). Ci sono poi addetti al monitoraggio dei sistemi (Control Room), addetti al supporto specialistico (Technical Support) per la soluzione dei problemi di carattere tecnico sia in ambito software che in ambito hardware e chi si occupa di tutte le infrastrutture - sale dati, reti LAN, impianti di condizionamento, reti elettriche, postazioni di lavoro - che servono al funzionamento dell’intero apparato informatico (IT Ifrastructure).
Di queste strutture fa parte il Data Center Nord Ovest, che copre l’area Lombardia e Piemonte con due sedi principali a Rozzano e Cesano, dove ci sono effettivamente i Data Center cioè le sale dati dove ci sono le macchine. Un’altra sede è a Torino dove ci sono una decina colleghi che gestiscono i CEM gli apparati di rete ex Csot.
All’interno del Data Center svolgiamo attività di delivery e gestione delle piattaforme informatiche. Gestiamo gli spazi e le infrastrutture delle sale dati, dove vengono collocate le macchine. Assicuriamo la corretta realizzazione delle nuove piattaforme informatiche a livello software e hardware e terminato il delivery svolgiamo un servizio di assistenza tecnica per assicurare il corretto funzionamento delle macchine. Questo per l’informatica di Telecom.
Come Data Center forniamo servizi anche per l’informatica di mercato. Sono tutti progetti che provengono dall’area Domestic Market Operations. In questo caso dipende dai contratti che i clienti stipulano con Telecom. Ci sono contratti che prevedono un servizio completo, in questi casi il progetto viene seguito in tutte le fasi, dal delivery fino alla conduzione effettiva dei sistemi – fra i clienti di questo tipo i più importanti, che ci fanno fatturare parecchi soldi sono Prenatal, Sole24ore, Bluarancio – oppure ci sono clienti con contratti nei quali non è prevista nessun tipo di assistenza, e dove c’è solo la concessione in affitto di uno spazio all’interno del Data Center dove collocare le macchine – Posteitaliane, Regione Lombardia -
Le piattaforme informatiche principali e fondamentali per Telecomitalia collocate e gestite nel Data Center Nord Ovest sono:
A Rozzano
- progetto DOLMEN, circa 200 server nel quale si concentrano attività ad uso e consumo della magistratura, dove vengono memorizzati ed elaborati i dati inerenti le intercettazioni, via mail, fax, e telefoniche
- CEM apparati informatici di rete nei quali circolano i cartellini del traffico telefonico essenziali per la fatturazione delle bollette
- Ospit@virtuale, piattaforma per i servizi del progetto “IMPRESA SEMPLICE” per il quale Telecom sta investendo parecchio in campagne publicitarie
A Cesano:
- CRM-BUSINESS dove si gestiscono i dati (anagrafici, tipologia dei contratti, servizi richiesti, ecc.) dei clienti più prestigiosi di Telecom che vengono usati per la fatturazione
- SAP di Telecom, dove ci sono i dati che hanno a che fare col mondo Telecom, compreso i dati dei lavoratori per l’elaborazione delle buste paga. Se si fermano i sistemi Sap Telecom, si ferma tutta l’azienda.
- SOX elaborazione dei dati per la pubblicazione degli atti finanziari per il mercato borsistico americano
SSC è invece una società, nata ai tempi di Tronchetti Provera come consorzio fra Telecom e Pirelli che doveva occuparsi dei sistemi informatici SAP del gruppo Telecom-Pirelli.
Con l'abbandono di Tronchetti Provera il progetto è venuto meno e parte dei lavoratori Telecom che erano confluiti in SSC sono rientrati nella “casa madre” a gestire il SAP di Telecom. Gli ultimi rientrati sono i dieci lavoratori di Technical Support presenti anche a Milano che sono rientrati in Telecom non più di 15 mesi fa.
SSC svolge un po’ tutte le funzioni di ingegneria, di analisi e sviluppo, di supporto specialistico, ma non di gestione dei sistemi. In pratica in SSC non ci sono le funzioni operative presenti in IT OPERATION, tipo le Control Room che svolgono funzioni di monitoraggio e i Data Center.
Qual è la finalità del progetto SSC?
L’esternalizzazione di IT OPERATIONS smentisce il progetto aziendale nel quale si sosteneva che ci sarebbero state maggiori possibilità di “efficientamento” dell’informatica portandola all’interno del gruppo. Ora, invece, l’azienda sostiene che SSC dovrà essere competitiva sul mercato dell’IT. Che i suoi competitor di riferimento sono le aziende IT delle società di Telecomunicazione europee. Che in una società separata è più facile effettuare l’accountability, cioè effettuare la gestione dei costi. Ma come potrà effettuare SSC una gestione dei costi se non sarà proprietaria di nessun patrimonio se non del debito societario che ha già sul groppone.
Viene naturale domandarsi a quale modello di altre aziende delle stesse dimensioni di Telecom si è ispirata la direzione aziendale per decidere di spezzare in due il processo vitale dell’informatica?
Per esempio, se SSC dovesse decidere di razionalizzare i costi concentrando le macchine in un’unica sede, come potrà farlo se le macchine sono di proprietà Telecom?
Come sarà distribuito il personale di IT Operations, verranno mantenute le attuali sedi?
Come sarebbe gestita l’occupazione degli spazi del personale IT Operations, ad esempio SSC pagherebbe l’affitto a Telecom ?
Quanti sono e dove sono collocati i server di collaudo e sviluppo che resterebbero in carico a SSC?
Chi sarebbero i clienti SSC nel gruppo, ci sarebbe anche la struttura Top Client e Public Sector?
Quali sarebbero i principi di funzionamento della struttura IT Operations dentro SSC, quali gli input e output del processo di fornitura a Telecom?
Come si integrerebbe IT Operations con la attuale SSC?
Con quali strutture di staff (es acquisti, risorse umane) verrebbe gestita la nuova SSC, quelle attuali?
Un tema cruciale è quello delle consulenze. Quante sono? Dove sono dislocate? Seguiranno le strutture in SSC?
Donne CGIL: sì a somministrazione consapevole RU486
Non è più accettabile che un processo di innovazione in campo medico, di avanzamento rispetto alle pratiche abortive sinora praticate nel nostro paese, e che tiene conto della tutela della salute, sia utilizzato per produrre attacchi ideologici al diritto all’autodeterminazione delle donne
08/04/2010
Le donne della CGIL “sostengono fortemente il diritto delle donne alla somministrazione consapevole della pillola RU486”. E’ quanto affermano le donne dell’organizzazione sindacale ricordando la posizione già espressa di “netta contrarietà ad ogni forma di costrizione della libertà della persona e della libera scelta”. La CGIL ricorda, infatti, come “ben prima delle elezioni regionali avevamo manifestato la nostra posizione, quando si affacciava un dibattito tutto ideologico fomentato dall’invasione di campo del Governo nelle politiche di competenza regionale, sulle modalità di somministrazione della RU486. Ancora una volta - aggiunge la nota - assistiamo ad uno scontro politico che utilizza il corpo e la salute delle donne per legittimare posizioni oscurantiste che non mettono al centro né la salute delle donne, né il diritto alla libera scelta, né tanto meno hanno, in considerazione il rispetto dei progressi scientifici, l’autorità medica nella determinazione della prassi di somministrazione ed il rapporto medico-paziente”.
Per le donne della CGIL “l’annuncio del Presidente del Piemonte, seguito da quello del Veneto e della Campania, ha avuto solo un effetto propaganda, dal momento che la legge 194, com’è evidente, non può essere disapplicata e non ci si può arrogare il diritto di impedirne la corretta applicazione. L’apporto della RU486 come pratica meno invasiva e rischiosa, oltretutto sperimentata in altri paesi da oltre un ventennio e quindi più che testata, potrebbe ulteriormente migliorare gli effetti positivi dovuti all’applicazione della legge 194. Voler invece costringere la donna che intende avvalersi della RU486, al solo ricovero ordinario e magari prolungato, rappresenta un tentativo di intimidire e impedire l’esercizio di un diritto, che oltretutto rischia di scaricare costi inutili sulla sanità pubblica. Tanto più che la durata e le modalità di somministrazione sono questioni medico scientifiche.
Le donne della CGIL rimarcano come non sia più “accettabile che un processo di innovazione in campo medico, di avanzamento rispetto alle pratiche abortive sinora praticate nel nostro paese, e che tiene conto della tutela della salute, sia utilizzato per produrre attacchi ideologici al diritto all’autodeterminazione delle donne”. Motivi per i quali rilanciano la richiesta che “al più presto partano i protocolli di somministrazione e che le Regioni attivino le procedure dandone ampia e corretta informazione al fine di tutelare il diritto alla libera scelta in particolare delle donne più esposte: le donne migranti e quelle socialmente fragili. Il tutto insieme al finanziamento adeguato da parte del Governo della Rete dei Consultori come misura di prevenzione, di accompagnamento e presa in carico di supporto alla somministrazione della RU486 come da tempo avviene in Francia”.
La speculazione in campo sulla pillola abortiva determina che “ancora una volta si usi il corpo delle donne per fini che vanno al di là della dialettica politica e che nascondano interessi di consenso e di potere, il cui peso ricadrà sulle donne, sulla sanità pubblica, con il pesante rischio che se non ci sono risposte adeguate nei circuiti ‘pubblici’ si ingrossino gli affari privati e cresca un mercato ‘parallelo’ i cui rischi e pericoli sono ben noti alle cronache. Su questi fronti l’impegno della Confederazione continua: “In queste ore ci sono molte iniziative, e alle quali la CGIL sta aderendo, a sostegno della corretta sperimentazione, informazione e alla difesa della libera scelta e dell’autodeterminazione delle donne”.
giovedì 1 aprile 2010
testo del Messaggio di Napolitano alle Camere su DDL 1167
Palazzo del Quirinale, 31/03/2010
Testo integrale del messaggio del Presidente Napolitano alle Camere
Testo integrale del Messaggio motivato con il quale il Presidente Napolitano ha
chiesto alle Camere una nuova deliberazione sulla Legge recante: "Deleghe al
Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi,
aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi
all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il
lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di
lavoro".
"Onorevoli Parlamentari,
mi è stata sottoposta, per la promulgazione, la legge recante: "Deleghe al Governo in
materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di
ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di
apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e
disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro".
Il provvedimento, che nasce come stralcio di un disegno di legge collegato alla legge
finanziaria 2009 (Camera n.1441-quater), ha avuto un travagliato iter parlamentare nel
corso del quale il testo, che all'origine constava di 9 articoli e 39 commi e già interveniva
in settori tra loro diversi, si è trasformato in una legge molto complessa, composta da 50
articoli e 140 commi riferiti alle materie più disparate.
Questa configurazione marcatamente eterogenea dell'atto normativo - che risulta, del resto,
dallo stesso titolo sopra riportato - è resa ancora più evidente da una sia pur sintetica e
parziale elencazione delle principali materie oggetto di disciplina: revisione della
normativa in tema di lavori usuranti, riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero del
lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero della salute, regolamentazione della
Commissione per la vigilanza sul doping e la tutela della salute nelle attività sportive,
misure contro il lavoro sommerso, disposizioni riguardanti i medici e professionisti
sanitari extracomunitari, permessi per l'assistenza ai portatori di handicap, ispezioni nei
luoghi di lavoro, indicatori di situazione economica equivalente, indennizzi per aziende in
crisi, numerosi aspetti della disciplina del pubblico impiego (con conferimento di varie
deleghe o il rinvio a successive disposizioni legislative), nonché una ampia riforma del
codice di procedura civile per quanto attiene alle disposizioni in materia di conciliazione e
arbitrato nelle controversie individuali di lavoro.
Ho già avuto altre volte occasione di sottolineare gli effetti negativi di questo modo di
legiferare sulla conoscibilità e comprensibilità delle disposizioni, sulla organicità del
sistema normativo e quindi sulla certezza del diritto; nonché sullo stesso svolgimento del
procedimento legislativo, per la impossibilità di coinvolgere a pieno titolo nella fase
istruttoria tutte le Commissioni parlamentari competenti per ciascuna delle materie
Ho già avuto altre volte occasione di sottolineare gli effetti negativi di questo modo di
legiferare sulla conoscibilità e comprensibilità delle disposizioni, sulla organicità del
sistema normativo e quindi sulla certezza del diritto; nonché sullo stesso svolgimento del
procedimento legislativo, per la impossibilità di coinvolgere a pieno titolo nella fase
istruttoria tutte le Commissioni parlamentari competenti per ciascuna delle materie
interessate. Nel caso specifico l'esame referente si è concentrato alla Camera nella
Commissione lavoro e al Senato nelle Commissioni affari costituzionali e lavoro, mentre,
ad esempio, la Commissione giustizia di entrambi i rami del Parlamento ed anche la
Commissione affari costituzionali della Camera sono intervenute esclusivamente in sede
consultiva e non hanno potuto seguire l'esame in Assemblea nelle forme consentite dai
rispettivi Regolamenti. Tali inconvenienti risultano ancora più gravi allorché si intervenga,
come in questo caso, in modo novellistico su codici e leggi organiche.
Ciò premesso - con l'auspicio di una attenta riflessione sul modo in cui procedere nel
futuro alla definizione di provvedimenti legislativi, specialmente se relativi a materie di
particolare rilievo e complessità - sono indotto a chiedere alle Camere una nuova
deliberazione sulla presente legge dalla particolare problematicità di alcune disposizioni
che disciplinano temi di indubbia delicatezza sul piano sociale, attinenti alla tutela del
diritto alla salute e di altri diritti dei lavoratori: temi sui quali - nell'esercizio del mio
mandato - ho ritenuto di dover richiamare più volte l'attenzione delle istituzioni, delle
parti sociali e dell'opinione pubblica.
Intendo qui riferirmi specificamente all'articolo 31 che modifica le disposizioni del codice
di procedura civile in materia di conciliazione ed arbitrato nelle controversie individuali di
lavoro e all'articolo 20 relativo alla responsabilità per le infezioni da amianto subite dal
personale che presta la sua opera sul naviglio di Stato. Su di essi sottopongo alla vostra
attenzione le considerazioni ed osservazioni che seguono.
1. L'articolo 31, nei primi nove commi, che ne costituiscono la parte più significativa,
modifica in modo rilevante la sezione prima del capo primo del titolo quarto del libro
secondo del codice di procedura civile, nella parte in cui reca le disposizioni sul tentativo
di conciliazione e sull'arbitrato nelle controversie individuali di lavoro (artt. da 409 a 412-
quater del codice di procedura civile), introducendo varie modalità di composizione delle
controversie di lavoro alternative al ricorso al giudice. Apporta inoltre, negli ultimi sette
commi, una serie di modifiche al decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, dirette a
rafforzare le competenze delle commissioni di certificazione dei contratti di lavoro.
La introduzione nell'ordinamento di strumenti idonei a prevenire l'insorgere di
controversie ed a semplificarne ed accelerarne le modalità di definizione può risultare
certamente apprezzabile e merita di essere valutata con spirito aperto: ma occorre
verificare attentamente che le relative disposizioni siano pienamente coerenti con i
princìpi della volontarietà dell'arbitrato e della necessità di assicurare una adeguata tutela
del contraente debole.
Entrambi questi princìpi sono stati costantemente affermati in numerose pronunce dalla
Corte Costituzionale. La Corte infatti ha innanzi tutto dichiarato la illegittimità
costituzionale delle norme che prevedono il ricorso obbligatorio all'arbitrato, poiché solo
princìpi della volontarietà dell'arbitrato e della necessità di assicurare una adeguata tutela
del contraente debole.
Entrambi questi princìpi sono stati costantemente affermati in numerose pronunce dalla
Corte Costituzionale. La Corte infatti ha innanzi tutto dichiarato la illegittimità
costituzionale delle norme che prevedono il ricorso obbligatorio all'arbitrato, poiché solo
la concorde volontà delle parti può consentire deroghe al fondamentale principio di
statualità ed esclusività della giurisdizione (art. 102, primo comma, della Costituzione) e
al diritto di tutti i cittadini di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi
legittimi (artt. 24 e 25 della Costituzione). Inoltre, con riferimento ai rapporti nei quali
sussiste un evidente, marcato squilibrio di potere contrattuale tra le parti, la Corte ha
riconosciuto la necessità di garantire la "effettiva" volontarietà delle negoziazioni e delle
eventuali rinunce, ancora una volta con speciale riguardo ai rapporti di lavoro ed alla tutela
dei diritti del lavoratore in sede giurisdizionale. Questa linea giurisprudenziale, ripresa e
sviluppata dalla Corte di Cassazione, ha condotto a far decorrere la prescrizione dei crediti
di lavoro nei rapporti privi della garanzia della stabilità dalla cessazione del rapporto. Ciò
in analogia con quanto previsto dall'art. 2113 del Codice civile in ordine alla decorrenza
del termine per l'impugnazione di rinunce e transazioni che abbiano avuto ad oggetto
diritti del prestatore di lavoro derivanti da disposizioni inderogabili della legge e dei
contratti collettivi (si vedano le sentenze della Corte Costituzionale n. 63 del 1966, n. 143
del 1969, n. 174 del 1972, n. 127 del 1977, n. 488 del 1991, nn. 49, 206 e 232 del 1994,
nn. 54 e 152 del 1996, n. 381 del 1997, n. 325 del 1998 e n. 221 del 2005).
Sulla base di tali indicazioni, non può non destare serie perplessità la previsione del
comma 9 dell'art. 31, secondo cui la decisione di devolvere ad arbitri la definizione di
eventuali controversie può essere assunta non solo in costanza di rapporto allorché insorga
la controversia, ma anche nel momento della stipulazione del contratto, attraverso
l'inserimento di apposita clausola compromissoria: la fase della costituzione del rapporto è
infatti il momento nel quale massima è la condizione di debolezza della parte che offre la
prestazione di lavoro.
Del resto l'esigenza di verificare che la volontà delle parti di devolvere ad arbitri le
controversie sia "effettiva" risulta dalla stessa formulazione del comma 9, che affida tale
accertamento agli organi di certificazione di cui all'art. 76 del citato decreto legislativo n.
276 del 2003. Garanzia che peraltro non appare sufficiente, perché tali organi - anche a
prescindere dalle incertezze sull'ambito dei relativi poteri, che scontano più generali
difficoltà di "acclimatamento" dell'istituto - non potrebbero che prendere atto della volontà
dichiarata dal lavoratore, una volta che sia stata confermata in una fase che è pur sempre
costitutiva del rapporto e nella quale permane pertanto una ovvia condizione di debolezza.
Ulteriori motivi di perplessità discendono dalla circostanza che, ai sensi della nuova
formulazione dell'art. 412 del codice di procedura civile contenuta nel comma 5 dell'art. 31
(disposizione espressamente richiamata dal comma 9 dello stesso articolo) la clausola
compromissoria può ricomprendere anche la "richiesta di decidere secondo equità, nel
rispetto dei principi generali dell'ordinamento".
Come è noto, nell'arbitrato di equità la controversia può essere risolta in deroga alle
(disposizione espressamente richiamata dal comma 9 dello stesso articolo) la clausola
compromissoria può ricomprendere anche la "richiesta di decidere secondo equità, nel
rispetto dei principi generali dell'ordinamento".
Come è noto, nell'arbitrato di equità la controversia può essere risolta in deroga alle
disposizioni di legge: si incide in tal modo sulla stessa disciplina sostanziale del rapporto
di lavoro, rendendola estremamente flessibile anche al livello del rapporto individuale. Né
può costituire garanzia sufficiente il generico richiamo del rispetto dei principi generali
dell'ordinamento, che non appare come tale idoneo a ricomprendere tutte le ipotesi di
diritti indisponibili, al di là di quelli costituzionalmente garantiti; e comunque un aspetto
così delicato non può essere affidato a contrastanti orientamenti dottrinali e
giurisprudenziali, suscettibili di alimentare contenziosi che la legge si propone invece di
evitare. Perplessità ulteriori suscita la estensione della possibilità di ricorrere a tale tipo di
arbitrato anche in materia di pubblico impiego: in tal caso è particolarmente evidente la
necessità di chiarire se ed a quali norme si possa derogare senza ledere i princìpi di buon
andamento, trasparenza ed imparzialità dell'azione amministrativa sanciti dall'art. 97 della
Costituzione.
Del resto un arbitrato di equità può svolgere un ruolo apprezzabile ed utile solo a patto di
muoversi all'interno di uno spazio significativo ma circoscritto in limiti certi e condivisi.
In sostanza l'obiettivo che si intende perseguire è quello di una incisiva modifica della
disciplina sostanziale del rapporto di lavoro, che si è finora prevalentemente basata su
normative inderogabili o comunque disponibili esclusivamente in sede di contrattazione
collettiva. E in effetti l'esigenza di una maggiore flessibilità risponde a sollecitazioni da
tempo provenienti dal mondo dell'imprenditoria, alle quali le organizzazioni sindacali
hanno mostrato responsabile attenzione guardando anche alla competitività del sistema
produttivo nel mercato globale. Si tratta pertanto di un intendimento riformatore
certamente percorribile, ma che deve essere esplicitato e precisato, non potendo essere
semplicemente presupposto o affidato in misura largamente prevalente a meccanismi di
conciliazione e risoluzione equitativa delle controversie, assecondando una discutibile
linea di intervento legislativo - basato sugli istituti processuali piuttosto e prima che su
quelli sostanziali - di cui l'esperienza applicativa mostra tutti i limiti.
Il problema che si pone è dunque quello di definire - nelle sedi dovute e in primo luogo
nel Parlamento - in modo puntuale modalità, tempi e limiti che rendano il ricorso
all'arbitrato - nell'ambito del rapporto di lavoro - coerente con la necessità di garantire
l'effettiva volontarietà della clausola compromissoria e una adeguata tutela dei diritti più
rilevanti del lavoratore (da quelli costituzionalmente garantiti agli altri che si ritengano
ugualmente non negoziabili). Si tratta cioè di procedere ad adeguamenti normativi che
vanno al di là della questione, pur rilevante, delle garanzie apprestate nei confronti del
licenziamento dall'art. 18 dello statuto dei lavoratori.
A quest'ultimo proposito lo scorso 11 marzo la maggior parte delle organizzazioni
sindacali dei lavoratori e delle imprese si è impegnata a definire accordi interconfederali
che escludano l'inserimento nella clausola compromissoria delle controversie relative alla
risoluzione del rapporto di lavoro ed il Ministro del lavoro e delle politiche sociali si è a
licenziamento dall'art. 18 dello statuto dei lavoratori.
A quest'ultimo proposito lo scorso 11 marzo la maggior parte delle organizzazioni
sindacali dei lavoratori e delle imprese si è impegnata a definire accordi interconfederali
che escludano l'inserimento nella clausola compromissoria delle controversie relative alla
risoluzione del rapporto di lavoro ed il Ministro del lavoro e delle politiche sociali si è a
sua volta impegnato a conformarsi a tale orientamento negli atti di propria competenza.
Ma pur apprezzando il significato e il valore di tali impegni, decisivo resta il tema di un
attento equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale. Solo il
legislatore può e deve stabilire le condizioni perché possa considerarsi "effettiva" la
volontà delle parti di ricorrere all'arbitrato; e solo esso può e deve stabilire quali siano i
diritti del lavoratore da tutelare con norme imperative di legge e quali normative invece
demandare alla contrattazione collettiva. A quest'ultima, nei diversi livelli in cui si
articola, può inoltre utilmente affidarsi la chiara individuazione di spazi di
regolamentazione integrativa o in deroga per negoziazioni individuali adeguatamente
assistite così come per la definizione equitativa delle controversie che insorgano in tali
ambiti.
Si avvierebbe in tal modo un processo concertato, ed insieme ispirato ad un opportuno
gradualismo, attraverso il quale ripristinare quella certezza del diritto che è condizione
essenziale nella disciplina dei rapporti di lavoro per garantire una efficace tutela del
contraente debole e una effettiva riduzione del contenzioso in un contesto generale di
serena evoluzione delle relazioni sindacali.
Non sembra invece coerente con i princìpi generali dell'ordinamento e con la stessa
impostazione del comma 9 in esame, che consente di pattuire clausole compromissorie
solo ove ciò sia previsto da accordi interconfederali o contratti collettivi di lavoro, il
prevedere un intervento suppletivo del Ministro - di cui tra l'altro non si stabilisce
espressamente la natura regolamentare né si delimitano i contenuti - che dovrebbe
consentire comunque, anche in assenza dei predetti accordi, entro 12 mesi dalla data di
entrata in vigore della legge tale possibilità, stabilendone le modalità di attuazione e di
piena operatività: suscita infatti serie perplessità una così ampia delegificazione con
modalità che non risultano in linea con le previsioni dell'art. 17, comma 2, della legge 23
agosto 1988, n. 400.
Al di là delle osservazioni fin qui svolte a proposito dell'articolo 31, è da sottolineare
l'opportunità di una riflessione anche su disposizioni in qualche modo connesse - presenti
negli articoli 30, 32 e 50 - che riguardano gli stessi giudizi in corso e che oltretutto
rischiano, così come sono formulate, di prestarsi a seri dubbi interpretativi e a potenziali
contenziosi.
2. Secondo l'articolo 20 della legge, l'articolo 2, lettera b), della legge 12 febbraio 1955, n.
51, recante delega al Governo per l'emanazione di norme per l'igiene del lavoro, si
interpreta nel senso che l'applicazione della legge delega è esclusa non soltanto - come
espressamente recita la lettera b) dell'articolo 2 - per "il lavoro a bordo delle navi
mercantili e a bordo degli aeromobili", ma anche per "il lavoro a bordo del naviglio di
Stato, fatto salvo il diritto del lavoratore al risarcimento del danno eventualmente subito".
51, recante delega al Governo per l'emanazione di norme per l'igiene del lavoro, si
interpreta nel senso che l'applicazione della legge delega è esclusa non soltanto - come
espressamente recita la lettera b) dell'articolo 2 - per "il lavoro a bordo delle navi
mercantili e a bordo degli aeromobili", ma anche per "il lavoro a bordo del naviglio di
Stato, fatto salvo il diritto del lavoratore al risarcimento del danno eventualmente subito".
Dai lavori parlamentari emerge che con detto articolo 20 si è inteso evitare che alle morti
o alle lesioni subite dal personale imbarcato su navigli militari e cagionate dal contatto con
l'amianto, possano continuare ad applicarsi - come invece sta accadendo in procedimenti
attualmente pendenti davanti ad autorità giudiziarie - le sanzioni penali stabilite dal DPR
19 marzo 1956, n. 303, che disciplina l'applicazione di tali sanzioni, escludendole
unicamente nei casi di morti o lesioni subite da personale imbarcato su navi mercantili.
Si ricorda altresì che in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro, oggi
disciplinata dal decreto legislativo n. 81 del 2008, sono previste sanzioni per la
inosservanza delle norme in tema di protezione dai rischi per esposizione ad amianto in
tutti i settori di attività, pubblici e privati, sia pure con i necessari adattamenti, con
riguardo in particolare alle forze armate, peraltro non ancora definiti.
Al di là degli aspetti strettamente di merito, occorre rilevare innanzitutto che l'articolo 20
in esame non esplicita alcuno dei possibili significati dell'articolo 2, lettera b), della legge
del 1955 e quindi non interpreta ma apporta a tale disposizione una evidente
modificazione integrativa. La norma incide, inoltre, su una legge delega che ha già esaurito
la sua funzione dopo l'adozione del DPR attuativo n. 303 del 1956, senza invece
intervenire su di esso, risultando di fatto inapplicabile e priva di effetti.
L'articolo 20 presenta inoltre profili problematici anche nella parte - in sé largamente
condivisibile - che riguarda la "salvezza" del diritto del lavoratore al risarcimento dei danni
eventualmente subiti. In assenza di disposizioni specifiche - non rinvenibili nella legge -
che pongano a carico dello Stato un obbligo di indennizzo, il risarcimento del danno
ingiusto è possibile esclusivamente in presenza di un "fatto doloso o colposo" addebitabile
a un soggetto individuato (art. 2043 del codice civile). Qualora la efficacia della norma
generatrice di responsabilità sia fatta cessare, con la conseguente non punibilità delle
lesioni o delle morti cagionate su navigli di Stato, non è infatti più possibile individuare il
soggetto giuridicamente obbligato e configurare ipotesi di "dolo o colpa" nella
determinazione del danno.
Per conseguire in modo da un lato tecnicamente corretto ed efficace, e dall'altro non
esposto a possibili censure di illegittimità costituzionale, le finalità che la disposizione in
esame si propone, appare quindi necessario escludere la responsabilità penale attualmente
prevista per i soggetti responsabili di alcune categorie di navigli, in linea del resto con gli
adattamenti previsti dal citato testo unico n. 81 del 2008, e prevedere, come già accade per
altre infermità conseguenti ad attività di servizio, un autonomo titolo per la corresponsione
di indennizzi per i danni arrecati alla salute dei lavoratori.
Per i motivi innanzi illustrati, chiedo alle Camere - a norma dell'articolo 74, primo comma,
della Costituzione - una nuova deliberazione in ordine alla legge a me trasmessa il 3
altre infermità conseguenti ad attività di servizio, un autonomo titolo per la corresponsione
di indennizzi per i danni arrecati alla salute dei lavoratori.
Per i motivi innanzi illustrati, chiedo alle Camere - a norma dell'articolo 74, primo comma,
della Costituzione - una nuova deliberazione in ordine alla legge a me trasmessa il 3
marzo 2010".
Testo integrale del messaggio del Presidente Napolitano alle Camere
Testo integrale del Messaggio motivato con il quale il Presidente Napolitano ha
chiesto alle Camere una nuova deliberazione sulla Legge recante: "Deleghe al
Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi,
aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi
all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il
lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di
lavoro".
"Onorevoli Parlamentari,
mi è stata sottoposta, per la promulgazione, la legge recante: "Deleghe al Governo in
materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di
ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di
apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e
disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro".
Il provvedimento, che nasce come stralcio di un disegno di legge collegato alla legge
finanziaria 2009 (Camera n.1441-quater), ha avuto un travagliato iter parlamentare nel
corso del quale il testo, che all'origine constava di 9 articoli e 39 commi e già interveniva
in settori tra loro diversi, si è trasformato in una legge molto complessa, composta da 50
articoli e 140 commi riferiti alle materie più disparate.
Questa configurazione marcatamente eterogenea dell'atto normativo - che risulta, del resto,
dallo stesso titolo sopra riportato - è resa ancora più evidente da una sia pur sintetica e
parziale elencazione delle principali materie oggetto di disciplina: revisione della
normativa in tema di lavori usuranti, riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero del
lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero della salute, regolamentazione della
Commissione per la vigilanza sul doping e la tutela della salute nelle attività sportive,
misure contro il lavoro sommerso, disposizioni riguardanti i medici e professionisti
sanitari extracomunitari, permessi per l'assistenza ai portatori di handicap, ispezioni nei
luoghi di lavoro, indicatori di situazione economica equivalente, indennizzi per aziende in
crisi, numerosi aspetti della disciplina del pubblico impiego (con conferimento di varie
deleghe o il rinvio a successive disposizioni legislative), nonché una ampia riforma del
codice di procedura civile per quanto attiene alle disposizioni in materia di conciliazione e
arbitrato nelle controversie individuali di lavoro.
Ho già avuto altre volte occasione di sottolineare gli effetti negativi di questo modo di
legiferare sulla conoscibilità e comprensibilità delle disposizioni, sulla organicità del
sistema normativo e quindi sulla certezza del diritto; nonché sullo stesso svolgimento del
procedimento legislativo, per la impossibilità di coinvolgere a pieno titolo nella fase
istruttoria tutte le Commissioni parlamentari competenti per ciascuna delle materie
Ho già avuto altre volte occasione di sottolineare gli effetti negativi di questo modo di
legiferare sulla conoscibilità e comprensibilità delle disposizioni, sulla organicità del
sistema normativo e quindi sulla certezza del diritto; nonché sullo stesso svolgimento del
procedimento legislativo, per la impossibilità di coinvolgere a pieno titolo nella fase
istruttoria tutte le Commissioni parlamentari competenti per ciascuna delle materie
interessate. Nel caso specifico l'esame referente si è concentrato alla Camera nella
Commissione lavoro e al Senato nelle Commissioni affari costituzionali e lavoro, mentre,
ad esempio, la Commissione giustizia di entrambi i rami del Parlamento ed anche la
Commissione affari costituzionali della Camera sono intervenute esclusivamente in sede
consultiva e non hanno potuto seguire l'esame in Assemblea nelle forme consentite dai
rispettivi Regolamenti. Tali inconvenienti risultano ancora più gravi allorché si intervenga,
come in questo caso, in modo novellistico su codici e leggi organiche.
Ciò premesso - con l'auspicio di una attenta riflessione sul modo in cui procedere nel
futuro alla definizione di provvedimenti legislativi, specialmente se relativi a materie di
particolare rilievo e complessità - sono indotto a chiedere alle Camere una nuova
deliberazione sulla presente legge dalla particolare problematicità di alcune disposizioni
che disciplinano temi di indubbia delicatezza sul piano sociale, attinenti alla tutela del
diritto alla salute e di altri diritti dei lavoratori: temi sui quali - nell'esercizio del mio
mandato - ho ritenuto di dover richiamare più volte l'attenzione delle istituzioni, delle
parti sociali e dell'opinione pubblica.
Intendo qui riferirmi specificamente all'articolo 31 che modifica le disposizioni del codice
di procedura civile in materia di conciliazione ed arbitrato nelle controversie individuali di
lavoro e all'articolo 20 relativo alla responsabilità per le infezioni da amianto subite dal
personale che presta la sua opera sul naviglio di Stato. Su di essi sottopongo alla vostra
attenzione le considerazioni ed osservazioni che seguono.
1. L'articolo 31, nei primi nove commi, che ne costituiscono la parte più significativa,
modifica in modo rilevante la sezione prima del capo primo del titolo quarto del libro
secondo del codice di procedura civile, nella parte in cui reca le disposizioni sul tentativo
di conciliazione e sull'arbitrato nelle controversie individuali di lavoro (artt. da 409 a 412-
quater del codice di procedura civile), introducendo varie modalità di composizione delle
controversie di lavoro alternative al ricorso al giudice. Apporta inoltre, negli ultimi sette
commi, una serie di modifiche al decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, dirette a
rafforzare le competenze delle commissioni di certificazione dei contratti di lavoro.
La introduzione nell'ordinamento di strumenti idonei a prevenire l'insorgere di
controversie ed a semplificarne ed accelerarne le modalità di definizione può risultare
certamente apprezzabile e merita di essere valutata con spirito aperto: ma occorre
verificare attentamente che le relative disposizioni siano pienamente coerenti con i
princìpi della volontarietà dell'arbitrato e della necessità di assicurare una adeguata tutela
del contraente debole.
Entrambi questi princìpi sono stati costantemente affermati in numerose pronunce dalla
Corte Costituzionale. La Corte infatti ha innanzi tutto dichiarato la illegittimità
costituzionale delle norme che prevedono il ricorso obbligatorio all'arbitrato, poiché solo
princìpi della volontarietà dell'arbitrato e della necessità di assicurare una adeguata tutela
del contraente debole.
Entrambi questi princìpi sono stati costantemente affermati in numerose pronunce dalla
Corte Costituzionale. La Corte infatti ha innanzi tutto dichiarato la illegittimità
costituzionale delle norme che prevedono il ricorso obbligatorio all'arbitrato, poiché solo
la concorde volontà delle parti può consentire deroghe al fondamentale principio di
statualità ed esclusività della giurisdizione (art. 102, primo comma, della Costituzione) e
al diritto di tutti i cittadini di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi
legittimi (artt. 24 e 25 della Costituzione). Inoltre, con riferimento ai rapporti nei quali
sussiste un evidente, marcato squilibrio di potere contrattuale tra le parti, la Corte ha
riconosciuto la necessità di garantire la "effettiva" volontarietà delle negoziazioni e delle
eventuali rinunce, ancora una volta con speciale riguardo ai rapporti di lavoro ed alla tutela
dei diritti del lavoratore in sede giurisdizionale. Questa linea giurisprudenziale, ripresa e
sviluppata dalla Corte di Cassazione, ha condotto a far decorrere la prescrizione dei crediti
di lavoro nei rapporti privi della garanzia della stabilità dalla cessazione del rapporto. Ciò
in analogia con quanto previsto dall'art. 2113 del Codice civile in ordine alla decorrenza
del termine per l'impugnazione di rinunce e transazioni che abbiano avuto ad oggetto
diritti del prestatore di lavoro derivanti da disposizioni inderogabili della legge e dei
contratti collettivi (si vedano le sentenze della Corte Costituzionale n. 63 del 1966, n. 143
del 1969, n. 174 del 1972, n. 127 del 1977, n. 488 del 1991, nn. 49, 206 e 232 del 1994,
nn. 54 e 152 del 1996, n. 381 del 1997, n. 325 del 1998 e n. 221 del 2005).
Sulla base di tali indicazioni, non può non destare serie perplessità la previsione del
comma 9 dell'art. 31, secondo cui la decisione di devolvere ad arbitri la definizione di
eventuali controversie può essere assunta non solo in costanza di rapporto allorché insorga
la controversia, ma anche nel momento della stipulazione del contratto, attraverso
l'inserimento di apposita clausola compromissoria: la fase della costituzione del rapporto è
infatti il momento nel quale massima è la condizione di debolezza della parte che offre la
prestazione di lavoro.
Del resto l'esigenza di verificare che la volontà delle parti di devolvere ad arbitri le
controversie sia "effettiva" risulta dalla stessa formulazione del comma 9, che affida tale
accertamento agli organi di certificazione di cui all'art. 76 del citato decreto legislativo n.
276 del 2003. Garanzia che peraltro non appare sufficiente, perché tali organi - anche a
prescindere dalle incertezze sull'ambito dei relativi poteri, che scontano più generali
difficoltà di "acclimatamento" dell'istituto - non potrebbero che prendere atto della volontà
dichiarata dal lavoratore, una volta che sia stata confermata in una fase che è pur sempre
costitutiva del rapporto e nella quale permane pertanto una ovvia condizione di debolezza.
Ulteriori motivi di perplessità discendono dalla circostanza che, ai sensi della nuova
formulazione dell'art. 412 del codice di procedura civile contenuta nel comma 5 dell'art. 31
(disposizione espressamente richiamata dal comma 9 dello stesso articolo) la clausola
compromissoria può ricomprendere anche la "richiesta di decidere secondo equità, nel
rispetto dei principi generali dell'ordinamento".
Come è noto, nell'arbitrato di equità la controversia può essere risolta in deroga alle
(disposizione espressamente richiamata dal comma 9 dello stesso articolo) la clausola
compromissoria può ricomprendere anche la "richiesta di decidere secondo equità, nel
rispetto dei principi generali dell'ordinamento".
Come è noto, nell'arbitrato di equità la controversia può essere risolta in deroga alle
disposizioni di legge: si incide in tal modo sulla stessa disciplina sostanziale del rapporto
di lavoro, rendendola estremamente flessibile anche al livello del rapporto individuale. Né
può costituire garanzia sufficiente il generico richiamo del rispetto dei principi generali
dell'ordinamento, che non appare come tale idoneo a ricomprendere tutte le ipotesi di
diritti indisponibili, al di là di quelli costituzionalmente garantiti; e comunque un aspetto
così delicato non può essere affidato a contrastanti orientamenti dottrinali e
giurisprudenziali, suscettibili di alimentare contenziosi che la legge si propone invece di
evitare. Perplessità ulteriori suscita la estensione della possibilità di ricorrere a tale tipo di
arbitrato anche in materia di pubblico impiego: in tal caso è particolarmente evidente la
necessità di chiarire se ed a quali norme si possa derogare senza ledere i princìpi di buon
andamento, trasparenza ed imparzialità dell'azione amministrativa sanciti dall'art. 97 della
Costituzione.
Del resto un arbitrato di equità può svolgere un ruolo apprezzabile ed utile solo a patto di
muoversi all'interno di uno spazio significativo ma circoscritto in limiti certi e condivisi.
In sostanza l'obiettivo che si intende perseguire è quello di una incisiva modifica della
disciplina sostanziale del rapporto di lavoro, che si è finora prevalentemente basata su
normative inderogabili o comunque disponibili esclusivamente in sede di contrattazione
collettiva. E in effetti l'esigenza di una maggiore flessibilità risponde a sollecitazioni da
tempo provenienti dal mondo dell'imprenditoria, alle quali le organizzazioni sindacali
hanno mostrato responsabile attenzione guardando anche alla competitività del sistema
produttivo nel mercato globale. Si tratta pertanto di un intendimento riformatore
certamente percorribile, ma che deve essere esplicitato e precisato, non potendo essere
semplicemente presupposto o affidato in misura largamente prevalente a meccanismi di
conciliazione e risoluzione equitativa delle controversie, assecondando una discutibile
linea di intervento legislativo - basato sugli istituti processuali piuttosto e prima che su
quelli sostanziali - di cui l'esperienza applicativa mostra tutti i limiti.
Il problema che si pone è dunque quello di definire - nelle sedi dovute e in primo luogo
nel Parlamento - in modo puntuale modalità, tempi e limiti che rendano il ricorso
all'arbitrato - nell'ambito del rapporto di lavoro - coerente con la necessità di garantire
l'effettiva volontarietà della clausola compromissoria e una adeguata tutela dei diritti più
rilevanti del lavoratore (da quelli costituzionalmente garantiti agli altri che si ritengano
ugualmente non negoziabili). Si tratta cioè di procedere ad adeguamenti normativi che
vanno al di là della questione, pur rilevante, delle garanzie apprestate nei confronti del
licenziamento dall'art. 18 dello statuto dei lavoratori.
A quest'ultimo proposito lo scorso 11 marzo la maggior parte delle organizzazioni
sindacali dei lavoratori e delle imprese si è impegnata a definire accordi interconfederali
che escludano l'inserimento nella clausola compromissoria delle controversie relative alla
risoluzione del rapporto di lavoro ed il Ministro del lavoro e delle politiche sociali si è a
licenziamento dall'art. 18 dello statuto dei lavoratori.
A quest'ultimo proposito lo scorso 11 marzo la maggior parte delle organizzazioni
sindacali dei lavoratori e delle imprese si è impegnata a definire accordi interconfederali
che escludano l'inserimento nella clausola compromissoria delle controversie relative alla
risoluzione del rapporto di lavoro ed il Ministro del lavoro e delle politiche sociali si è a
sua volta impegnato a conformarsi a tale orientamento negli atti di propria competenza.
Ma pur apprezzando il significato e il valore di tali impegni, decisivo resta il tema di un
attento equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale. Solo il
legislatore può e deve stabilire le condizioni perché possa considerarsi "effettiva" la
volontà delle parti di ricorrere all'arbitrato; e solo esso può e deve stabilire quali siano i
diritti del lavoratore da tutelare con norme imperative di legge e quali normative invece
demandare alla contrattazione collettiva. A quest'ultima, nei diversi livelli in cui si
articola, può inoltre utilmente affidarsi la chiara individuazione di spazi di
regolamentazione integrativa o in deroga per negoziazioni individuali adeguatamente
assistite così come per la definizione equitativa delle controversie che insorgano in tali
ambiti.
Si avvierebbe in tal modo un processo concertato, ed insieme ispirato ad un opportuno
gradualismo, attraverso il quale ripristinare quella certezza del diritto che è condizione
essenziale nella disciplina dei rapporti di lavoro per garantire una efficace tutela del
contraente debole e una effettiva riduzione del contenzioso in un contesto generale di
serena evoluzione delle relazioni sindacali.
Non sembra invece coerente con i princìpi generali dell'ordinamento e con la stessa
impostazione del comma 9 in esame, che consente di pattuire clausole compromissorie
solo ove ciò sia previsto da accordi interconfederali o contratti collettivi di lavoro, il
prevedere un intervento suppletivo del Ministro - di cui tra l'altro non si stabilisce
espressamente la natura regolamentare né si delimitano i contenuti - che dovrebbe
consentire comunque, anche in assenza dei predetti accordi, entro 12 mesi dalla data di
entrata in vigore della legge tale possibilità, stabilendone le modalità di attuazione e di
piena operatività: suscita infatti serie perplessità una così ampia delegificazione con
modalità che non risultano in linea con le previsioni dell'art. 17, comma 2, della legge 23
agosto 1988, n. 400.
Al di là delle osservazioni fin qui svolte a proposito dell'articolo 31, è da sottolineare
l'opportunità di una riflessione anche su disposizioni in qualche modo connesse - presenti
negli articoli 30, 32 e 50 - che riguardano gli stessi giudizi in corso e che oltretutto
rischiano, così come sono formulate, di prestarsi a seri dubbi interpretativi e a potenziali
contenziosi.
2. Secondo l'articolo 20 della legge, l'articolo 2, lettera b), della legge 12 febbraio 1955, n.
51, recante delega al Governo per l'emanazione di norme per l'igiene del lavoro, si
interpreta nel senso che l'applicazione della legge delega è esclusa non soltanto - come
espressamente recita la lettera b) dell'articolo 2 - per "il lavoro a bordo delle navi
mercantili e a bordo degli aeromobili", ma anche per "il lavoro a bordo del naviglio di
Stato, fatto salvo il diritto del lavoratore al risarcimento del danno eventualmente subito".
51, recante delega al Governo per l'emanazione di norme per l'igiene del lavoro, si
interpreta nel senso che l'applicazione della legge delega è esclusa non soltanto - come
espressamente recita la lettera b) dell'articolo 2 - per "il lavoro a bordo delle navi
mercantili e a bordo degli aeromobili", ma anche per "il lavoro a bordo del naviglio di
Stato, fatto salvo il diritto del lavoratore al risarcimento del danno eventualmente subito".
Dai lavori parlamentari emerge che con detto articolo 20 si è inteso evitare che alle morti
o alle lesioni subite dal personale imbarcato su navigli militari e cagionate dal contatto con
l'amianto, possano continuare ad applicarsi - come invece sta accadendo in procedimenti
attualmente pendenti davanti ad autorità giudiziarie - le sanzioni penali stabilite dal DPR
19 marzo 1956, n. 303, che disciplina l'applicazione di tali sanzioni, escludendole
unicamente nei casi di morti o lesioni subite da personale imbarcato su navi mercantili.
Si ricorda altresì che in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro, oggi
disciplinata dal decreto legislativo n. 81 del 2008, sono previste sanzioni per la
inosservanza delle norme in tema di protezione dai rischi per esposizione ad amianto in
tutti i settori di attività, pubblici e privati, sia pure con i necessari adattamenti, con
riguardo in particolare alle forze armate, peraltro non ancora definiti.
Al di là degli aspetti strettamente di merito, occorre rilevare innanzitutto che l'articolo 20
in esame non esplicita alcuno dei possibili significati dell'articolo 2, lettera b), della legge
del 1955 e quindi non interpreta ma apporta a tale disposizione una evidente
modificazione integrativa. La norma incide, inoltre, su una legge delega che ha già esaurito
la sua funzione dopo l'adozione del DPR attuativo n. 303 del 1956, senza invece
intervenire su di esso, risultando di fatto inapplicabile e priva di effetti.
L'articolo 20 presenta inoltre profili problematici anche nella parte - in sé largamente
condivisibile - che riguarda la "salvezza" del diritto del lavoratore al risarcimento dei danni
eventualmente subiti. In assenza di disposizioni specifiche - non rinvenibili nella legge -
che pongano a carico dello Stato un obbligo di indennizzo, il risarcimento del danno
ingiusto è possibile esclusivamente in presenza di un "fatto doloso o colposo" addebitabile
a un soggetto individuato (art. 2043 del codice civile). Qualora la efficacia della norma
generatrice di responsabilità sia fatta cessare, con la conseguente non punibilità delle
lesioni o delle morti cagionate su navigli di Stato, non è infatti più possibile individuare il
soggetto giuridicamente obbligato e configurare ipotesi di "dolo o colpa" nella
determinazione del danno.
Per conseguire in modo da un lato tecnicamente corretto ed efficace, e dall'altro non
esposto a possibili censure di illegittimità costituzionale, le finalità che la disposizione in
esame si propone, appare quindi necessario escludere la responsabilità penale attualmente
prevista per i soggetti responsabili di alcune categorie di navigli, in linea del resto con gli
adattamenti previsti dal citato testo unico n. 81 del 2008, e prevedere, come già accade per
altre infermità conseguenti ad attività di servizio, un autonomo titolo per la corresponsione
di indennizzi per i danni arrecati alla salute dei lavoratori.
Per i motivi innanzi illustrati, chiedo alle Camere - a norma dell'articolo 74, primo comma,
della Costituzione - una nuova deliberazione in ordine alla legge a me trasmessa il 3
altre infermità conseguenti ad attività di servizio, un autonomo titolo per la corresponsione
di indennizzi per i danni arrecati alla salute dei lavoratori.
Per i motivi innanzi illustrati, chiedo alle Camere - a norma dell'articolo 74, primo comma,
della Costituzione - una nuova deliberazione in ordine alla legge a me trasmessa il 3
marzo 2010".
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